15. Insieme

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Lo osservavo già da qualche minuto. Il suo sguardo era ancora fisso sul pavimento e non si era mosso di un millimetro.
<< Lino!>>, lo chiamai.
Non sapevo ancora cosa gli avrei detto, ma vederlo così, con lo sguardo perso nel nulla, mi turbava.
Dopo qualche secondo sollevò i suoi bellissimi occhi azzurri e li rivolse verso di me. Sembrava distrutto. Anche lui. Proprio come me.
Non parlava, aspettava che lo facessi io.
<< Lino!>>. Lo chiamai di nuovo, ma lui continuava a guardarmi fisso negli occhi senza dire una parola, senza battere ciglio. Mi piegai sulle ginocchia, di fronte a lui, che era ancora immobile sulla panchina. Posai le mie mani sulle sue gambe toniche e mi misi a dirgli:
<< Lino, guardami! Quello che hai appena detto di me mi fa capire che mi hai già conosciuta e compresa più di quanto mi sia mai successo... in così poco tempo. Devi sapere, però, che c'è stato un uomo prima di te che ha cercato di cancellare tutto quel che di bello tu dici di vedere in me. La me di oggi è il frutto di anni di sofferenza, di lotta interiore e di continui tentativi di ricostruzione e riparazione. Sono battaglie che continuo a combattere, giorno per giorno. Mi dico che mi sto ricostruendo e, per farlo, per tanto tempo ho rinunciato all'amore. Pensavo fosse la causa di tutto quel soffrire, e poi non avevo più fiducia negli uomini. Mi ero ripromessa che mai più mi sarei fidata, mi sarei lasciata andare a tal punto da aprire le porte del mio cuore. Avevo troppa paura di un'ennesima delusione. Con te... beh... con te è partito tutto al contrario. Ci siamo spogliati ancor prima di baciarci, siamo andati a letto insieme ancor prima di vederci per un vero primo appuntamento... ma in tutto questo trambusto io... beh... io mi sono sempre fidata di te. E proprio per tutte queste ragioni ora non mi è facile capire quello che mi chiedi di fare. Scusa se ho reagito così... non me lo aspettavo neanche io da me stessa! Ho apprezzato la tua sincerità dal primo momento in cui ci siamo parlati, la tua voglia di condividere con me le tue sofferenze, le cause della fine delle tue relazioni, mi fa capire che tu tieni a coinvolgermi, alla mia opinione, ma... mi sento un po' confusa adesso, mi sento come se tu mi avessi detto: "questo sono io, pregi e difetti, prendere o lasciare. Senza se e senza ma."... La mia testa ha iniziato a porsi mille interrogativi, perché non capisco proprio cosa ci possa essere di tanto speciale in me, in noi, che possa in qualche modo inibirci dal commettere gli stessi errori, schermarci dall'insuccesso. Non capisco più niente. Non riesco più a ragionare. La testa mi esplode. Sai, vorrei solo tornare a qualche ora fa, in camerino... allora non avevamo di questi problemi>>.
Ero un fiume in piena. Parole su parole sgorgavano irrefrenabili dalle mie labbra.
Lui ribattè immediatamente, fissando il pavimento questa volta: << Non si torna indietro, Sara. Si può solo andare avanti!>>.
Le sue parole suonavano così definitive.
Mi toccava, dunque, essere completamente onesta con lui. Dirgli tutto quello che provavo, metterlo davanti a tutta la mia confusione, a tutti i miei dubbi.
Avevo una paura matta che fosse tutto un fuoco di paglia, che la passione ci avesse travolti e che, alla fine, saremmo finiti distrutti, spezzati da forze che ci spingevano verso direzioni opposte.
Io, però, ancora una volta non ero stata in grado di non metterci un pezzetto, anche piccolissimo, del mio cuore.
Ed ora, se indietro non si poteva più tornare, per andare avanti, qualunque fosse stata la direzione, saremmo dovuti passare attraverso quel discorso.
Eravamo giunti al punto di non ritorno.
A quel punto o si cresceva insieme o si finiva divisi.

<< Vedi, Lino, io non riesco proprio ad immaginare che domani sarò a Milano e non ci vedremo... e mi sembra che per te forse non valga la stessa cosa! Il tuo lasciarmi scegliere, senza argomentare, senza confrontarsi, mi ha fatto pensare che per te che io ci sia o non ci sia in fondo cambi ben poco...>>.
I suoi occhi si incatenarono immediatamente ai miei. Questa volta sembrarono iniettarsi immediatamente di un rosso vivo, color collera.
<< Ma davvero pensi una cosa del genere? Ero io quello con cui ti sei svegliato stamattina, ero io quello con cui sei uscito ieri sera ed ero sempre io quello con cui hai fatto l'amore poche ore fa! Io ci sono! Sono qui, diamine! Nonostante la stanchezza, la fatica, i mille impegni, ho deciso di stare qui, con te! Anche ora che sono le tre di notte ormai, io sono qui! E sono qui perché ci tengo a te! Come fai a pensare che io ci riesca a stare lontano da te? Cosa credi, che non mi importi nulla, che mi apra in questo modo con tutte? Ti ho già detto che non sono il tipo da "una botta e via", Sara! Ed il fatto che tu pensi di me che possa davvero essere così freddo nei sentimenti mi delude profondamente! Mi fa pensare che sono io quello che non ci ha capito niente, che sono io quello che è stato con una persona completamente diversa da quella che aveva pensato di conoscere! >>.

Le parole che mi aveva appena detto, non urlandole, ma velandole di tutta la sua più profonda amarezza, mi fecero male. Malissimo. Una lacrima lenta scese lungo la mia guancia. Mi coprii il viso con le mani, voltandomi dal lato opposto rispetto a quei suoi occhi, che mi inchiodavano sempre più ai miei sensi di colpa.
La delusione è il peggior sentimento che si possa provare nei confronti di qualcuno a cui si tiene.
E lui la provava nei miei confronti.

Si alzò di scatto e si mise anche lui a camminare avanti e indietro lungo il marciapiede. Lo guardavo arrovellarsi il cervello fra pensieri che avrei preferito non far scaturire nella sua mente. Poi mi si avvicinò, si tranquillizzò, lo intuii dalla sua mano, che si mise a cercare la mia.
<< Scusa, Sara! Non volevo dirti quelle parole... >>.
Lo fermai immediatamente: << Sono io quella che deve chiedere scusa. Mi dispiace averti deluso>>.
<< Non sono deluso, abbiamo entrambi esagerato e tu... mi hai solo fatto parecchio arrabbiare!>>, disse. Finalmente mi sorrideva.
<< Neanche io riesco ad immaginare che da domani sarai a Milano e che non ci vedremo per un po'. Ma penso che io e te ci meritiamo di darci una possibilità, non credi?>>.
Mi strinse il braccio e mi avvicinò a sé, tirandolo leggermente. Mi ritrovai seduta sulle sue gambe su quella panchina, che ormai era un po' la nostra, e stretta nel suo abbraccio, che mi era mancato come l'aria.
Respirando il suo profumo buonissimo, gli sussurrai nell'incavo del collo: << Ho tanta paura. È questo il mio problema>>.
Mi strinse ancora più forte a sé.
<< Non devi>>.
Mi scostai leggermente dal suo collo, per guardarlo negli occhi. Mi sorrideva ancora, finalmente davvero sereno e rilassato.
Sentii anche la mia muscolatura tesa sciogliersi e presi il suo volto fra le mani.
<< Come devo fare con te, Sara?>>, mi disse, sorridendo e mostrando quella sua dentatura così asimmetrica e, proprio per quello, così dannatamente sexy.
<< Nulla di speciale! Quando mi vedi persa nei pensieri, tu vieni, mi prendi e mi baci!>>.
Posai le mie labbra sulle sue.
Era lì che dovevano stare.

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