36. E ora?

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<< Sofi, dobbiamo uscire. Immediatamente >>
<< Sara, che ti prende? Tutto ok? >>
<< Mettiti la giacca. Dobbiamo uscire! >>.

Non riuscivo a dare spiegazioni, non riuscivo a fare altro che chiederle di sbrigarsi, di prepararsi in fretta, perché confessare che avevo capito da dove scaturisse tutta quella sensazione di sospensione, quel timore di aver mancato un appuntamento che mi portavo dentro, mi sembrava cosa impensabile.
Non riuscivo a realizzare che stesse succedendo davvero, che quella volta l'incastro non fosse qualcosa da cercare, ma qualcosa che ti trova.

Per strada, correndo come una matta verso la prima farmacia aperta, spiegai finalmente a Sofia le ragioni di quel mio impellente bisogno di uscire di casa: sentivo di essere incinta. Sapevo di esserlo. Ne ero assolutamente convinta.
Avevo solo bisogno che la scienza me ne desse conferma.
Sofia, per tutta risposta, strabuzzò gli occhi.
<< Oddio, Sara, ma... ma non stavi prendendo la pillola? >>
<< Certo che la prendo! Fammi ragionare >>.
Interruppi il passo e mi fermai al centro esatto del marciapiede, tanto che un signore mi venne addosso, pur avendo cercato in tutti i modi di scansarmi. Sofia mi prese per un braccio e mi tirò di lato, vicino al muro, dove non avremmo dato fastidio agli altri passanti.
<< Allora? >>
<< Allora... I medici mi hanno detto che nei giorni di ricovero in ospedale l'assunzione della pillola anticoncezionale è stata sospesa. Del resto, per come stavo, l'idea di mettermi a fare l'amore proprio non mi passava per la testa! >>, ridacchiai, ragionando ad alta voce. Cercavo di sdrammatizzare.
<< E poi che hai fatto? Non l'hai presa più? >>
<< Sì, ho ripreso a prenderla la sera stessa delle dimissioni! >>.
I conti iniziavano a tornare. Sofia giunse alla conclusione che la mia mente, facendo due più due, aveva raggiunto già qualche istante prima, ma che le mie labbra non osarono proferire a voce alta: << Ma non è la sera in cui siete stati a Milano e lui ti ha chiesto di sposarlo? Quella sera sicuramente... >>.
Annuii.
<< Proprio così. Quella sera abbiamo fatto l'amore... e senza protezioni. Non ci ho proprio pensato! Cavolo! >>
<< ... e la copertura della pillola ancora non c'era >>, concluse Sofia.
<< Dev'essere andata così >>.
Il discorso non faceva una grinza.

Ripresi la corsa verso la farmacia, trascinando dietro di me una Sofia che non capiva se essere felice per me, oppure se sperare che il test venisse fuori negativo.
Non lo sapevo neanche io in fondo.
Sembravo un robot privo di sentimenti, il cui unico scopo è portare a compimento il compito che gli è stato assegnato. Senza sentire nulla. Senza provare emozioni.

<< Eccoci, finalmente! >>, sospirai, sfruttando l'ultimo soffio d'aria rimastomi nei polmoni.
Attraversammo le porte scorrevoli e subito intercettai un giovane farmacista, al quale dissi immediatamente di aver bisogno di almeno tre test di gravidanza. Volevo la certezza assoluta di non sbagliare.
Il ragazzo mi guardò con aria interrogativa, ma non disse altro. Prese le tre confezioni e me le porse.
<< Questi sono i tre marchi migliori che abbiamo >>.
Il suo tono era asettico, disinteressato e forse anche un po' scocciato. Io, coi sentimenti tanto anestetizzati quanto i suoi, non vedevo l'ora che sparisse dalla mia vista, per poter tornare a casa e conoscere la verità.
Ringraziai e pagai. Afferrai il sacchetto e corsi fuori dalla farmacia, andando a sbattere contro un espositore di integratori alimentari, che precipitarono rovinosamente sul pavimento.
<< Signorina, stia un po' attenta! >>, tuonò il ragazzo da dietro il bancone, accorrendo vicino alla porta per raccattare tutto ciò che era finito a terra.
<< Mi scusi >>, dissi soltanto. Non mi fermai ad aiutarlo e la maleducazione che dimostrai in quel momento, e che in altre occasioni mi avrebbe procurato immensa vergogna, non riuscì a scalfire la corazza di distacco con la quale mi stavo proteggendo dal provare un qualsivoglia coinvolgimento emotivo.
O una delusione.

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