11. Parlarne tra amiche

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Avevo finito da qualche minuto di realizzare uno dei progetti per il set sul computer. Gli occhi mi bruciavano terribilmente ed iniziavo a vedere annebbiato tutto intorno a me.
Decisi, dunque, che era giunto il momento di chiudere tutto e rimandare il resto al giorno successivo.
Spensi il computer, presi la borsa e le altre mie cose che avevo sparso sulla scrivania e scappai via da quel luogo.

Avevo giusto un'ora e mezza di tempo per prepararmi ad uscire nuovamente e raggiungere Lino in teatro.
Mentre viaggiavo in autobus ricevetti la chiamata di Sofia, una delle mie migliori amiche. Anzi, la mia migliore amica in assoluto.
<< Sara, tesoro, come stai? Non ti sento da un sacco di giorni? Come va sul set?>>
<< Ciao Sofi, tutto bene, dai! Sono solo molto stanca. Ho ancora tantissime cose da fare e domani riparto per Milano!>>.
Mi chiesi se raccontarle cosa stesse accadendo fra me e Lino oppure no. Fra noi non c'erano mai stati segreti. Non feci in tempo a soppesare entrambe le opzioni, che arrivò la sua domanda diretta a scalzare ogni dubbio:
<< Come va con quel figo spaziale di Guanciale? Raccontami qualche dettaglio succoso, dai! Ti prego, fallo per me, fammi sognare!>>
<< Che ti devo dire Sofi!? Lui è in gamba, professionale, è un ottimo ascoltatore... e poi è attento, premuroso, generoso, in una parola ... insomma... Lino è davvero speciale, è...>>.
Mi interruppe immediatamente.
<< Oddio, Sara, tu ci sei andata a letto, me lo sento!>>.
Rimasi in silenzio, che era anch'essa una forma di ammissione.
<< Non ci posso credere! Io lo sapevo! Lo sapevo che tra voi due sarebbe successo qualcosa! Dai, dimmi, com'è stato? Su su, tira fuori qualche dettaglio bollente!>>
<< Com'è stato... è stato diverso, sorprendente, passionale, ma anche naturale, intenso. Mi sono fidata di lui... e sai quanto questo per me sia difficile>>
<< Sara, Sara, sono troppo contenta per te! Sono contenta che sia entrato lui nella tua vita, anche fosse solo per un breve frangente, perché finalmente mi sembra che tu stia tornando a credere, a sperare, a fidarti di qualcuno!>>
<< Hai capito perfettamente, Sofi! Tutto questo un po' mi spaventa, però non voglio mettermi e metterci troppa pressione addosso, non voglio crearmi inutili aspettative, per poi rimanere delusa... e, proprio per questo, ora non so bene come comportarmi!>>, le confessai.
<< Devi essere te stessa Sara, semplicemente. Devi prendere le cose per come vengono, viverle con naturalezza e spontaneità. Lui sa già che parti domani?>>
<< No, non penso che lo sappia. Io non gliel'ho detto>>
<< Ecco. Parti col dirgli questo e vedi lui come reagisce. La sua reazione ti permetterà di capire meglio quale ruolo lui vuole assegnarti nella sua vita. Non essere prevenuta e non sentirti sconfitta in partenza, sii naturale Sara, sii te stessa, te lo ripeto! Chi come me ha il privilegio di conoscerti veramente, sa che persona speciale tu sia! Non mettere in dubbio mai quanto vali! Tu vieni prima di tutto, tesoro! E lui dovrebbe ritenersi parecchio fortunato ad averti nella sua vita, qualora voi decideste di conoscervi oltre questo bollente weekend napoletano!>>.

Una lacrima si fece strada lungo la mia guancia. Sofia, tra tutte le mie amiche era quella che più mi somigliava, le nostre anime erano affini, perfettamente compatibili.
Avevo davvero bisogno delle sue parole, del suo incoraggiamento e del suo supporto, perché puoi dirtelo quante volte vuoi dinanzi allo specchio, ma quando te lo dice una persona il cui affetto è sicuro, vero, stabile, sincero, allora ci credi anche tu un po' di più.

<< Grazie Sofi. Ti voglio tanto bene!>>
<< Anche io Sara, un sacco! Ora però lo voglio conoscere! E, soprattuto, ha un fratello o un amico bono almeno quanto lui? ... chiedo per mia sorella! >>. Ridemmo assieme, mentre mi poneva questa domanda. Il suo caro fidanzato Emanuele non sarebbe stato affatto felice di sapere che me l'avesse posta!
Chiusi la chiamata poco dopo, entrai in albergo e mi rimisi in sesto.
Ennesimo smottamento emotivo della giornata.

Feci una doccia velocissima e cercai qualcosa da indossare.
Presi dalla valigia gli ultimi capi semi-causal che mi rimanevano: una gonna corta in pelle color caramello, una camicetta bianca con dei volant attorno ad uno scollo abbastanza generoso ed un paio di décolleté nude.
Solita borsa, purtroppo, perché altre non ne avevo portate!
Misi in valigia anche tutto quello che non mi sarebbe più servito, data la partenza imminente. La chiusi e la sistemai nei pressi della porta d'ingresso.
Mi truccai in modo leggerissimo e tenni i capelli sciolti questa volta.
Ero finalmente pronta per andare da lui. Ed un po' di tensione iniziava a montare in me.

Osservai la mia immagine riflessa nello specchio, prima di uscire. Mi soffermai a riflettere, mentre il mio sguardo si muoveva dal mio viso ai miei occhi, fino alle mie spalle ed ai miei fianchi.
Quanto ero cresciuta negli ultimi anni e quanto ero cambiata, sia fisicamente che mentalmente!
Vedevo ancora i lineamenti della me bambina sbucare prepotenti, ma mi sentivo molto più disillusa di un tempo. Non ero più la ragazzina al primo innamoramento, quella che ancora non conosce delusione, e che pensa che tutto sarà bello e perfetto.
Mi sentivo una donna, una donna che ha affrontato tanto, ha superato ostacoli che un tempo avrebbe reputato insormontabili. Stimavo la persona che vedevo riflessa nello specchio. Le volevo un gran bene. Avevo assistito a tutte le sue battaglie, leccato tutte le sue ferite, gioito con lei per ogni sua singola vittoria.
Ammettere tutto ciò, per una che come me aveva sempre lottato con se stessa, anzi, contro se stessa, era il più grande passo avanti immaginabile.

Pensai che amarmi finalmente mi avesse aperto le porte all'amore degli altri. Le mie amiche, notando la mia maggiore apertura, erano a loro volta molto più aperte con me. La mia famiglia aveva iniziato a capirmi, a conoscermi veramente e, complice il mio trasferimento a Milano, il nostro rapporto si era rinsaldato. Gli uomini che avevo frequentato dopo Diego, nonostante non avessero conosciuto di me le parti più profonde, più intime, avevano potuto godere della mia maggiore sicurezza, sviluppatasi di pari passo ad una maggiore consapevolezza del mio corpo, che mi rendeva molto più libera ed intraprendente, nella vita come nell'intimità.

Ed ora c'era Lino, che mi sembrava stesse godendo di quella me evoluta che era frutto di tutto quel mix di esperienze che avevo vissuto.
Gli avevo regalato di me la parte più spensierata, quella più allegra e sbarazzina, assieme a quella più passionale e selvaggia.
Ma lui di me stava godendo anche il lato nascosto, quello che, proprio come faceva lui, anche io nascondevo alla maggioranza delle persone che si affacciavano sulle mie giornate.

Non avevo imposto freni alla sua avanzata nella mia vita, perché, inspiegabilmente, e proprio come accadeva mentre facevamo l'amore, io mi fidavo di lui.
Mi fidavo di lui, sì.
Istintivamente.

Mi chiusi la porta alle spalle e, dopo aver sceso le maestose scale dell'albergo, lasciai le chiavi della stanza alla solita receptionist.
Non avevo ancora assaggiato una vera pizza napoletana. Me ne ricordai mentre salivo sull'Uber che mi avrebbe condotta a teatro.
Dovevo assolutamente rimediare prima di ripartire per Milano.
Chiesi al guidatore se mi sapesse indicare una buona pizzeria che facesse anche asporto e che, soprattutto, fosse aperta fino a tardi. Lui fu davvero gentile e mi diede il nome di una pizzeria, a suo dire ottima, nei pressi del mio albergo. Cercai su google il numero di telefono e lo salvai sul cellulare.
Mi sarebbe tornato comodo qualche ora più tardi.

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