La conferma che sarei partita nel weekend della settimana successiva non tardò ad arrivare. Sembrava proprio che io ed il signor Guanciale, nonostante i suoi proverbiali mille impegni, quell'incastro perfetto fossimo magicamente riusciti a trovarlo. Un vero miracolo, a detta di Doriana, che quasi non riusciva a capacitarsi del fatto che fossimo riusciti a far quadrare tutto in un battito di ciglia.
Armata di agenda, cominciai a stillare un elenco di ciò che avrei dovuto fare nei giorni a venire, in modo da non trovarmi sommersa dal lavoro al ritorno. Mi mancavano ancora delle pratiche da sbrigare e dei permessi da richiedere per lo stand in fiera, ma tutto il resto sembrava essere sotto controllo.
Uscii dall'ufficio che fuori era già buio e presi la solita triste e fetente metropolitana per tornare a casa.
C'era pochissima gente a bordo stranamente, perciò mi accoccolai sul mio sedile e tirai fuori un libro. Trascorsi così i venti minuti che mi separavano dalla mia fermata.
Non mettevo piede in casa dalle 7.30 del mattino e la prima cosa che feci, appena dopo essermi chiusa la porta alle spalle, fu gettare le scarpe col tacco vicino al divano. Il dolore ai piedi era ormai lancinante. Mi sedetti qualche secondo a massaggiarli sulla poltroncina vicino alla finestra e presi fiato, per la prima volta durante tutta la giornata.
Chiamai mia madre, che non sentivo da qualche giorno ormai. Lei ovviamente mi chiese subito se avessi mangiato, come ogni madre del sud avrebbe fatto, ed io mentii spudoratamente, come ogni figlio che vive al nord deve fare con una madre del sud. Era dalla sera precedente che, fatto salvo un pacchetto di cracker al volo in pausa pranzo, non avevo ingerito nulla. La santa inquisizione materna non accennò ad arrestarsi. Mi chiese se avessi finalmente prenotato l'aereo per le vacanze estive e fu proprio allora che mi toccò farle l'ammissione più ardua: non sarei potuta andare da loro, se non per qualche misero giorno sforbiciato tra i mille impegni di cui mi ero sobbarcata.
La misi al corrente del nuovo contratto che avevo firmato qualche giorno prima con la Lux Vide e lei, seppur genuinamente contenta per me, non riuscì proprio a mascherare il disappunto di non potermi vedere per più di qualche ora, a conti fatti.
Mi bastò nominarle Lino Gunaciale, però, perché il suo tono cambiasse completamente. Le dissi che a breve lo avrei incontrato proprio su quel set che mi impediva di andarli a trovare, e lei mi sorprese dicendomi:
<< Sara, bella di mamma, mi dispiace tanto che tu non riesca a trascorrere qualche giorno in più nella tua amata Puglia e con noi, soprattutto, ma questo lavoro che hai accettato secondo me ti darà grandi soddisfazioni. E poi Lino è Lino, figlia mia!>>.
Ecco. La famosa "Guancialite", quel morbo da "Bacon addiction" che aveva colpito tutte le mie amiche, ora affondava anche mia madre!
Non avevo nemmeno fatto in tempo a parlare a Serena, Daniela e Sofia della mia soddisfazione per il nuovo contratto firmato, perché appena mi lasciai sfuggire il fatidico nome di chi ci sarebbe stato sul set, la loro attenzione si era già spenta ed era iniziato tutta una sequela di: "Sara, ma stai scherzando?", "Tu andrai a Napoli e sarai sul set con Lino Guanciale? Lino Guanciale?", "Ma lo sai o no che lui è l'attore più quotato e più bono degli ultimi anni, anzi di sempre?". Non riuscii più a contenerle, tutte persero completamente il lume della ragione e cominciarono a tempestarmi di chiamate a tutte le ore del giorno (e talvolta persino della notte!), scongiurandomi di portarle con me sul set, per conoscerlo.Io, dal canto mio, iniziavo davvero a sentirmi una ignorante. Sì, lo avevo visto recitare altre volte in tv, e dovevo ammettere che quel suo sorriso sghembo, coi canini un po' sporgenti, e quegli occhi azzurri cielo mi avessero colpito, poiché gli donavano un fascino tutto particolare e differente. Lino non rispettava lo standard dell'attore palestrato, bello ed impossibile. Era di una bellezza più normale, imperfetta, dunque accessibile.
La mia collega Stefania, che era una delle poche con cui mi sentivo tranquilla nel condividere i miei successi, senza temere che appena avessi svoltato l'angolo iniziasse a mandarmi anatemi, mi informò che se del signor Guanciale conoscevo solo la carriera da attore tv, stavo perdendo la sua vera natura, quello in cui eccelleva: il teatro.
Lei che, al contrario di me, era una grande appassionata di rassegne teatrali ed informatissima su dove e quando esse si tenessero, mi disse che dovevo porre assolutamente rimedio alla mia ignoranza, poiché non era giusto presentarsi per un lavoro nuovo impreparati!
Non capii quale maggiore consapevolezza o preparazione potesse fornirmi conoscere le capacità attoriali del protagonista della serie, poiché il mio lavoro poco avrebbe potuto giovarsi di esse, ma mi lasciai convincere da Stefania, che continuava imperterrita ad insistere che quanto avessi visto di lui in tv non fosse abbastanza per coglierne a pieno la bravura. Non volli contraddirla ancora una volta ed insieme prenotammo due posti per lo spettacolo che si sarebbe tenuto qualche giorno dopo al Piccolo. Anche se la piece si fosse rivelata deludente, avrei perlomeno trascorso una serata diversa, in compagnia, pensai tra me e me.
Stefania, dal canto suo, non stava più nella pelle e, dopo tutto questo hype, devo ammettere che anche io iniziavo a vacillare nel mio proposito di non lasciarmi catturare dal suo entusiasmo.
STAI LEGGENDO
Un Lino... è per sempre!
RomanceSara è una giovane donna profondamente delusa dall'amore e sin troppo assorbita dalla carriera. Una telefonata della Lux Vide imprimerà un cambiamento nella sua vita e, grazie al lavoro che la casa di produzione le proporrà, conoscerà lui, Lino Gua...