Il giorno seguente, quando ormai mi ero rassegnato a pranzare per sempre da solo, vidi Alice seduta sotto il pino.
-non ti ho visto ieri- mi disse alzando lo sguardo dal libro che aveva in mano, in attesa che le rispondessi.
In quell'esatto momento potei vedere per la prima volta i suoi occhi verdi, così chiari e splendenti da sembrare finti.
-inizia a fare caldo, il sole mi bruciava la pelle- le risposi un po' intimidito dal suo sguardo.
-ah, sei quel tipo di persona tu?-
-cosa intendi?- le dissi inclinando la testa da un lato.
-sei tutto fragilino e terrorizzato dal mondo?-
Lì per lì mi offesi, ma poi mi venne in mente che lei era testimone diretta della mia timidezza, dato che avevamo passato la pausa pranzo seduti accanto per tre mesi e non le avevo rivolto neanche una volta la parola.
-no- risposi, cercando tutto l'orgoglio che mi era rimasto dentro il corpo dopo le sue parole -solo che il sole mi brucia davvero la pelle, e non mi piace scottarmi-
-capisco- disse lei sorridendo maliziosamente.
Poi abbassò lo sguardo verso il terreno e mi disse:
-stai pestando una primula, spostati da lì-
Io mi guardai i piedi e notai che avevo distrutto una piccola piantina di primule.
-oddio, scusami- dissi dispiaciuto.
-perché mi chiedi scusa? Mica hai fatto un torto a me-
In realtà non sapevo perché le avessi chiesto scusa, ma con qualcuno dovevo pur scusarmi, e c'era solo lei nei paraggi.
Così mi spostai, mi sedetti vicino ad Alice e mangiai il mio panino mentre lei leggeva. Da quel giorno iniziammo a salutarci nei corridoi della scuola.
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IL CADAVERE DI UNA FARFALLA
Short StoryAugusto si è appena trasferito in una piccola cittadina delle alpi, è solo e intimorito quando per la prima volta entra nella sua nuova scuola. Qui conoscerà Alice, una ragazza spaventata dal mondo a tal punto da imprigionarsi nella lettura in ogni...