21. Teeth

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Sometimes you're a stranger in my bed

Don't know if you love me or you want me dead [...]

Some days you're the best thing in my life

Sometimes when I look at you I see my wife

[5 Seconds Of Summer]

***

Posando le labbra nel mezzo della sua schiena nuda, all'altezza di un grazioso neo cuoriforme, Lauren scatenò in lei un piccolo moto di risa. Quando si era alzata aveva sollevato di poco le serrande, cosicché la luce mattutina perforasse delicatamente la penombra, a sprazzi, e le permettesse passi certi senza disturbare il sonno della sua diletta.

- Ah! Lauren! -. Ella aveva preso un dolce piglio vocale nel pronunciare il suo primo nome. - Dico, sei matta? Mi hai fatto prendere un colpo! -.

- E chi poteva mai essere? Siamo solo io e te in questa casa -.

A momenti Lauren sarebbe uscita per l'usuale corsa mattutina, ma in serbo aveva ancora una vendetta da servire; ed era un piatto tutt'altro che freddo.

Puntò le ginocchia sul materasso e chiuse i fianchi prorompenti della cubana tra di esse. Si sdraiò sullo scavo invitante della sua spina dorsale.

- Sai, Lolita - soffiò al suo orecchio. - Non te l'ho ancora fatta pagare per lo scherzo telefonico dell'altro giorno... -.

- Ah sì? Mi sembra tu ti sia vendicata quattro volte, stanotte... -.

Così intrappolata, Camila doveva necessariamente ammettere di nutrire una leggera ansia; ansia che si concretizzava nella pelle d'oca indotta dal respiro familiare che le batteva addosso. Nulla tuttavia, le avrebbe impedito di essere sfrontata com'era sua natura, dal momento che, pur in ansia, non si sentiva affatto in pericolo, piuttosto eccitata.

- Lauren - gemette, quando i baci si fecero particolarmente umidi.

- Adoro come lo dici -.

Lauren abbandonò il suo collo per proseguire sulla pelle della schiena, al tatto già rovente. Dispensò la propria bocca ovunque, generosamente. Affondava talvolta i denti, con delicatezza, e poi si complimentava con un suadente Tasty.

Quando la percepì all'altezza delle cavità gemelle che precedevano il fondoschiena, Camila cominciò a percuotere la testiera del letto, frustrata dal fatto di non poter soddisfare il proprio desiderio in alcun modo, nemmeno da sola. Intanto, - Stronza! – strillava, dimenandosi per tornare supina. Avrebbe voluto saltare al collo della compagna; per strangolarla, sì, questa volta per davvero. - Dovrai cambiare le lenzuola due volte se non... ah! -.

Lauren aveva continuato la discesa e ora le immobilizzava le gambe, lasciandole divaricate. Il suo respiro caldo era un'autentica tortura.

- Perché diavolo te ne stai lì ferma senza... Oh, Dio... -.

Una mano scivolò al cospetto dell'ambiente più intimo di cui la cubana disponeva. Saggiò il grado di umidità che esso aveva raggiunto. Ritenendolo sufficiente per la vendetta, si ritrasse e la liberò da ogni morsa. Il materasso si alleggerì. Seguì un impertinente Ci vediamo dopo, e poi il tonfo di una porta: Lauren era appena uscita per correre.

- Mi ha lasciato così – mormorò Camila, incredula e ancora vampeggiante in ogni parte, e sprofondò nel guanciale. - Stronza! – gridò, certa di poter essere ancora udita.

***

Rinfrescatasi con una doccia che quietò tutti i bollenti spiriti, Camila era scesa nel back garden armata di una confezione di Gauloises pressoché intatta; e, dato che Lauren le aveva categoricamente vietato di fumare tra le mura domestiche, non aveva trovato volontà e occasione migliori di quelli attuali per recuperare il vizio.

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