Another world

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Liam's pov

Oscillavo tra sentimenti di rabbia e delusione. Un'insaziabile rabbia che mi divorava, una profonda delusione che mi riduceva in brandelli.

Ero stato vittima di una presa in giro, abbindolato, trattato da sciocco e ingenuo, come un rifiuto umano, senza aver colpa di nulla e scaricato senza motivo.

Il perché non riuscivo ancora a figurarmelo, la spiegazione era distorta ed irraggiungibile.

Non le avevo fatto niente di male, l'avevo ricoperta di dolcezza, comprensione e disponibilità. L'avevo fatta sentire come tutte le donne desiderano, desiderata e amata. Ai miei occhi era l'unica, l'unica che avrei potuto considerare la mia donna, quella che mi sarebbe stata accanto l'oggi e il domani.

Perché noi ci capivamo, accoglievamo l'oscurità dell'altro così da ridurne il peso che procurava, facevamo spazio ai sogni reciproci, non avevamo bisogno d'altro che della nostra unione, o almeno per me era così.

Mi ero nutrito del suo amore, mentre per lei non era stato qualcosa di cui saziarsi.

Lei aveva avuto bisogno d'altro, l'amore non le bastava. Aveva necessità di rompere i muri dell'ordinario, superare i confini dell'accettabile.

Desiderava volare e l'amore non le garantiva un paio di ali. La droga sì, prima che gliele avesse spezzate rilegandola sotto terra.

Aveva quel supplemento che la faceva sentire completa, perfetta. Me e la droga.

Perché non le bastavo? Io avevo solo lei. Lei e Clara. Lei e quella combina guai conosciuta fuori quella scuola.

Mentre ora ero rimasto solo, mi aveva mollato per quella merda.

Dove l'avrebbe portata se non alla distruzione?

"Trova chi ami e lascia che ti uccida", io avevo trovato lei e le sue parole mi avevano trafitto il cuore come mille schegge affilate e taglienti, che mi avevano tramortito e lo facevano tutt'ora.

Il ricordo di noi era una dolce compagnia, ma nel contempo devastante sofferenza, perché era puro pensiero, mentre la persona era distante, il corpo e l'anima che desideravo erano lontani, persi in un altro mondo.

Fuori casa sua non potei non dirigere lo sguardo verso la sua finestra, quella della sua camera dalla quale avevo visto il manto di stelle più bello di sempre la notte precedente. Quando era ancora mia, protetta nelle mie braccia.

Speravo si affacciasse, che i suoi occhi tristi incrociassero i miei e che uno sguardo fosse bastato a mettere a tacere i nostri animi ribollenti d'odio e rabbia.

Ma quella finestra rimase chiusa, velata dalle tende. Non si sarebbe mai più affacciata da lì, non si sarebbe più rivolta a me.

Ero diventato la distrazione dal suo più intenso desiderio di drogarsi. Non mi amava, quelle erano state le sue parole, qualcosa l'aveva allontanata da me, deviato il suo interesse più profondo verso qualcos'altro che non fosse una persona, che non fossi io.

Conoscevo Clara, sapevo che la voglia di sfogarsi stava prendendo il sopravvento, forse avrebbe compiuto una pazzia.

La amavo troppo per far in modo che la rabbia mi rendesse cieco e incurante di ciò che avrebbe potuto fare.

Non avrei mai voluto che le capitasse qualcosa di irrimediabile, ma ormai non facevo più parte della sua vita.

"Non sei mio padre, quindi non comportarti come tale."

Giustissimo, avevo solo provato a compensare l'affetto che le era mancato da lui, ma se le cose stavano così non potevo oppormi alla sua volontà.

Over the dose of your loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora