38. Una nuova vita

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I primi raggi di un caldissimo sole romano entravano prepotenti dalle finestre di casa nostra.
A luglio inoltrato era ormai impossibile dormire di notte senza sudare sette camicie.
Lino si contorceva nel letto alla ricerca di un angolo fresco, mentre io ero già sveglia da un po'. Scostando la sua mano dalla mia coscia, lo lasciai così, bello e stropicciato, con quel ciuffo brizzolato a coprirgli gli occhi chiusi.
Mi capitava ormai spesso di non riuscire a dormire per più di qualche ora di fila senza svegliarmi. Del resto, avevo trascorso gli ultimi tre anni della mia vita - con una sola breve interruzione - ad allattare neonati a tutte le ore del giorno e della notte! Era abbastanza naturale che per ritornare alle sane abitudini ed al naturale ritmo sonno-veglia (se mai mi fosse stato concesso!) ci volesse del tempo!

Nelle albe come quelle mi piaceva girovagare per casa, controllare che tutto fosse al proprio posto, dare una sbirciatina nelle stanze e trovarle ancora avvolte dalla pace di un sonno profondo, felice, privo di problemi, prepararmi una tazza di tè e fare un giro in terrazza. E sedermi a quel tavolo che tanto avevo sognato di occupare, anche quando avevo creduto di non volerlo fare, anche quando avevo creduto che una famiglia con lui non la volessi, o non sarebbe mai stata mia.
Perché anche quando avevo dubitato, temuto, avuto paura, il mio cuore già sapeva.
Il mio cuore aveva già deciso.
E non avevo sbagliato ad affidarmi sempre a lui nel compiere le mie scelte.
Perché dopo quel fagiolino di Tommaso, un bambino saggio ed arguto, proprio come il suo papà, ma anche indipendente e vivace, proprio come la sua mamma, era arrivata anche Aurora, una bambolina tutta ricci ed immensi occhioni azzurri, ma anche una peste matta da legare. L'esatto opposto di suo fratello.
La chioma bionda che le ricopriva il capo sin dalla nascita aveva lasciato l'ostetrica senza parole. Il dottor Bustaferri, che era presente al parto, aveva riso di gusto.
Lino era sbiancato, come suo solito. Non avevo solo capito se lo stupore fosse legato alla nascita della nostra secondogenita o a quel ciuffo che le copriva quasi interamente gli occhi. Cosa del tutto inusuale da riscontrare in una neonata.
Il dottore lo aveva afferrato per il braccio, prima che cadesse rovinosamente al suolo. Aveva imparato con la nascita di Tommaso che Lino non era molto in grado di gestire le proprie emozioni, soprattutto quando c'erano di mezzo i suoi figli. Da quel momento erano diventati grandi amici. Anche il dottore, sotto sotto, era un tenerone.

Dentro quella casa, oltre quelle vetrate, c'era la mia famiglia.
La mia cosa più preziosa.

Guardavo la Capitale stagliarsi dinanzi ai miei occhi. Ero tutta intenta ad assaporare la gioia che provavo nel sapere che al di là delle porte finestra tutti erano al sicuro, protetti dalle mura di casa e da me, che avrei fatto qualsiasi cosa in mio potere per vederli felici, preservati dal male.
Inspiravo l'aria afosa di Roma e sognavo il mare, che avrei rivisto molto presto, e l'aria fresca e salubre che avrebbe invaso i miei polmoni una volta al suo cospetto.
Io e Lino eravamo riusciti a far quadrare i nostri impegni e ci eravamo ritagliati quindici giorni da poter trascorrere in Puglia, dalla mia famiglia. Nonni, zii e cuginetti non vedevano l'ora di ritrovarsi, di riabbracciarsi.
Non vedevo l'ora di partire!

Il tè caldo, a cui non sapevo più rinunciare dalla nascita di Tommaso e dalle notti insonni che l'avevano seguita, mi bruciava la gola. Mi sporsi oltre le ringhiere ed afferrai una piuma che volava via leggera.
Solo pace attorno a me.
I rumori degli spazzini che scopavano le foglie accumulatesi agli angoli delle strade mi tenevano compagnia.

<< Amore, sei di nuovo qui? >>.
Ecco Lino.
Capitava spesso che mi raggiungesse sulla terrazza, sapeva che era il mio posto preferito.
D'inverno mi sgridava, perché aveva paura potessi prendere freddo, d'estate tralasciava quella parte e mi attirava semplicemente a sé.
<< Lo sai quanto amo questo posto >>
<< Lo so >>.
Mi strinse contro il suo petto ed io mi abbandonai alle sue braccia. Posai la testa sulla sua spalla e mi rilassai completamente.
<< Ti va se torniamo ancora un po' a letto? >>, gli chiesi, alludendo a tutto tranne che al voler dormire ancora qualche ora.
Avere dei figli voleva anche dire ritagliarsi momenti d'intimità negli orari più assurdi del giorno e della notte.
Sentivo la sua risatina farsi strada fra i miei capelli.
<< Sei tremenda! >>, mi disse.
Poi mi prese per mano, con quella stretta tutta nostra, palmo contro palmo, ed insieme, ridacchiando e correndo, raggiungemmo camera nostra.

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Care amiche e cari amici lettori,
eccoci al capitolo conclusivo delle disavventure dei nostri Lino e Sara ed è giunto per me il momento dei saluti.
A storia finita, mi prendo per la prima volta quello "spazio autore/autrice" che ho visto tante volte gli altri utilizzare, ma che io non ho mai sentito mio. Ho sempre preferito lasciar parlare la mia storia per me.
Lo faccio perché vi vorrei ringraziare. Vorrei ringraziare chiunque abbia creduto in questa storia, chiunque abbia voluto leggerla, tutti i lettori che si siano appassionati al mio Lino ed alla mia Sara, che tanto mi assomiglia per certi versi ed alla cui spregiudicatezza e libertà anche io aspiro.
Sara è una donna forte, piena di valori, ma anche di fragilità, di lati in ombra.
Siamo tutti un po' così del resto, con il tempo l'ho imparato. Abbiamo bisogno solo dello sprone giusto, o della persona giusta, per lasciarci andare.
La grande lezione che ho appreso scrivendo, e che vorrei trasmettere anche a voi, è che proprio quelle che noi riteniamo le nostre debolezze si dimostrano le più grandi forze che abbiamo dalla nostra parte! Non dobbiamo dimenticarlo mai!
E l'amore, beh... quello, soprattutto se si tratta di un amore maturo, sincero e profondo come questo, ci rende davvero invincibili!
Don't settle for anything less, girls! 💕
Scrivere usando la voce di Sara è stato bello, catartico ed allo stesso tempo liberatorio.
Lino, beh, tutte/i noi lo conosciamo ed amiamo. Spero, seppur nelle differenze, di avergli reso giustizia!

Grazie a tutti e tutte!
Ed alla prossima... spero! 😉

Un Lino... è per sempre!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora