Roma era di una bellezza rara in quel periodo dell'anno. I colori dell'autunno la rendevano così romantica e onirica. Sembrava veramente venuta fuori da un sogno.
Ci ero stata altre volte per lavoro, ma lo spettacolo di foglie rosse, gialle, arancioni, che ricoprivano i viali alberati della Capitale, mi lasciò addosso una sensazione di pace, di profondo benessere.
Non avevo molto tempo da trascorrere lì prima della partenza, e mi dovetti accontentare, perciò, del breve tragitto in macchina che facemmo per raggiungere la Garbatella. Inalai profumi, raccolsi nella memoria vedute e paesaggi, li archiviai con il proposito di completare quella cartella mentale al mio prossimo soggiorno in quel posto magico.
Purtroppo, sarei ripartita per Milano in tarda serata.Lino guidava sereno, gli occhi fissi sulla strada ed una mano sul mio ginocchio.
Mi soffermai ad osservare le sue nocche, così perfettamente tese, quelle sue mani così forti ed allo stesso tempo delicate mi facevano impazzire. Afferrai quella che giaceva sul mio ginocchio e la portai vicino alle mie labbra, posandovi su un leggero bacio.
Il silenzio che si era creato nell'abitacolo fu smorzato dai suoi occhi, che immediatamente cercarono i miei. Strinsi la sua mano nella mia, creando con le nostre dita un intreccio perfetto. Coincidevano.
Sorrisi.
Sorrisi perché con lui mi sembrava di aver trovato davvero l'incastro mio perfetto.Garbatella. Ore 11.25.
Scendemmo dalla Giulietta.
Casa sua era in una palazzina antica, lo notai subito.
Valigie alla mano e zaino in spalla, mi accolse nel suo mondo.
Aprì il portone del piccolo condominio ed in un attimo fummo nell'androne. Non stavo più nella pelle all'idea di entrare finalmente in casa sua e l'adrenalina fece sì che anche le inibizioni venissero meno. Mi fiondai fra le sue braccia, alla ricerca delle sue labbra, mentre le mie mani ingorde si muovevano lungo il suo corpo, accarezzando e sfiorando.
<< Sara, amore, fermati un attimo! >>, mi sussurrò Lino, mentre potevo distintamente sentire dei passi avvicinarsi a noi. No, non era un sogno! Quei passi che avevo creduto di sentire qualche istante prima di gettarmi fra le sue braccia, e che avevo ignorato come si fa coi rumori di tubature, coi passi pesanti lasciati da piedi scalzi negli appartamenti, erano, invece, davvero i passi di qualcuno alle nostre spalle.
Mi ricomposi immediatamente, allontanandomi da lui.
Non ero la tipa da farsi beccare colta in smancerie in pubblico, ma verso di lui provavo una tale attrazione, che era davvero difficile controllarsi!
<< Ehm, buongiorno Signor Guanciale >>, si schiarì la voce un uomo in tenuta elegante, per poi accogliere Lino molto formalmente con una stretta di mano.
<< Signora >>, disse poi, rivolgendosi a me.
Indietreggiai terribilmente in imbarazzo e balbettai un composto "buongiorno".
Lino ridacchiava sotto i baffi, come sempre, mentre il mio cervello faceva finalmente due più due e raggiungeva, infine, la consapevolezza che in quel palazzo vi fosse il portinaio. Non ero abituata a lussi di quel tipo io, che abitavo in un palazzo in cui ogni tre per due saltava la corrente elettrica a causa dell'eccessivo assorbimento da parte di uno dei miei adorabili vicini!
Il portinaio procedette a consegnare a Lino la corrispondenza (la chiamò proprio così!) a lui indirizzata, che era arrivata in sua assenza. Ci congedò poi, augurandoci di trascorrere una serena giornata.
Quello scambio così formale, in tutta onestà, mi fece un po' mancare le gomitate contro al muro che ero costretta a dare perché i vicini la smettessero di fare confusione all'una di notte.
C'era un'atmosfera così intima e famigliare nel mio condominio milanese, che tutta quell'attenzione alla forma, alla cortesia, mi fece sentire un po' a disagio, un po' fuori luogo, non fosse stato altro che per la figuraccia che avevo fatto qualche minuto prima, proprio lì.Lino mi prese per mano e salimmo le imponenti scale che portavano fino all'ascensore. Il suo appartamento era in realtà un attico, lo scoprii non appena premette il pulsante del settimo ed ultimo piano. Il vecchio ascensore emetteva rumori funesti, ma averlo lì accanto a me riduceva la fobia che mi scatenavano quei luoghi così angusti e claustrofobici ai minimi termini. Mi abbracciò, stringendomi a sé:
<< Ho scoperto una tua nuova paura?! >>, mi chiese, più preoccupato che divertito.
<< Sì, una volta ci sono rimasta bloccata dentro per 5 minuti buoni e da allora ho sempre il terrore! >>
<< Perché non me l'hai detto prima? Avremmo fatto le scale! >>.
Scrollai le spalle. La verità era che un po' tutto quel terrore ingiustificato mi procurava un senso di vergogna. Mi metteva in imbarazzo l'idea di non riuscire a gestirlo, controllarlo.
Però si sa, tutte le paure sono irrazionali. E non è di certo colpa nostra se alcune, quelle più forti di altre, ci fanno stare così male. Ci rendono insicuri.
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Un Lino... è per sempre!
RomanceSara è una giovane donna profondamente delusa dall'amore e sin troppo assorbita dalla carriera. Una telefonata della Lux Vide imprimerà un cambiamento nella sua vita e, grazie al lavoro che la casa di produzione le proporrà, conoscerà lui, Lino Gua...