Epilogo: Due valigie

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Non ci conosciamo, non più

Ma ti porterei addosso come un profumo

Il bacio perfetto sotto al diluvio

Non ci conosciamo, non più

Mai più

[Lele]

***

Londra

Dieci anni dopo circa


Come diceva Allyson, Vita era giunta quando l'aveva voluto Dio. Se una maternità tardiva, per così dire, l'aveva sempre spaventata, quando effettivamente l'aveva accolta dentro di sé si era ricreduta.

Era stato come rinnovarsi nel sangue e nella linfa, nella pelle e nelle ossa; come essere investita da un fascio di luce.

Quando aveva ricevuto la notizia, Andrew aveva pianto per giorni, incredulo. Al parto, inoltre, aveva dato il meglio di sé, rischiando di svenire per l'emozione. Ora che Vita, otto anni, mostrava perfetta salute e un animo mite, le sue preoccupazioni al limite dell'ossessivo si era allentate, a scapito delle aspettative.

La piccola sedeva innanzi allo specchio, in volto un broncio marcato: la pazienza non era certo suo tratto peculiare. Aveva lunghi capelli castani e grandi occhi celesti, come il padre. Odiava l'inattività, le acconciature elaborate, le gonne, il colore rosa, l'azzurro abbinato al rosso e un sacco di altre sottigliezze preferenziali di cui discuteva animatamente con la madre.

- È questione di un paio di minuti. Visto? Abbiamo quasi finito -.

Allyson depose da parte il pettine e prese a intrecciarle i capelli.

- Ma non possiamo darci un taglio e basta? – protestò Vita, mimando un paio di forbici con le dita.

- Se comincerai a uscire di casa con meno sciatteria addosso, allora possiamo prendere in considerazione l'idea -.

- Mamma, a nessuno importa dei miei capelli quando vado in skateboard! -.

***

Quando Normani aveva incrociato lo sguardo vivace di Roscoe, abbandonato in fasce innanzi a un orfanotrofio, e vi aveva riconosciuto l'impertinenza di sua moglie, gli aveva promesso che sarebbe tornata presto a prenderlo, in ottima compagnia. Pacifico che, in concomitanza della scadenza del suo secondo, florido mandato, avesse rispettato l'impegno.

- Where's my little rascal? - chiamò Harry, entrando nel domicilio Hamilton-Hansen.

Si piegò appena sulle ginocchia, pronto ad acciuffare al volo un birichino di soli quattro anni.

Roscoe spalancò la porta principale con sismico entusiasmo. Quasi ruzzolò sugli scalini che portavano in giardino. Corse con le braccia spalancate nella sua direzione e gli saltò in braccio.

- Ciao, zio Harry! Come sei palliduccio! - salutò, posandogli le manine in viso.

Dinah fu subito al suo cospetto, armata di un asciugamano di spugna color giallo canarino.

- Dove vai con i capelli bagnati? Ti prenderai un raffreddore da record! – lo rimproverò, provvedendo a frizionargli il capo.

***

Manchester


- Wow, sono davvero felice per te -.

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