Non appena sentii i suoi passi allontanarsi, estrassi dalla borsa il cellulare.
C'era un messaggio di Lino. Ecco cosa aveva fatto scattare la vibrazione!Sara, che fai? Mi sfuggi? Ho provato a chiamarti ma nulla. Sei arrivata al casale? Dammi tue notizie. Non mi far stare in pensiero. Un grosso bacio
Non potevo rispondergli, non volevo allarmarlo. Si sarebbe messo a correre come un matto in macchina, pur di raggiungermi. E temevo che per colpa mia potesse fare un incidente. Il mio cervello correva a mille, alla ricerca della soluzione migliore. Di allertare la mia famiglia non se ne parlava nemmeno! Gli avrei fatto prendere un colpo... e poi, a quasi mille chilometri di distanza, cosa avrebbero potuto fare?
Decisi, alla fine, di mandare un messaggio sulla chat di gruppo in cui c'erano tutte le mie amiche. Loro avrebbero saputo cosa fare per aiutarmi. Avrebbero mantenuto la calma, soprattutto Sofia, che era la persona più stoica che conoscessi. Condivisi con loro la mia posizione e scrissi:Ragazze, il proprietario del casale è Diego! Sono qui da sola con lui ed il cellulare non prende se non sul terrazzo. Vi prego aiutatemi! Ho paura che possa succedere qualcosa di brutto, che possa farmi del male. Vi mando la mia posizione. Mandate qualcuno! Lo vedo molto strano!
Avevo appena inviato la mia richiesta d'aiuto, le due spinte di invio erano appena comparse accanto ai miei messaggi. Potevo finalmente tirare un sospiro di sollievo.
Forse.
O forse no.<< Sara, tieni, ti ho portato il metro... Che ci fai col cellulare in mano? >>, mi chiese, non appena mi vide armeggiare per rimetterlo in borsa, al sicuro dai suoi occhi indagatori.
<< Nulla, volevo solo vedere che ore fossero! Inizia a calare il buio... >>. Sperai che ci credesse.
Sembrò soppesare le mie parole, ma alla fine non fece altre domande, mi disse semplicemente:
<< Se non fossi certo che qui neanche il più avanzato degli operatori telefonici garantisca copertura di rete, adesso ti chiederei di mostrarmi il cellulare. Ma ne sono talmente sicuro, che tu puoi provare a sfuggirmi quanto vuoi. Non ce la farai mai! Qui nessuno ci può trovare, siamo soli, io e te >>.
Deglutii rumorosamente.
Si sbagliava di grosso. Il cellulare aveva funzionato ed in quel momento non mi restava altro da fare, se non attendere che qualcuno corresse in mio soccorso.
Senza prima morire di paura, se mi riusciva.<< Dai, torniamo di sotto. Ti voglio far vedere la camera da letto. Quella è già pronta. Per prendere le tue stupide misure ci sarà tempo, stanne certa! >>
<< No, Diego! Preferisco segnarmi ora le misure esatte del rivestimento che dobbiamo creare qui sul vano ripostiglio >>, gli dissi, cercando di temporeggiare e rimandare l'inevitabile. Oramai avevo capito a che punto voleva farci arrivare.
<< Forse non ci siamo capiti! Adesso tu scendi con me buona buona in camera da letto, chiaro? Non farmi usare le maniere forti! >>.
Mi prese per un braccio ed ugualmente mi strattonò, spingendomi giù per le scale. Sentivo il suo corpo aderire contro il mio. Mi teneva stretta contro di sé, con le sue mani che attanagliavano i miei fianchi. La sua erezione premeva contro i miei pantaloni e l'unica cosa che potevo sentire chiaramente era l'irrefrenabile terremoto interiore che quella sua vicinanza non desiderata generava, accompagnata da conati di vomito sempre più violenti. Volevo scappare via di lì, ma le sue mani su di me me lo impedivano.
Mi trascinò di nuovo sull'aia e poi rientrammo nel casale. Mi strattonò ancora e poi mi spinse su per le scale che portavano alla zona notte.Mi era perfettamente chiaro che da quella stanza sarei uscita internamente distrutta, se solo fossi stata in grado di farlo sulle mie gambe.
La paura mi paralizzava ed iniziavo a non aver più forza di resistergli.
Mi spinse oltre la soglia della camera padronale, che, a differenza di tutte le altre stanze, era perfettamente arredata. Si sentiva ancora distintamente l'odore pungente del colore fresco. Mi sollevò da terra e mi gettò al centro del letto con una certa violenza.
<< Diego, ti prego, ragioniamo! Non roviniamo tutto così... ci siamo appena ritrovati! >>, gli dissi, raggomitolandosi su me stessa nel tentativo di sfuggire alle sue mani.
<< Io non sto rovinando proprio niente! Mi sto solo riprendendo ciò che è mio. Quell'attore da strapazzo con cui te la fai deve capire che tu mi appartieni e che lui è stato solo un ripiego, un riempitivo momentaneo. Sono sicuro che non è mai stato in grado di farti godere come ti facevo godere io! Ancora mi ricordo di te urlavi come una cagna in calore quella sera in cui ti presi alla sprovvista, vicino al lavandino del bagno. Sei sempre stata una gran maialina! Ti nascondi dietro quest'aria da santarellina, da Santa Maria Goretti, ma nessuna è più perversa di te a letto! Ed io lo so bene! >>, disse ridacchiando, con un tono di disprezzo che mi segnò profondamente, mi fece sentire sporca, una vecchia ciabatta logorata dall'uso, pronta per essere gettata via e rimpiazzata con una nuova.
Una lacrima cominciò a rigarmi il viso, seguita da tante altre. Non riuscivo a fermarle. Lui le vedeva e rideva. Rideva di me.
La dolcezza di Lino, che con un dito e con i baci le aveva asciugate via, in lui si trasformava in disprezzo, sarcasmo.
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Un Lino... è per sempre!
RomanceSara è una giovane donna profondamente delusa dall'amore e sin troppo assorbita dalla carriera. Una telefonata della Lux Vide imprimerà un cambiamento nella sua vita e, grazie al lavoro che la casa di produzione le proporrà, conoscerà lui, Lino Gua...