XXXVI.

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Stavo passeggiando nei giardini di Lussemburgo quando vidi dopo anni una farfalla, la quale mi fece tornare in mente Alice. Eravamo stati amici per errore, amanti per esigenza e lontani per via della mia stupidità. Cosa avevo ottenuto comportandomi in quel modo? Avevo i nervi persi come il passato. Se chiudevo gli occhi potevo sentire il suo profumo a un metro da me, ma non avrei potuto raggiungerla, lei era assente, lontana come la luna. Mentre divagavo con la mente fra i pochi ricordi che erano rimasti della mia giovinezza, mi venne in mente che quello sarebbe stato l'ultimo anno di vita di Alice. "Dopo i 34 anni io sarò morta" mi rimbombò nella mente la sua voce. Quella era la frase che mi disse Alice sotto il pino del parco del liceo quasi 20 anni prima. Era passata una vita.

Di colpo il cuore iniziò a battermi fortissimo. Chissà perché davo per scontato che Alice avesse ragione riguardo le sue previsioni, in fondo aveva predetto che avrei passato una vita a desiderarla quando lei non ci sarebbe più stata e ci aveva preso in pieno. E se avesse avuto ragione anche riguardo la sua morte? Cosa avrei dovuto fare? Lasciare il lavoro e la mia carriera per rincorrere una stupida fantasia da adolescenti?  Non potevo mollare tutto, avevo guadagnato la mia posizione sociale mettendo da parte ogni cosa, anche la mia giovane età.

IL CADAVERE DI UNA FARFALLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora