Torn

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Dopo aver lasciato Liam al molo, ci dirigemmo verso casa di Niall ormai vuota per un’improvvisa partenza di lavoro dei genitori.

Nuove crisi sovrastarono Beth, crisi molto più acute che richiedevano un’unica soluzione. Soluzione che né io né Niall volevamo considerare.

“Non ce la faccio più. Sto morendo” e a sentire il suo tono di voce, non stava mentendo.

In passato aveva avuto altre crisi alle quali avevo assistito, ma mai nessuna le aveva portato simili risultati.

Il suo volto assunse il tipico colorito di chi man mano sta perdendo la vita, bianco cadaverico, con tremolii che non le permettevano di respirare, improvvisi spasmi, sguardo assente. Era raccapricciante, da far accapponare la pelle.

Beth, quanto mi mancava la mia Beth, quella di un tempo, la ragazza spensierata e sempre sorridente con la quale avevo condiviso l’ infanzia e l’adolescenza.

Da piccole avevamo un sogno: vivere insieme, in una casa tutta nostra a Malibù, con i nostri rispettivi ragazzi e passare le giornate fregandosene di tutto e tutti, trascorrendo il tempo tra divertimento e sesso sfrenato. Anche se non lo ammetteva mai, le sarebbe piaciuto vivere così.

Fantasticavamo su come sarebbe stato, soprattutto in quel momento che ci trovavamo ad un passo dalla felicità. Rettifica: io ero ad un passo dalla felicità.

Invece, per Beth questo sogno era accantonato, svanito, dimenticato, non aveva più rilevanza. La droga l’aveva atterrita. Beth era nella merda più totale.

Non le era rimasto più niente in questo mondo corrotto, niente, aveva capito che l’amore di Niall non era abbastanza forte per farla smettere per sempre, anche se lei aveva provato per un tempo indeterminatamente lungo a  convincersi del contrario.

“Clara, vai. Ci penso io a lei”. Gli risposi con un leggero cenno della testa.

Mentre percorrevo la strada di casa, per tutto il tempo non facevano che rimbombarmi nella testa le parole di Niall “ci penso io a lei”.

Capii che quello che intendeva dire realmente era che avrebbe pensato sempre lui a Beth, grazie all’amore sconfinato che provava per quella ragazza.

Arrivata a casa, ebbi solo il tempo di bere un bicchiere d’acqua che immediatamente il mio cellulare squillò.

“Pronto Niall, che è successo? Come sta Beth?” gli domandai di botto.

“Clara, vieni subito! Beth…” non aspettai nemmeno che finisse di parlare che mi fiondai subito a casa sua, percorrendo i cinque isolati che ci separavano in dieci minuti, quando normalmente impiegavo una mezz’ora abbondante.Bussai freneticamente il campanello senza sosta finchè il ragazzo non mi aprì.

“Dove sta?” Lui non rispose. Lo potevo capire. Aveva il volto rigato da profonde lacrime e due occhi nei quali prima sembrava vederci l’oceano, ora erano spenti e inespressivi.

Lui non proferì parola, ma con un gesto della mano mi fece capire dov’era.

Corsi subito da lei, senza essermi ancora ripresa dalla maratona che avevo appena fatto, ma in quel momento pensare a me e al mio corpo stremato dalla fatica era l’ultima delle preoccupazioni. In quel momento ogni mio pensiero verteva su di lei.

Beth aveva bisogno di me più che mai e, nonostante la nostra discussione, io non l’avrei lasciata. Non in quel momento. Non da sola. Non così.

Aprii di scatto la porta della stanza e trovai lei, la mia migliore amica, che rantolava a terra, di fianco al letto.

Appena il suo sguardo incrociò il mio, rotolò rapidamente verso di me, restando ancora sul pavimento freddo. Mi afferrò i piedi e li abbracciò.

Over the dose of your loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora