17. Un ottimo risveglio

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Ore 8.30.
Mi svegliai di soprassalto pensando di aver dormito ore interminabili, tanto mi sentivo rilassata. Erano trascorse, invece, solo due ore scarse dal nostro bagno rilassante. Il suo lato del letto era vuoto, ma non me ne preoccupai.
Com'erano cambiate le cose nel giro di pochissimi giorni, pensai. E com'ero cambiata io. Una piccola rivoluzione era già in atto, ma con lui avevo affondato il piede sull'acceleratore. Senza remore.
In quel momento ero consapevole che lui non fosse andato via, che fosse ancora lì, a due passi da me. E quella certezza mi rendeva felice. Poi potevo sentire chiaramente l'acqua del rubinetto del bagno scrosciare e quella fu la conferma definitiva che ci fosse.
Mi alzai e silenziosamente, in punta di piedi, entrai in bagno. Mi posizionai dietro di lui, che si stava insaponando il viso, pronto per radersi. Vide il mio riflesso nello specchio e mi sorrise, attirandomi poi a sé con una mano. Lo strinsi forte, cingendo la sua vita con le mie braccia.
<< Buongiorno>>, mugugnai con la voce ancora tutta impastata dal sonno.
<< Buongiorno dormigliona!>>, mi rispose, accarezzandomi la mano con la sua mano libera.
<< Sei veramente bello, lo sai?!>>, gli dissi, perché era più una affermazione che una domanda la mia.
I suoi occhi incontrarono i miei nello specchio. Mi aspettavo la solita battuta da sborone, un po' alla Conforti/Vinci, ed anche un po' alla Lino, perché scoprivo ogni giorno di più quanto anche a lui la malizia non mancasse, ma la battutina non arrivò.
<< È l'amore che ci rende più belli>>, mi disse.
Mi crogiolai in quelle parole inattese, che mai avrei immaginato di sentire pronunciate da lui dopo così poco tempo.
Era amore?
Sì, lo era. Ed ora lo sapevamo entrambi. E se prima avrei lottato per impedirmi di credere che potesse esserlo, che già lo fosse, in quel momento capii che il tempo per lottare si era esaurito. Capii come lotte di quel tipo non portassero a nulla, se non ad infinita sofferenza.
Mi fidavo di lui. E proprio quella fiducia che mi ero ripromessa di non accordare mai più a nessuno, a Lino l'avevo donata da principio. Senza pensarci troppo. Senza se e senza ma.
Mi ero buttata. Tuffata, head first.

Lo strinsi ancora più forte a me. Poche ore sul set e poi sarei dovuta ripartire.
<< Ehi, mi fai male!>>, mi disse, ridacchiando.
<< Non posso pensare che tra poche ore io debba partire! Penso che quando sarò in treno, tutto quello che abbiamo vissuto mi sembrerà un sogno, un'interruzione della realtà, un gigante buco nero che tutto risucchia. Per questo ti stritolo. Voglio accertarmi che tu sia vero, che tu sia davvero qui con me!>>
<< Sono qui, Sara, è tutto vero. Ed anche per me è stranissimo pensare alla mia vita da qui in poi... cavolo, quante cose sono cambiate in così poco tempo! Mi fa un po' strano dirlo... ma non saprei più tornare indietro, non saprei più immaginare la mia vita senza di te. Mi ritrovo spesso a pensare non più solo per me stesso, ma per noi due. E questo non mi fa paura, anzi, mi rende felice>>.
Boom.
Le sue parole così serie e profonde mi colpirono dritto al cuore. Dovevo sdrammatizzare, altrimenti avrei preso a piangere, tanta era l'emozione.
<< Siamo entrati in una centrifuga e ne siamo usciti mescolati ormai, mi sa!>>, dissi, mentre continuavo a stringerlo forte ed a massaggiargli lo stomaco con entrambe le mani.
<< Bella immagine, oh! Mi fa pensare a pezzi di arti e membra ridotti in poltiglia, che schizzano ovunque!>>, mi disse ridacchiando.
<< Sei poco romantico! Menomale che nelle fiction ti costringono ad esserlo!>>, lo presi in giro.
<< Ah, sì? Io sarei poco romantico?! Sei tu quella che sorvola e scherza quando si sente dire le cose importanti! E poi... hai bisogno che ti rammenti quello che abbiamo fatto giusto qualche ore fa? Se vuoi posso farlo. Tutti i dettagli sono perfettamente impressi nella mia memoria!>>.
Colpita ed affondata. Ormai mi conosceva troppo bene!
<< Beh, in effetti, quello è stato abbastanza romantico, ma si può sempre fare di più, mio caro Guanciale!>>.
Si voltò verso di me e mi prese per i fianchi. Con il viso tutto insaponato si accostò a me, che cominciai a strillare, perché avevo già capito come sarebbe andata a finire.
<< No, Lino, ti prego! Siamo in ritardo!>>
<< Così impari a lamentarti ed a dire che non sono romantico!>>
<< Ma io non ho detto che non sei romantico, ho detto che sei poco romantico. È differente! >>, puntualizzai, ridendo di gusto.
Mi strinse ancora più forte a sé e strofinò il suo viso insaponato sulla mia maglietta, in direzione dei miei seni, che immediatamente risposero allo sfregamento dei suoi capelli contro di loro. Mi posò le mani sui glutei e continuò con quella lenta tortura, strappandomi qualche gridolino di piacere.
Poi si fermò, improvvisamente.
<< Ora corri a lavarti, altrimenti faremo tardi per davvero!>>.
Mi lasciò così, eccitata ed insoddisfatta.
<< Me ne ricorderò la prossima volta, sappilo! Sono più vendicativa di quanto non sembri!>>
<< Non vedo l'ora!>>, mi disse, spingendomi poi delicatamente verso la doccia.
Mi spogliai con una lentezza tutta studiata per farlo capitolare, ma lui rimase concentrato sulla sua barba da radere, con quell'asciugamano che gli pendeva dai fianchi così perfettamente.
Entrai in doccia, un nodo di frustrazione e desiderio spezzato fermo in gola.
<< Con me non attacca!>>, mi urlò, perché lo sentissi oltre gli spessi vetri della doccia.
<< Anche se ero vicino al cedimento... so resisterti!>>.
Sorrisi. Ce la saremmo vista più tardi io e lui...
Accidenti!
Dimenticavo.
C'era un treno da prendere. Ed una vita a cui tornare nella grigia ed operosa Milano.
Mentre mi lavavo i capelli, pensai che giorni così spensierati come quelli appena trascorsi non li avrei vissuti per qualche tempo.
Il pensiero di averlo lontano mi logorava.

Sgattaiolai fuori dalla doccia e mi avvolsi nel telo, che giaceva sullo sgabellino poco distante. Lino era ancora tutto intento a massaggiarsi il viso con la crema dopobarba. Gli diedi un leggero bacio sul collo e corsi in camera da letto a vestirmi.
Lino mi raggiunse poco dopo, si vestì anche lui in fretta ed io non potei fare a meno di indugiare qualche secondo di troppo sul suo corpo nudo, proprio davanti ai miei occhi. Quanto era bello.
Mi beccò mentre lo studiavo da lontano.
<< Aspetta, fermo così!>>, gli intimai. Formai con le dita delle due mani un quadrato davanti ad uno dei miei occhi, in modo che potesse imitare una specie di macchina fotografica, e scattai.
<< Ti fotografo a beneficio della mia mente. Così ti archivio in memoria e non ti dimentico!>>.
All'inizio Lino sembrò scettico, ma poi, un clic dopo l'altro, iniziò a prenderci gusto e sfoggiò pose degne dei migliori fotomodelli.
Ridevamo come mai avevamo riso assieme. Eravamo felici.
Davvero.

Fuori dall'hotel il traffico era infernale e, poco più in là, sul set, lo stesso livello di frenesia la faceva da padrone.
Ero stata lì il giorno prima, ma mi sembrava passata un'eternità dall'ultima volta in cui ci avevo messo piede. Forse perché erano successe talmente tante cose, che faticavo a ricondurre tutti quegli avvenimenti ad un tempo così ridotto!
Tutta la crew tecnica era impegnata a mettere in piedi lo studio dell'avvocato Vinci, che io e Lino avremmo potuto veder realizzato non prima di qualche settimana più tardi, quando sarei tornata a Napoli per incontrare Vanessa.
Lino si allontanò per andare a fare un salto in libreria. Avrei tanto voluto accompagnarlo, ma gli ultimi impegni mi tenevano bloccata sul set.
Lui, a differenza mia, aveva qualche ora di libertà, perché l'appuntamento con la costumista per i fitting era fissato più avanti, nella tarda mattinata.

Le 15.35 si avvicinavano.
Milano era sempre più vicina ed a me non restava che porre tutto l'impegno possibile in quelle ultime ore e poi scappare dal Golfo, dal Lungomare, per risalire lungo lo stivale, verso la mia amata/odiata Milano.

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