29. Arrosticini... con Guanciale

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Lo splendore di Avezzano ci accolse in un assolato pomeriggio. Eravamo appena scesi dalla Giulietta di Lino, che la campagna abruzzese ci fu intorno, in tutto il suo fulgore. La primavera aveva dato nuova vita agli alberi, che rinverdivano e brillavano alla timida luce del sole. Il nipotino di Lino correva tra gli altissimi fili d'erba del prato ed i fiori di campo, si affannava per raggiungerci.
La famiglia intera era già radunata attorno alla tavola, che riuscivo a distinguere chiaramente, al di là del prato.
Maria Pia e Clelio erano ancora seduti, mentre Giorgio e Francesca erano già scattati in piedi, subito dopo aver sentito il rumore degli pneumatici della Giulietta sul selciato.

Scesi dalla macchina e Lino fece lo stesso, richiudendo lo sportello e facendo scattare la chiusura centralizzata dal telecomando. Ci incontrammo a metà strada, dinanzi al muso della Giulietta. Mi prese la mano, se la avvicinò alle labbra e la baciò con dolcezza.
I suoi occhi fissi nei miei mi infusero quel coraggio di cui sentivo di aver bisogno.
Stavo per conoscere la sua famiglia. La mia nuova famiglia. Ed avevo un po' di timore. Timore di non piacergli affatto.
A detta di Lino una cosa del genere era del tutto impensabile. Continuava a ripetermi come non dovessi assolutamente temere il loro giudizio, diceva che mi avrebbero adorata, anzi, che mi adoravano già.
Io, come ogni volta, di fronte alle cose nuove mi facevo prendere dal panico, avevo paura.

Giorgio corse incontro a suo figlio, che nel frattempo era scivolato sulla ghiaia del sentiero, e piagnucolava sommessamente. Lo raccolse dal viale, scuotendo via la terra che si era appiccicata ai vestiti del bambino, se lo prese sulle spalle e così ci vennero incontro, mentre Clelio si era alzato dalla sedia ed osservava la scena dei suoi due figli che finalmente si riabbracciavano dopo mesi di distanza, da lontano, con un sorrisone stampato sul viso. Maria Pia era al suo fianco, una mano sulla sua spalla.
Giorgio strinse Lino forte a sé e rimasero così per parecchi istanti, dandosi vincendevoli pacche sulle spalle. Lino, dal canto suo, non aveva lasciato la mia mano, neanche per il tempo di quell'abbraccio. Mi sentivo un po' di troppo in quel quadretto fraterno. Era l'immensa gioia di una famiglia che si riunisce.

<< Giorgio, lei è Sara! Finalmente posso fartela conoscere di persona! >>.
Lino lasciò andare la mia mano ed io la allungai verso suo fratello, per stringere la sua.
Lo scambio di mani avvenne, ma continuò con un abbraccio inatteso.
<< Preferisco gli abbracci! >>, mi disse.
<< Anche io! >>, risposi, appena mi sentii avvolta dalle sue braccia.
In quell'abbraccio ci leggevo una specie di tacita stima, forse gratitudine, forse affetto in germe.
Giorgio mi lasciò andare, ma, nel mio posare la mano sinistra sulla spalla di Lino, non poté fare a meno di notare ciò che brillava sul mio anulare.
<< L'hai fatto alla fine! Non ci speravo quasi più! Mio fratello si sposa! Vieni qui!!! >>.
Abbracciò nuovamente Lino, che, con inedita goffaggine, tentò di divincolarsi, ma alla fine non riuscì a farsi indietro e scansare quella ennesima stretta.
Risi sotto i baffi per non offendere Giorgio, che sembrava davvero euforico, su di giri.
Quanto erano belli insieme! Quanto erano felici di ritrovarsi!
Poi Giorgio mi prese la mano e studiò l'anello con molta attenzione che Lino aveva scelto. Mi disse che ne apprezzava la fattura e che quella forma donava parecchio alle mie dita sottili ed affusolate. Poi abbracciò anche me, ancora una volta, ripetendomi quanto fosse felice per noi, per suo fratello.
Lino si allontanò, convocato senza diritto di replica dal nipotino Paolo Clelio, che aveva assoluto bisogno dell'aeroplanino dello zio Lino. Esattamente in quel momento, non un secondo più tardi.
Una volta rimasti soli, Giorgio mi disse:
<< Sai, Sara, sono stato tanto preoccupato per lui! Lino si fa assorbire dal lavoro, te ne sarai accorta, e spesso si dimentica persino di rispondere alle sue esigenze vitali, tanto ama fare quello che ha scelto come mestiere. Da quando ci sei tu nella sua vita, mi sembra di vedere che finalmente abbia ritrovato un certo equilibrio! Tu gli fai bene, ed io ti sono tanto grato per questo! >>.
Le parole di Giorgio mi toccarono nel profondo, mi commossero. Da quelle frasi scaturiva in modo chiaro, lapalissiano, tutto l'amore che provava per quel fratello dalla vita così estemporanea, così lontana dalla regolarità che scandiva la sua. Riuscii solo a dirgli:
<< Giorgio, anche lui mi rende tanto felice. E non lo ero da troppo tempo. Penso che questo equilibrio siamo riusciti a trovarlo stando assieme, conoscendoci ed amandoci, affrontando le difficoltà. Io amo tanto tuo fratello e spero che, nonostante i fisiologici alti e bassi della vita, riusciremo sempre a ritrovarlo questo punto di equilibrio! L'impegno io ce lo metterò sempre e sono certa che anche Lino farà lo stesso! >>
<< Ne sono certo anche io questa volta! >>.
Giorgio mi strinse nuovamente in un abbraccio, colmo di un affetto che non mi sarei aspettata fiorire così precocemente.

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