XII.

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Quando iniziai la terza cominciai a ragionare un po' di più sul rapporto che avevo con Alice, che tipo di relazione era? Eravamo amici? Amanti platonici? Estranei seduti vicino per caso come pendolari sul treno?

Provai a parlarne con Alice ma quando mi fissava con quei suoi occhi verdi mi sentivo nudo e indifeso, e oltre a non aprire la bocca non riuscivo più a pensare a nulla. Lei sicuramente era a conoscenza di questo suo potere su di me, così un giorno mi aspettò fuori dal cancello del liceo e mi prese sotto braccio.

-ora mi metterò gli occhiali da sole, va bene Augusto?-

-perché te li metti?- le chiesi io non capendo.

-così puoi guardarmi in faccia senza arrossire-

E manco a farlo apposta io diventai tutto rosso.

-oh almeno così non vedrò quando arrossirai-  disse ridendo.

-hai qualcosa da dirmi? Perché mi hai aspettato fuori dal cancello?-

-ti dispiace?-

-nonono, non volevo dire questo- dissi io, inciampando sulle mie stesse parole -è che sono due anni ormai che ci vediamo all'ora di pranzo e basta, non è mai successo che facessimo la strada di ritorno insieme-

-oggi pomeriggio ho bisogno di qualcuno che mi faccia compagnia, e i libri per sfortuna non parlano. Poi sta iniziando l'autunno, e tutto comincia a morire, vorrei qualcosa che respiri fra le mani- disse stringendo il mio braccio fino a sentirne il sangue pulsare all'interno.

-per me va bene- le risposi.

-tutto qui?-

-cosa dovrei dire? Mi fa piacere stare con te, poi a me l'autunno piace-

-e quindi?-

-quindi magari posso farlo apprezzare anche a te-

-no, non è così che funziona. Io non funziono così-

-non cambi mai idea?-

-sì assolutamente, ma non tutte.  Se mi metto una cosa in testa questa resta fissa nella mia mente e non se ne va più-

-come una cicatrice?- le chiesi.

-peggio, la cicatrice almeno è visibile, mentre le mie convinzioni no-

-e come fai a crearti queste convinzioni immutabili?-

-si creano da sole, si vede che quando ero piccola mi sono ammalata in autunno e da quel giorno lo associo all'inizio della morte, come associo l'inverno alla morte stessa-

-quindi d'inverno per te tutto muore?-

-si, anche noi in fondo moriamo un po' ogni inverno-

Dalle sue parole compresi che, in futuro, qualora fossi finito fra le sue idee immutabili, non avrei potuto fare altro che dirle addio, per sempre.

Da quel giorno in poi facemmo ogni pomeriggio il tragitto di ritorno insieme. Era stata Alice a decidere di farlo, e a me bastava stare con lei.

IL CADAVERE DI UNA FARFALLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora