Tornare in albergo fu un gran sollievo. I piedi mi facevano malissimo ed anche le caviglie erano indolenzite. Tutta colpa mia, che avevo deciso di indossare i tacchi sul set! Avevo già lavorato per altre produzioni televisive e cinematografiche, ma non ero preparata a tutto quel correre da una parte all'altra.
Sfilai le décolleté e le gettai ai piedi del letto. Non volevo più vederle... eppure, pensai che probabilmente quella sera avrei dovuto indossarle di nuovo. Non osavo immaginare cosa avrebbe voluto dire mischiare il dolore esistente con nuovo ulteriore dolore, raddoppiandolo.
Mi stesi sull'enorme e sofficissimo letto della mia stanza e mi ripromisi di dormire solo qualche minuto, prima di correre in bagno a rimettermi in sesto per la serata. Sveglia programmata ed un podcast in sottofondo, mi accoccolai sotto al piumone ed un sonno profondo mi accolse.
La sveglia suonò dopo quello che mi sembrò un minuto scarso. In realtà avevo dormito ininterrottamente per quaranta minuti abbondanti.
Scattai giù dal letto e barcollai verso il bagno, con la mente ancora mezza offuscata dal sonno. Mi infilai sotto la doccia e lavai via dal mio corpo la stanchezza della giornata come meglio potevo.
Concluso il solito rituale fatto di scrub, creme ed unguenti vari, decisi di aprire la valigia alla ricerca di qualcosa da indossare.
Avevo portato dietro da Milano dei pezzi abbastanza formali, quelli che usavo solitamente per gli incontri di lavoro, dunque c'era ben poco con cui lavorare. Alla fine optai per un jeans bianco, una camicia a righe azzurra da portare infilata nel pantalone ed un paio di loafers color caramello, abbinate alla borsa. Tacchi: anche no!
Mi guardai allo specchio: "non male", pensai.
Ora non mi restava che truccarmi leggermente e cercare di trovare un modo per tenere a bada la mia chioma selvaggia.
Un'oretta più tardi ero finalmente pronta. La mia coda di cavallo seguiva i miei movimenti a ritmo di musica. Avevo messo su "The way you look tonight" di Frank Sinatra, la mia canzone preferita di tutti i tempi, e volteggiavo con un cavaliere fatto di cuscini nella stanza disordinata, saltellando per cercare di evitare le cianfrusaglie disseminate sul pavimento. Modo ideale per scaricare quel po' di quella tensione nervosa che iniziava a montare.
Mi resi conto, dopo l'ultimo casqué, che dovevo scappare via, altrimenti avrei fatto troppo tardi e non sarei più riuscita ad entrare a teatro.
Corsi giù per le scale ed in un battibaleno lasciai le chiavi della stanza alla receptionist, che mi guardò come se fossi matta.
Ormai ci avevo fatto l'abitudine a quel tipo di sguardi!Arrivai a teatro dopo qualche minuto di viaggio in Uber e trovai all'esterno una giovane ragazza ad attendermi.
<<Lei è la dottoressa Terami, vero?>>.
Feci cenno di sì con il capo.
<<Buonasera, io sono Ania, l'assistente del signor Guanciale qui a Napoli. Prego, si accomodi. C'è un posto riservato per lei >>
<<Grazie!>>, mi limitai a dirle e lei mi sorrise, facendomi strada all'interno del teatro.
Mi lasciò al mio posto ed io la ringraziai ancora, facendo un cenno di saluto alle persone sedute affianco a me, alla mia destra ed alla mia sinistra.
Lo spettacolo iniziò poco dopo e, inutile dirlo, Lino fu sensazionale. Era un attore in gamba, questo ormai lo avevo capito, sia da quello che mi avevano detto sul set, sia dai racconti delle mie amiche, che non si perdevano una puntata delle sue fiction ed erano letteralmente impazzite nel momento in cui avevo detto loro che per un breve periodo avremmo lavorato fianco a fianco.
A fine spettacolo Lino si fece strada fra la platea e si mise a firmare autografi ed a fare foto con fan di ogni età. Io rimasi un po' defilata rispetto agli altri spettatori e mi fermai ad osservare cosa quell'uomo fosse in grado di mobilitare attorno a sé. Alcune ragazze lo stringevano forte per il fianco, mentre scattavano un selfie, altre gli regalavano libri, altre ancora gli portavano biscotti e torte fatte in casa. Le più dolci erano le signore di una certa età, che gli si buttavano addosso per baciarlo ed abbracciarlo. Gli uomini erano pochi, ma gli attestati di stima che gli facevano, valevano tanto quanto quegli atteggiamenti femminili tutti guidati dall'ormone.
Un'ora più tardi eravamo ancora lì, con le ultime due donne che salutavano Lino, ringraziandolo per la bella serata.
Congedate loro, mi si avvicinò.
<<Sara, mi dispiace averti fatta attendere così tanto, ma, sai, per me è questa la parte più bella del teatro: il contatto diretto con gli spettatori!>>
<<Non ti preoccupare! Sei stato davvero bravo, complimenti!>>
<<Ti ringrazio! Mi fa piacere che tu sia venuta a vedermi. Ti dispiace aspettarmi ancora qualche minuto, così mi cambio e possiamo andare via? Giuro che solitamente sono puntuale, soprattutto con le donne!>>, mi disse, con un tono che sapeva tanto di provocazione. Non abboccai, ancora una volta. Annuii semplicemente, dicendogli di fare con calma e, nel frattempo, mi misi a fare un giretto di perlustrazione nel teatro, che, essendo arrivata giusto in tempo per l'apertura del sipario, non avevo ancora visto illuminato.
Girovagai fino a raggiungere il palcoscenico, quando mi sentii chiamare. Era Lino.
<<Ehi Sara, andiamo?>>
<<Ti sei cambiato davvero allora! Peccato, la calzamaglia ti donava!>>.
Ridemmo entrambi, poi lui mi prese per mano ed uscimmo dal teatro. La sua presa scatenò una specie di scossa elettrica, che dalle nostre dita si propagò lungo tutto il mio corpo. Ci voltammo l'uno verso l'altra, nello stesso momento.
Capii che l'aveva avvertita anche lui.Non mi capitava da troppo tempo di provare una sensazione di quel tipo, ma la accolsi. E questo stupì anche me.
Facemmo qualche passo all'aperto e ci fermammo in una piccola enoteca poco distante dal teatro.
<<Cosa prendi?>>, mi chiese.
<<Mmm... direi un calice di rosso, magari primitivo>>
<<Bene, allora facciamo due, grazie>>, disse Lino rivolgendosi al ragazzo al bancone. Ci sedemmo sugli sgabelli proprio lì davanti.
<<Io ho una certa fame. Che ne dici se accompagniamo i calici con qualche stuzzichino?>>
<<Dico che sono d'accordo!>>, gli risposi.
Mi sorrise e chiese sempre allo stesso ragazzo se fosse possibile avere qualcosa da mettere sotto i denti, testuali parole, assieme al vino. Qualsiasi cosa andava bene, anche i fondi di cucina, gli disse! Accompagnava le parole con gesti enfatici. Mi stupii nel vederlo così naturale, così spontaneo. Così diverso dal Lino Guanciale del set.
Risi di gusto, era spassoso, e lo era inconsapevolmente!
<< Che fai!? Ridi di me?>>
<< Non ti rendi nemmeno conto di quanto tu sia divertente, inconsapevolmente! Guardare come ti muovi nel mondo mi affascina!>>.
Cavolo! Cosa avevo appena detto?
<< Ah sì?>>, disse semplicemente. Ma quelle due parole nascondevano molto di più.C'era un desiderio che stava nascendo. Lo percepivo. Si faceva sentire più in quelle frasi spezzate, sospese fra noi, in quello che racchiudevamo in languidi sguardi silenziosi, che in quello che a parole ci dicevamo.
Ora toccava a noi decidere.
Cedere o resistere?
Intanto le note di "The way you look tonight" tornarono a diffondersi nell'aria.
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Un Lino... è per sempre!
RomanceSara è una giovane donna profondamente delusa dall'amore e sin troppo assorbita dalla carriera. Una telefonata della Lux Vide imprimerà un cambiamento nella sua vita e, grazie al lavoro che la casa di produzione le proporrà, conoscerà lui, Lino Gua...