9. Amore, guerra e poi... ancora amore

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Aprii gli occhi alle 6.32 del mattino e lentamente ricordi della sera precedente iniziarono a riaffiorare nella mia mente.
Mi resi conto che no, non ero tornata in albergo da sola.
Sì, con me c'era Lino.
Allungai la mano sotto le coperte per cercare un contatto con lui, ma la sua parte di letto era stropicciata e tristemente vuota.
Non c'era più.
Allora mi alzai di scatto, in preda ad un momento di sconforto. Mi avvolsi nel lenzuolo ed iniziai a girare in tondo per la stanza.
Non potevo credere che se ne fosse andato così, senza fare rumore, senza dirmi nulla.
Non ero così svalvolata da credere che da una notte di buon sesso potesse nascere un grande amore, certo! Ma che lui si svegliasse al mio fianco, beh quello, almeno quello, un po' me lo aspettavo!
Ed era sempre così... erano proprio le aspettative a fregarmi, ogni santa volta!

Non volli permettere allo sconforto del momento di rabbuiarmi. Mi feci forza, come facevo ogni volta dinanzi ad una delusione.
Mi guardai allo specchio del bagno e mi dissi anche questa volta che io ero più importante di tutto quello che mi accadeva e che ero più forte di quanto pensassi. Mi stavo ricostruendo, non era così? Non era quello che mi ero imposta di fare da un po'?
Quello che era successo non doveva condizionare il mio umore ed il mio proposito.
Eppure una lacrima lieve iniziò a correre irrefrenabile lungo la mia guancia.
Era l'amarezza che provavo, che cercava una fenditura da cui sgorgar fuori.

Proprio mentre aprivo il rubinetto per lavarmi il viso, sentii la porta della mia stanza aprirsi. Mi prese un colpo, ma non potei fare a meno di coltivare un briciolo di speranza che lui fosse tornato. Che non mi avesse davvero usata e gettata via, one and done.
Asciugai il viso velocemente, prima di correre a vedere chi fosse e proprio allora il suo volto si riflesse nello specchio.
Mi sorrideva. Sembrava rilassato e felice.

<< Buongiorno, Sara. Pensavo di trovarti ancora addormentata al mio ritorno! Sono sceso ad ordinare la colazione! Dobbiamo rimetterci in forze dopo la ginnastica di stanotte!>>.
Mi sorrise maliziosamente e questa volta non potei fare a meno anche io di ridere alle sue parole. Un velo di imbarazzo colorò le mie guance.

Cavolo, mi ero sbagliata su di lui! Tremendamente.

<< E tutta questa timidezza... da dove sbuca ora?>>, mi disse. Il riferimento al mio restare ammutolita ed all'improvvisa timidezza che mi colse era palese.
Scelsi la sincerità: << Ecco... Lino... sinceramente per un attimo ho pensato che fossi andato via>>, ammisi.
<< Hai davvero pensato che dopo aver fatto l'amore con te stanotte ti avessi lasciata qui, stile "addio e grazie per la scopata"?>>.
Era incavolato, lo percepivo chiaramente. Sembrava che il fatto che avessi potuto reputare nel suo stile un tale atteggiamento lo infuriasse.
<< Lino, mettiti nei panni, mi sono svegliata da sola nel letto vuoto... ho solo fatto due più due. Ho pensato che fossi andato via. Tutto qui! Non te la prendere sul personale, per favore. Ci conosciamo ancora troppo poco perché io possa capire al volo quale atteggiamento ti appartiene e quale no>>.
Sembrò rasserenarsi leggermente. Iniziava a mettere da parte la rabbia ed a far prevalere razionalità e buonsenso.
<< Forse hai ragione, Sara. Ma ti posso assicurare che non è nel mio stile comportarmi in quel modo, e che, ecco, non sono propriamente classificabile come il tipo da "una botta e via" seriale, come si suol dire>>
<< Nemmeno io lo sono>>.
Gli sorrisi e gli accarezzai un braccio con dolcezza. Lui prese la mia mano e se la portò alle labbra, lasciandomi un delicato bacio sul palmo.
<< Scusami, penso di aver esagerato>>
<< E tu scusami se ho dubitato di te>>.
Gli avrei voluto dire che c'era una ragione se la mia mente correva subito verso verso scenari negativi, apocalittici, ma non mi sembrava il momento adatto per affrontare tematiche tanto importanti.

La questione era chiarita.
La passione era ancora bollente.

Le sue mani iniziarono a salire dai miei fianchi fino alle braccia, fino a quando non eliminarono il lenzuolo che mi avvolgeva e catturarono i miei seni, già consapevoli del trattamento che avrebbero ricevuto dalle sue labbra.

Mi prese in braccio e mi posò sul marmo gelato del piano del bagno. Ancora completamente vestito, si stava dedicando a me, al mio piacere, lasciando alle sue dite, alla sue labbra ed alla sua bocca il compito di soddisfarmi, di amarmi con una generosità che nessuno aveva mai avuto nei miei confronti.
Fu proprio contro le sue labbra che venni. E lui accolse i miei umori, i miei gemiti, i miei lamenti e li fece suoi.
<< Quanto cavolo sei bella Sara, così, mentre vieni fra le mie mani>>.
Gemetti ancora una volta, mentre le sue labbra si muovevano dal mio interno coscia al mio ombelico, fino a raggiungere le mie labbra, che non bramavano altro che di unirsi alle sue. I nostri sapori si unirono in una sinfonia tutta nuova. Solo nostra.
Si slacciò la cintura dei pantaloni, abbassò i boxer che aveva indosso e mi prese così, mentre non facevo altro che pensare che avrei voluto che quella dolce tortura inflitta dalle sue mani e dalle sue labbra non finisse mai.
Una volta svuotati di ogni residua forza, usò le ultime sue per prendermi in braccio e, lasciando dolci baci sui miei capelli e sulla mia testa, mi posò su quel letto che ormai conosceva alla perfezione l'intreccio dei nostri corpi.

Mi riaddormentai, tanta era la pace che sentivo in quel momento, e fu solo il rumore del carrello portavivande sul parquet a farmi svegliare. Lino si sedette sul letto affianco a me. Era già vestito di tutto punto e profumato.
<< Buongiorno per la seconda volta, dormigliona! Non ce la fai proprio a stare sveglia eh? Tutta questa attività fisica ti distrugge! Lo dice sempre il mio personal trainer: prima di correre bisogna imparare a camminare!>>.
<< Ehi, smettila di prendermi in giro!>>, gli dissi sorridendo, mentre afferravo un cuscino e lo scaraventavo contro il suo bellissimo viso, perfettamente cesellato.
Cominciammo a colpirci, in una lotta a suon di cuscini e solletico, che non accennava a placarsi.
<< Lino, ti prego! Non ce la faccio più! Se continuiamo di questo passo non usciremo mai da questa stanza!>>, lo implorai di smettere e lui, finalmente, mi diede ascolto.
<< Non sarebbe male! Va bene, dai, la faccio finita solo perché ci tengo al mio lavoro ed alla puntualità! Ma è solo una tregua momentanea, sappilo!>>.

Ci sedemmo sul letto completamente disfatto e lui portò il vassoio della colazione. Era stracolmo di cibo.
<< Non conoscendo i tuoi gusti ho preso un po' di tutto!>>
<< Grazie! Basta che poi non trovo tutto questo sul mio conto!>>, gli dissi ridendo.
Credendo che facessi sul serio, mi assicurò che alla colazione avrebbe provveduto lui. Risi ancora. Sembrava che ridere fosse una delle cose che a me e lui venisse benissimo insieme. A parte il sesso. Quello ci riusciva ancor meglio delle risate. Quello ci riusciva alla perfezione.

Erano le 8.30 ed alle 9.00 la crew mi attendeva sul set per mettere in atto quelle idee che io e Lino, separatamente, avevamo esposto loro nel pomeriggio precedente.
Ero in ritradissimo. Lino invece, calmo come non mai, rispondeva alle mail sul cellulare, comodamente seduto in poltrona. Nel frattempo, ridendo sotto i baffi, osservava me che giravo come una trottola per tutta la stanza alla ricerca di abiti, borsa e quant'altro.

Sapevamo perfettamente che presto avremmo dovuto fare i conti con la realtà, che quella serena bolla di stanza d'albergo sarebbe scoppiata, ma ci crogiolammo ancora un po' in quel mare di piacevolissime sensazioni che lo stare insieme ci stava donando.

Del resto, a chi avremmo dovuto dar conto, se non a noi stessi?

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