Same mistakes

126 7 0
                                    

Non sentivo Beth dal giorno precedente e dovevo aggiornarla sulle ultime novità, così la chiamai.

Il telefono squillò a lungo prima che una voce confusa rispondesse cacciando parole poco chiare ed emettendo frasi sconnesse. Sin dai primi squilli a vuoto avevo presagito che qualcosa stava tenendo occupata Beth e ciò a cui pensavo non era sicuramente Niall.

Tutto mi fu chiaro quando sentii la cornetta alzarsi e udire farfugliare qualcosa di incomprensibile, ma esitai a rispondere e rimasi ad ascoltare per qualche minuto. Beth aveva una voce distrutta, parlava emettendo lunghi ed affannosi respiri, ripeteva in continuazione e senza riposo nonostante le sue malridotte condizioni “A-aiuto” e “n-n-n-on res-s-s-is-ster-r-r-ò  an-n-cora al-l-lungo.”

Agganciai immediatamente e, nonostante fosse notte inoltrata, mi diressi di gran corsa verso il vecchio cantiere navale, ormai abbandonato ed ora rifugio di barboni, prostitute, drogati e spacciatori.

Le mie intuizioni erano più che fondate: Beth era in crisi d’astinenza!

Conoscevo troppo bene quella terribile ed asfissiante sensazione di tortura psichica e fisica per poter riflettere un minuto di più.

Anch'io ero passata per quella tortuosa strada sconsigliabile anche al peggiore dei nemici.

Questo è l’aspetto più beffardo della droga: ne hai bisogno sempre di più per rivivere sempre le stesse esaltanti sensazioni ma questo comporta una sempre maggiore assuefazione del corpo, e se decidi tutto ad un tratto di smettere è lì che la vera lotta ha inizio: dolori articolari, sudorazione eccessiva, mal di testa che trapana  il cervello, fiacchezza, vomito, nausea, crampi.

Dovevo porre fine a tutto ciò e l’unica soluzione era procurare ero a sufficienza per Beth.

Giunta in quel luogo desolato e squallido, reso ancora più raccapricciante dall’oscurità che incombeva, mi misi immediatamente alla ricerca di Louis.

In passato era stato il nostro primo contatto e dato che mi era giunta la soffiata che Zayn stava passando giorni poco felici al fresco a causa di un’improvvisa visita ricevuta dalla polizia, lui rimaneva la mia ultima e vitale speranza.

Era sempre stato difficile trattare con Louis a causa del suo comportamento poco professionale, motivo per il quale ci eravamo allontanate.

Lui risiedeva nel gradino più basso della piramide sociale degli spacciatori per mancanza di serietà negli affari. Era un eroinomane incallito, assumeva la polvere in tutti i modi conosciuti e non, e questa era la cosa più pericolosa e soprattutto fastidiosa. Immaginate essere costretti a trattare con il tempo che ti corre alle spalle con una persona con un piede già quasi nella fossa.

Nonostante ciò Louis era, a differenza degli altri eroinomani, pacato e tranquillo, quando era fatto sembrava un bambino addormentato, con la piccola differenza che non aveva nulla di così carino e ‘coccoloso’.

Avevo perso notizie di lui e in quel momento speravo solo che le sue condizioni non fossero peggiorate. Non mi aspettavo da parte sue che mi riconoscesse e in quel momento era l’ultimo dei miei pensieri.

Lo trovai in un angolo, stravaccato per terra con l’aspetto lercio ed emanava una puzza nauseabonda a causa della scarsa igiene, caratteristica comune per i veterani dell’eroina. Gli abiti luridi, intrisi di sporcizia e sudore, dovevano essere gli stessi da giorni.

Mi fu difficile puntare il mio sguardo nei suoi occhi inespressivi, ma dovetti farmi coraggio e parlare.

Gli chiesi dell’eroina e sottolineai il fatto che doveva sbrigarsi. I miei frettolosi avvertimenti furono vani, infatti, lui non mi degnò nemmeno di uno sguardo. Glielo ripetei incalzando la voce, ma solo quando una terza volta gli dissi che avevo i soldi necessari, vidi le sentinelle del suo cervello, ormai in totale disfunzione, allertarsi.

Over the dose of your loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora