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Il gel sulla mia pancia era freddo come il ghiaccio che si scioglie. Mi inibiva dalle lamentele solo la speranza, la speranza che dalla bocca del dottor Bustaferri arrivassero le parole giuste, quelle che più attendevo. Quelle parole che avrebbero finalmente dato un senso a tutta la sfilza di strani sintomi che avevo registrato in quelle giornate. Quelle parole che riconfermassero il mio istinto primordiale, quella sensazione che mi diceva che il test di gravidanza fosse sbagliato, non io.

Ero sola sul lettino in una stanza enorme e tanto asettica da farmi sentire quasi fuori posto. Il dottore si era allontanato ancor prima di poggiare l'ecografo sul mio ventre: c'era stata un'emergenza nella sala accanto e la sua assistente aveva urgente bisogno di lui. Ero concentrata sullo schermo del computer, che si era settato sul salvaschermo, allietando la mia attesa con immagini di mare e spiagge tropicali. Magari fossi stata lì, con una piña colada in mano! E Lino.

Lino invece non c'era.
Mi aveva chiamata pochi minuti prima che entrassi nel poliambulatorio dove riceveva il dottor Bustaferri. Si era messo in macchina in orario, aveva programmato tutto fin nei minimi dettagli, ma era rimasto bloccato da un incidente all'altezza di Bologna.
Contava di raggiungermi il prima possibile, ma "il prima possibile" non sarebbe stato abbastanza presto da consentirgli di starmi accanto in quel momento così delicato. Bologna-Milano non era proprio un tratto di strada che si potesse coprire nel giro di mezz'ora.
Avrei voluto maledire il suo lavoro che ci costringeva ad essere distanti, proprio come avevano già fatto le altre sue compagne prima di me, ma ci eravamo ripromessi di non metterlo in mezzo, di tagliarlo fuori dalle nostre problematiche, allora me la presi con il destino, con il fato, che avevano fatto sì che proprio dinanzi a lui, proprio sulla sua strada, ad un vecchio signore fosse venuto un colpo di sonno e si fosse andato a schiantare contro il guardrail, rimanendo illeso, per fortuna. La certezza che fosse ancora in vita mi faceva sentire meno in colpa nel prendermela anche un po' con lui, che forse a quell'età avrebbe fatto meglio a non prendere la macchina. O almeno non in autostrada.
Ringraziai la mia buona stella (almeno quello glielo dovevo!) perché almeno Lino, da quell'impatto terribile, fu risparmiato. Era lontano dalla macchina del vecchietto, per fortuna, ma, nondimeno, terribilmente irritato, nervoso e deluso.

Il dottor Bustaferri rientrò nella stanza, scusandosi per l'interruzione e per avermi fatta attendere più del dovuto. Io, tutta agitata, mi contorcevo stesa sul lettino, stritolandomi le dite delle mani le une tra le altre.
<< Allora, signora Terami... >>
<< Mi chiami Sara, dottore, la prego! >>
<< Va bene, Sara. È un po' agitata? >>.
Annuii.
<< Stia tranquilla! Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Nadia, la mia assistente, mi ha già informata circa il suo caso. Ora riprendiamo da dove ci eravamo fermati poco fa. Facciamo l'ecografia pelvica ed anche una transvaginale e poi attendiamo i risultati delle analisi del sangue. D'accordo? >>.
Annuii.
<< Attendiamo ancora qualche minuto per iniziare? Arriva il suo compagno? >>
<< Purtroppo no, dottore, è rimasto imbottigliato in autostrada.. un incidente stradale >>
<< Mi dispiace, Sara! Fosse stato un altro periodo le avrei proposto di rimandare l'appuntamento, ma sa, sto seguendo diverse gravidanze vicine al termine e non ho proprio modo di fare spostamenti in agenda! >>
<< Non si preoccupi, dottore! È già tanto che io sia riuscita a fissare un appuntamento con così poco preavviso! >>.
Ci guardammo in silenzio.
<< Procediamo allora? >>, mi chiese. Sembrava anche lui un po' abbattuto, proprio come me.
<< Sì, procediamo >>, confermai, cercando di far comparire un sorriso, anche forzato, sulle mie labbra.
<< Bene! Vediamo un po'! >>.

Calò il silenzio nella stanza. Un silenzio denso di tensione ed attesa, che durò per tutto il tempo in cui il dottore preparò la sonda, che si sarebbe mossa su e giù, avanti ed indietro, sul mio ventre.
Pensai a Lino in quel momento. Ero sicura che in quella macchina, solo ed al freddo, stesse sicuramente ingoiando tutto il risentimento che io avevo cercato di sfogare prendendomela con il destino e con quel povero vecchietto. Se lo conoscevo bene come credevo, ora lui era lì, che se la prendeva con se stesso, con il suo lavoro, i suoi impegni, i suoi orari, la sua vita sregolata, senza fissa dimora.
Il cuore mi sprofondò giù, fino in fondo allo stomaco. Chiesi al dottore di fermarsi, perché non potevo privare Lino di quel momento. Non potevo negargli di scoprire assieme a me, nello stesso mio momento, se saremmo diventati genitori, oppure no.
Afferrai il telefono e lo chiamai.
Era ancora bloccato nel bel mezzo dell'Italia. Non si erano mossi nemmeno di un centimetro rispetto a quanto mi aveva comunicato nella nostra ultima chiamata.
<< Hai i risultati? >>, mi chiese. La sua voce, che risuonava metallica dal telefono, era leggermente preoccupata, tremante.
<< Ancora no! Ascoltami bene, ora devi fare come ti dico, ok?! >>
<< Ok >>. Sembrava titubare.
<< Chiuditi in macchina, chiudi i finestrini e tutto quanto e mi richiamami su FaceTime. Voglio che tu, per quanto possibile, anche se in un modo alquanto strampalato, sia con me in questo momento. Va bene? >>
<< Va bene! >>.
Chiuse la chiamata e dopo qualche istante il mio telefono prese nuovamente a suonare. La mano del dottore era ferma a mezz'aria, con l'ecografo pronto per poggiarsi sulla mia pancia.
<< Ci sono >>, mi disse, appena risposi. Voltai la fotocamera verso il dottore.
<< Buonasera, dottore! Mi scusi, ma c'è stato un piccolo imprevisto >>, disse Lino.
<< Nessun problema, stia tranquillo. Possiamo procedere? >>, domandò, guardandomi.
Lèssi un leggero stupore nei suoi occhi. Forse aveva riconosciuto Lino. O forse stavo solo immaginando.
<< Certo! Ora sì! >>, gli risposi.

Il risultato non fu chiaro.
L'ecografia esterna non era abbastanza nitida da permettere di determinare con certezza qualora fossi incinta o meno.
Il dottor Bustaferri mi chiese allora di togliere i pantaloni e gli slip, in modo da procedere con l'ecografia transvaginale.

Il risultato questa volta fu inequivocabile.

Ero incinta.

Non si poteva ancora vedere perfettamente il feto, ma il dottor Bustaferri era certo al 100% che ci fosse.
Lo sguardo di sollievo che colorò i nostri tre volti, il mio e quello del dottore dal vivo, e quello di Lino, che potevamo vedere solo sgranato sullo schermo, erano la riprova che di credere nelle mie sensazioni ne era valsa la pena.
<< Ma dottore, allora perché il test di gravidanza domestico è risultato negativo? >>, chiesi, evidentemente ancora sconvolta da una notizia così bella.
<< Vede, Sara, anche i test possono sbagliare. La sua gravidanza, da quanto posso vedere e da quanto mi dice relativamente al suo ultimo ciclo, è allo stadio iniziale, quindi i livelli HCG erano presumibilmente troppo bassi perché il test potesse registrarli e darle un risultato positivo. Diciamo che ci è arrivata prima lei a capirlo, "a sensazione"! Succede a molte donne, sa!? >>.

Voltai la fotocamera verso di me. Il cellulare incorniciava il volto di un Lino silenzioso, perso nei suoi pensieri. Emozionato.
<< Amore! Non dici nulla? >>
<< Penso di essere sotto shock. Non mi sembra vero! >>
<< Neanche a me! È tutto così assurdo! >>
<< Vorrei essere lì con te. Con voi >>, si corresse.

È assurdo pensare come un risultato così possa creare un completo shift nella tua mente! Smetti di pensare per due, perché ormai hai la consapevolezza che quel due si è allargato di una unità, è diventato un tre.
Una lacrima scese dai miei occhi, rigandomi il volto.
Il dottor Bustaferri si schiarì la voce: << Vi lascio qualche momento da soli... per quanto sia possibile così >>, disse, indicando il mio cellulare. Sorridemmo entrambi.
Mi lasciò da sola in quella stanza a piangere stringendo fra le mani quel telefono, che tanto avrei voluto essere Lino. Lì. Vicino a me.

Dopo una decina di minuti di parole dolci, desideri espressi e sogni rinchiusi nelle parole che io e Lino in quel momento non ci dicemmo, il dottore bussò ed al mio "avanti" si fece strada nella stanza. 
<< Ho i risultati delle analisi del sangue >>.
Strinsi fra le mani il telefono. Lino, dall'altro capo, era teso tanto quanto me.
<< È ufficiale. Diventerete genitori! >>.

Le analisi del sangue avevano fornito la definitiva conferma. I livelli HCG erano aumentati rispetto al normale livello soglia. Era la riprova che quello che il mio cuore sentiva non era solo mera immaginazione, ma una realtà che dentro di me stava crescendo, inesorabilmente.
Il dottore ci disse che era ancora troppo presto per poter carpire il battito del feto, ma che a lui sembrava essere tutto perfettamente nella norma. Ci disse che mi avrebbe voluto visitare nelle prossime settimane, in modo da poter documentare la crescita del bambino.
Si congratulò con Lino e con me per questa bellissima notizia, mentre io non facevo altro che piangere lacrime di gioia e sorridere. Sorridere come mai avevo fatto prima in vita mia.

<< Sara, Nadia è fuori che la attende per prendere il prossimo appuntamento. Si riguardi, mi raccomando. Ed a lei, signor Guanciale >>, si rivolse a Lino nel telefono,
<< faccio i miei migliori auguri, ancora una volta! Mi ha fatto piacere conoscerla, anche solo via etere! La stimo molto >>.
Non avevo detto nulla al dottore circa l'identità del mio compagno, ma capii di non essermi sbagliata poco prima, quando lo sguardo del dottore aveva intercettato il volto di Lino nello schermo del telefono.
<< La ringrazio, dottore! Spero di poterla conoscere presto di persona! >>
<< Certo! Faccia buon ritorno a Milano >>.

Si salutarono ed anche io strinsi la mano al dottor Bustaferri, che sapevo già sarebbe diventato la mia persona preferita in quei nove mesi di gravidanza. Talvolta anche più di Lino.

La gentilissima Nadia mi diede il mio nuovo appuntamento ed io tornai a casa, col cuore talmente colmo di gioia, che mi sembrava potesse esplodere da un momento all'altro.

Un Lino... è per sempre!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora