XLII.

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Quando arrivai nella sua casa, potei sentire il profumo di rose che sentii la prima volta che ci entrai. Mi trattenni le lacrime dentro per evitare di apparire scenografico, ma la madre di Alice mi riconobbe e venne a parlarmi.

-tu sei Augusto, vero?- mi disse tendendomi una mano.

Io la guardai con gli occhi gonfi, pronti a esplodere, e lei se ne accorse. Così mi abbracciò ed io potei liberare il mio dolore tramite le lacrime.

-ti ha lasciato delle cose, sono nella sua camera-

-a me? È sicura?-

-sì, negli ultimi giorni non faceva altro che parlare di te. Era convinta che saresti tornato, ma non vedendoti ha deciso di venire lei da te. Sull'aereo portava con sé un fiore bianco di Oleandro e un Album di quel pianista che le piaceva tanto-

Io restai in silenzio, ero paralizzato, non avrei potuto muovermi neanche se avessi voluto.

Rimasi in quello stato catatonico per qualche secondo.

Poi la madre di Alice mi prese una mano e mi accompagnò nella camera di sua figlia. Era come la ricordavo, spoglia, con solo la libreria a decorarla.

-ti ha lasciato i suoi libri, i suoi amati classici-

-è riuscita a finirli?- le chiesi io con le lacrime agli occhi.

-no, contava di avere ancora qualche giorno-

Anche questa volta rimasi in silenzio.

Poi dissi alla madre di Alice che sarei passato il giorno seguente a prendere i libri, lei acconsentì e non la vidi più prima del funerale.

IL CADAVERE DI UNA FARFALLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora