Le mie labbra sulle sue.
Era questo il posto che cercavo. Forse da sempre.L'urgenza con cui mi baciava, come se temesse che potessi scomparire, evaporare da un momento all'altro, mi faceva capire che almeno una piccola parte delle mie paure era condivisa anche da lui, che voleva sembrare impassibile, ma in fondo non ci riusciva.
Non avevo idea di quale forma e colore avrebbero assunto i giorni che sarebbero venuti, quelli che avrei vissuto lontana da lui, ma capii che davvero non mi importava, che, anche se fossero stati difficili, sarebbero passati veloci.
Lo stringevo forte a me e pensavo che non avrebbe avuto alcun senso rinunciare ad un uomo che mi faceva sentire così, come se al mondo ci fossimo solo noi due e nulla più, per quell'assurda paura di soffrire che troppe volte mi aveva inibito dal fare quello che realmente desideravo.
Ero abituata alla sofferenza e, anche se avevo una mezza idea che una rottura con lui ne avrebbe portata con sé molta di più di quanta avrei mai potuto metterne in conto, volevo rischiare. Anche di farmi male.
Se stare con lui voleva dire provare quelle emozioni, quello stravolgimento di sensi, quel piacere così profondo e viscerale, ne sarebbe valsa la pena, sempre e comunque.Le nostre lingue si sciolsero da quell'intreccio perfetto che avevano intessuto e le nostre labbra si allontanarono. I nostri occhi si persero gli uni negli altri.
Verde nell'azzurro.
Azzurro nel verde.
Un tacito stringersi di mani, una di quelle strette da bambini, che non prevedevano confondersi di dita, ma palmi a contatto, fu il segnale che la calma era tornata. Dopo la tempesta.
Stesi sul letto, sfiniti da un amore che ci aveva prosciugato anche le ultime briciole di energia rimaste, ci stringevamo inermi, ma incapaci di non indulgere con le mani sul corpo dell'altro.
Lui era assonnato, io le mie mani non riuscivo proprio a scollarle dalla sua schiena, dalle sue spalle così forti e grandi da farmi sentire protetta dal mondo intero, persino da me stessa.
Facevo su e giù con le dita, contando distrattamente le sue vertebre a bassa voce. Forse fu proprio quel mio viaggio lungo il suo corpo a fargli da ninna nanna, perché dopo poco lo accolse un sonno profondo.
Io non avevo alcuna voglia di dormire. Una nuova ondata di energia si mise a circolare nel mio corpo, non trovando ostacoli al suo passaggio.
Mi alzai dal letto sfatto e mi infilai la sua camicia. L'odore che accolse le mie membra spossate dall'amore, dalle sue mani e dai suoi morsi, era ormai talmente familiare e rassicurante che mi veniva quasi assurdo pensare che le mie narici non lo avessero mai sentito prima di qualche giorno addietro.Sapeva di casa, di famiglia, di porto sicuro.
Infilai le ciabattine dell'hotel e uscii sulla terrazza. Una leggera brezza tirava e rabbrividii leggermente. Mi sporsi a guardare fuori, oltre le ringhiere. Napoli era bellissima vista da lassù. Era pura poesia.
Sentivo dentro di me una sensazione di totale appagamento, e non era stato solo il sesso a donarmela. Era la sensazione che deriva dalla consapevolezza di aver trovato la propria strada e, lungo di essa, la propria pace.
Ero felice del mio lavoro, soddisfatta dei miei successi, amata da una famiglia e da una cerchia di amici, che erano ormai anch'essi famiglia. Ed ora era arrivato Lino. Lui che mi rendeva felice, che non faceva altro che amplificare ogni cosa buona che già ci fosse nella vita. Era una potenza di grado n, quella che a scuola ti insegnano che può assumere qualsiasi valore, applicata a tutti numeri della mia vita. Amplificava tutto e tutto rendeva infinitamente migliore.
Corsi dentro per accoccolarmi ancora per poche ore contro quel corpo che era una delle principali cause del mio stato di euforia, ed anche della mia insonnia. Non volevo perdermi nemmeno un secondo dei suoi dettagli, dei suoi respiri lenti, delle sue mani.
Lino si svegliò al contatto con la mia pelle ghiacciata.
<< Sara, ma sei congelata! Dove sei stata?>>, mi chiese con la voce impastata dal sonno. Era così sexy con i capelli scompigliati ed il viso stropicciato di bambino.
<< Non riuscivo ad addormentarmi e sono andata un po' fuori in terrazza, ma tu torna a dormire, tranquillo!>>. Mi raggomitolai di nuovo contro di lui, che immediatamente mi accolse fra le sue braccia calde, contro il suo petto villoso.
<< Ora il sonno mi è passato e poi... ho un metodo infallibile per aiutarti a rilassarti!>>, mi sussurrò all'orecchio.
<< Sarebbe?>>
<< Shhh>>, mi disse, posando un dito sulle mie labbra.
<< Fai sempre troppe domande! Dovresti imparare a lasciarti andare di più alle sensazioni del momento!>>, disse in tono scherzoso.
Si alzò dal letto e mi chiese di aspettare lì fra le coperte ancora qualche istante.
Si chiuse in bagno e riemerse dopo qualche minuto, mentre io ero ancora lì, intenta a pensare che erano già le cinque del mattino, ma che quella notte sarebbe potuta durare in eterno per me, per noi.
Mi sbottonò la sua camicia, sorridendo con gli occhi, poiché era tanto lunga da arrivare a coprirmi perfettamente i glutei e la radice delle cosce. Mi morsi il labbro non appena le sue mani la fecero scivolare via, giù dalle mie spalle.
<< Diventi ogni giorno più bella, Sara>>
<< È merito tuo>>.
E lo era per davvero. Lui mi aveva tirato fuori tutta quella sicurezza e quella consapevolezza che in germe c'era già, ma che era rimasta per molto tempo latente. Una potenza inespressa.
Con lui mi sentivo libera. Mi sentivo donna. Desiderabile e desiderata.
Mi accolse di nuovo fra le sue braccia, sollevandomi da terra e portandomi in bagno con sé.
La vasca era piena d'acqua e di bollicine profumate e la luce soffusa rendeva quel mix tremendamente erotico.
I miei piedi toccarono di nuovo il pavimento freddo. Lui si tolse i boxer e mi invitò a raggiungerlo in vasca. Non mi feci pregare.
Mi sedetti fra le sue gambe, sentivo già la sua erezione premere contro di me. Mi eccitava sapere l'effetto che gli facevo.
Lino prese a massaggiarmi il corpo con una spugna insaponata, partendo dalle spalle scese fino ai miei seni, poi sempre più in basso.
Le mie gambe si schiusero all'avvicinarsi della sua mano, che accolsero perché sapevano che donava piacere, scioglieva le tensioni, rilassava, placava e saziava l'animale che mi ruggiva dentro quando ero con lui.
Fu proprio contro la sua mano e la spugna che la nascondeva che venni per la prima volta, per poi replicare una volta accoltolo dentro di me. Zampilli d'acqua oltrepassavano il bordo della vasca, inondando il bagno, ma la foga e la passione erano tali che non riuscimmo a placarle, a fermarci.
Mi accoccolai contro il suo petto, con i miei seni che ancora catturavano fra loro il suo bellissimo volto. Una sensazione di stanchezza mista ad appagamento mi colse ed i miei occhi si chiusero.
<< Ora sei stanca>>, mi disse. Io annuii. Non avevo forza di rispondergli.
Allora in un sol gesto ci sollevò entrambi dalla vasca, ne venimmo fuori e mi posò di nuovo con i piedi per terra, questa volta sul morbido tappeto del bagno.
Mi asciugò il corpo con estrema delicatezza, con l'asciugamano di spugna, e poi asciugò se stesso, mentre i miei occhi indugiavano ancora sul suo corpo. Mi sorressi alla sua spalla, troppo stanca per aiutarlo, ma ancora avida dei suoi baci. Ne reclamai uno, avvicinando le mie labbra alle sue.
Lino sorrise e mi baciò.
<< Come faremo in questi giorni, eh?>>.
Non ebbi forza di rispondergli, ma me lo chiedevo anche io.
Ormai dei suoi baci bollenti, delle sue mani su di me, delle sue dolci attenzioni, non avrei più saputo fare a meno.
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Un Lino... è per sempre!
RomanceSara è una giovane donna profondamente delusa dall'amore e sin troppo assorbita dalla carriera. Una telefonata della Lux Vide imprimerà un cambiamento nella sua vita e, grazie al lavoro che la casa di produzione le proporrà, conoscerà lui, Lino Gua...