Over again

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Mi svegliai circondata dalle sue braccia e da un’aura di tranquillità. Cercai di pensare ad un modo per farmi perdonare per la reazione spropositata che avevo assunto. Decisi così di scendere di sotto e fargli una sorpresa: gli avrei preparato la colazione.
Dopo aver cucinato per una mezz’oretta il risultato furono un paio di uova strapazzate e del bacon croccante. Porsi il tutto su un vassoio, insieme ad un bicchiere di succo di frutta e del pane tostato. Il tutto aveva un profumo delizioso e se non fosse stato per Liam, me lo sarei sicuramente divorato dalla fame.
Raggiunsi la sua camera e aprii lentamente la porta facendo attenzione a non disturbarlo. Il suo risveglio sarebbe stato il più dolce mai provato. Appoggiai il vassoio sul comodino accanto al letto dove mi sedetti accostandomi al caldo corpo del ragazzo.
Rimasi a guardarlo per alcuni istanti prima di svegliarlo, per contemplare tutta quella bellezza racchiusa in un’unica persona. Il mio cuore batteva più velocemente quando lo guardavo.
 Mi avvicinai delicatamente al suo orecchio canticchiando la canzoncina della sera precedente. Mi era rimasta impressa nella mente tutta la notte, diventando il sottofondo di un bellissimo sogno che, per quanto mi sforzassi, non riuscii a ricordare.
 
“Hey Payno, svegliati!” gli sussurrai dolcemente, non ottenendo nessuna reazione. Riprovai.
 
“Dai dormiglione, svegliati. Ho una sorpresa per te” gli sussurrai nuovamente alzando leggermente il tono della voce, accompagnato da tanti teneri baci sulla sua schiena nuda.
 
“Se continui così non mi sveglio più” mugulò Liam cercando di aprire gli occhi.
 
“Non ti ci abituare troppo. Mi volevo fa perdonare per come mi sono comportata ieri sera” gli dissi cercando di mantenere un tono calmo e distaccato.
 
“Sono io che dovrei farmi perdonare. Mi sono comportato da stronzo ossessionato, quando tu non sei nemmeno la mia ragazza” disse Liam cercando un contatto con me.
 
Sapevo qual era la nostra situazione, ma quelle semplici parole mi lasciarono delusa facendomi sussultare.
 
“Vuoi dire che non stiamo insieme?” domandai sperando silenziosamente in una negazione da parte sua.
Liam cambiò subito posizione, passando da sdraiato a seduto di fronte a me con i suoi occhi lucidi piantati nei miei.
Aveva degli occhi meravigliosi, quelli nei quali ti ci puoi perdere. Credo che fu quello che feci.
 
“Non lo so se ci possiamo definire una vera coppia…”
 
“A me non dispiace l’idea” lo interruppi prima che potesse continuare, rischiando di rovinare il momento che si era creato.
 
“Neanche a me” disse il ragazzo sorridendo timidamente e guardando in alto.
 
Non l’avevo mai visto impacciato e devo dire che quando non cercava di nascondere il suo lato più tenero mi faceva impazzire.
 
“Quindi posso considerarmi la tua ragazza?” gli domandai prendendo in mano la situazione.
 
“Solo se io posso essere il tuo ragazzo.”
 
“Affare fatto, ci sto!” dissi fiondandomi sul ragazzo imprimendo le mie labbra sulle sue.
 
“E’ bello fare affari con te” disse ricambiando il bacio.
 
“Clara Prime, la ragazza di Liam Payne” dissi cercando di ripeterlo più a me stessa che a lui.
 
“Mi piace come suona” sussurrò dolcemente.
 
“Ok, adesso basta con tutte queste smancerie o morirò di diabete!” esclamai come al mio solito. “Ti ho preparato una sorpresa” continuai cambiando discorso.
 
“Mi devo spaventare?” chiese ironico.
 
Ricambiai le sue parole ponendogli davanti agli occhi il vassoio con l’invitante colazione.
Apprezzò il mio gesto gustando la prelibata colazione, almeno così sperai.
Ci preparammo velocemente e uscimmo di casa. Liam mi accompagnò da me e prima di salutarci mi abbracciò calorosamente come se in tal modo volesse mettere un punto indelebile alle incomprensioni della notte precedente e soprattutto alle mie azioni velate dal mistero, che credo volesse scoprire, ma che io speravo in cuor mio non accadesse mai.
Ancora molti pensieri aleggiavano nella mia mente: volevo soppesarli, ricomporli, ma soprattutto evitarli. Ero certa che ugualmente stava facendo Liam. Non avevo detto una parola riguardo a quanto accaduto, ma sapevo che voleva ricomporre i pezzi del puzzle e trovare la soluzione. Ero distesa sul letto immersa nei meandri della mia mente quanto vidi la porta aprirsi con irruenza e lasciar passare una figura che doveva essere mia madre.
 
“Dove diavolo sei stata ieri? Perché non sei tornata a casa? Con chi eri?” disse sparando parole a raffica e incrociando accigliata il mio sguardo confuso.Quindi la mia cosiddetta madre si era improvvisamente ricordata di avere una figlia e addirittura aveva provato una sensazione che non immaginavo possedesse: preoccupazione.
 
“Ho trascorso una bellissima giornata a mare con un ragazzo, il mio ragazzo. Già ti aggiorno sui fatti accaduti ultimamente dato che tu non hai abbastanza energie né tantomeno voglia di sapere un minimo su quel che faccio o chi frequento: sono fidanzata. Si chiama Liam. Comunque non credo possa fregartene più di tanto. Ora fingerai di preoccuparti per tua figlia con l’unico scopo di dimostrare a te stessa di non essere poi così terribile come madre, così con la coscienza a posto potrai tornare nel tuo amato rifugio di non curanza. Puoi star tranquilla, non è successo nulla di ciò che sicuramente starai pensando. Con questo credo di averti esaustivamente accontentata. Chiudi la porta uscendo” risposi dicendole tutto ciò che tenevo dentro da fin troppo tempo.                                                        
 
Senza dire niente, uscì sbattendo la porta alle sue spalle.
Mia madre era una di quelle donne rimaste mentalmente all’età della pietra, la classica rompicoglioni a cui importa solo delle apparenze e che si ricorda di avere una figlia solo per darle istruzioni su come comportarsi quando vengono persone a casa. Mio padre, invece, era l’esatto opposto, infatti mi chiedo ancora oggi come potesse stare con lei, una donna tanto diversa da lui. Con lui mi divertivo sempre ed era la prima persona a cui mi rivolgevo se avevo bisogno di un consiglio o semplicemente di fare due chiacchiere. Lo consideravo la mia anima gemella. Mi ricordo che quando da piccola, come tutte le bambine di quell’età, fantasticavo sul mio futuro matrimonio, immaginavo sempre che lo sposo fosse mio padre, o qualcuno di simile. Ma dopo la sua morte cambiarono molte cose. Mia madre si chiuse ancora di più in se stessa fregandosi più di quello che pensavano gli altri che dei suoi figli, cercando, quando stava in compagnia, di mantenere l’idea della famigliola felice, spezzando così i possibili rapporti di ricongiunzione tra me e lei. Restammo così solo io e mio fratello contro il mondo poiché ci consideravamo ormai orfani di entrambi i genitori. Credevo che mia madre ci odiasse, più che altro perché quando ci guardava soffriva vedendo nei nostri volti i tratti del marito. Lei esternava difficilmente le sue emozioni, come me, ma ero convinta che lo amasse veramente, sin da quando lo vide la prima volta su una moto, proprio come io avevo conosciuto Liam. Restai vigile anche quando si allontanò. Era infatti sua abitudine rimuginare dopo i nostri frequenti battibecchi, così avevo imparato a tendere l’orecchio. Stavolta però non sentii una parola, ma sapevo perfettamente che si trovava fuori alla porta. Non so quale parte di me, una sbagliata senza dubbio, iniziò a provare dei sensi di colpa per le parole taglienti appena pronunciate. Ammetto che ero stata dura, ma almeno avevo esternato pensieri ormai acerbi. Mi alzai dal letto dirigendomi verso la porta. Esitai a lungo prima di aprirla mantenendo la mano sulla maniglia. Ero combattuta. Perché mai avrei dovuto provare compassione per qualcuno del tutto indifferente nei miei confronti? … la risposta era chiara: quel qualcuno era pur sempre mia madre. Aprii la porta lentamente trovandola accovacciata sulle scale, le mani a nasconderle le lacrime pesanti come macigni. Rimasi immobile. Non ero abituata a vederla così, lei che era sempre impassibile verso tutto e tutti, così distaccata come .. me. Mi sedetti accanto a lei.
 
“Mamma, io … non volevo..” dissi a voce bassa.
 
“Non so cosa ci stia accadendo, Clara. Cosa ci ha allontanate così radicalmente. Non parliamo mai. Non mi racconti mai niente, vivi la tua vita in disparte ed io ugualmente. Siamo due, tre con tuo fratello, estranei che convivono insieme. Questa casa è vuota. Vuota di storie, confessioni, condivisioni, abbracci. Non c’è amore.
Tutto è così cambiato dopo la morte di tuo padre. Siamo andati avanti, ci siamo ripresi con le nostre uniche forze, senza cercare l’aiuto dell’altro e lentamente ci siamo separati sempre più.  E’ triste pensare che forse prima andava tutto bene solo grazie a lui, come se fosse lui l’unico punto di congiunzione di questa famiglia. Ammetto d’essere stata fredda per tutto questo tempo. Avevate bisogno dell’amore di una madre per superarlo mentre io mi disperavo credendo d’essere l’unica a soffrire. Vi ho trascurati, abbandonati e la cosa peggiore è che l’ho capito troppo tardi.
Ma ora me ne rendo conto e desidero così intensamente ricongiungermi con voi” disse interrompendomi di colpo e singhiozzando violentemente.
 
Non trovai parole di conforto, qualcosa di umano da dire. Niente. Silenzio.
 
“Vi ho lasciati nel periodo più delicato della vostra vita. Non vi ero accanto quando avete provato le prime dolorose esperienze che comporta l’adolescenza. Non mi avete resa partecipe dei momenti più belli. Non posso cambiare il passato, ma posso rimediare accompagnandovi nel presente” continuò straziata.
 
Quelle parole mi scossero. Ancora non sapevo cosa dirle. Capii che l’unica cosa capace di riempire quel silenzio era un lungo, accogliente, rassicurante abbraccio. La avvicinai delicatamente a me, poggiò la sua testa sul mio petto e la racchiusi nelle miei esili braccia. Sentii i suoi lacrimoni bagnarmi la camicia. Non ricordo l’ultima volta che la abbracciai, forse non l’avevo mai fatto, ma in quel momento mi sentii ricolma di amore.

Over the dose of your loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora