36. I'll be good

339 14 0
                                    

I thought I saw the devil this morning

Looking in the mirror [...]

But the blood on my hands scares me to death

[...] For all the bruises I've caused and the tears

For all the things that I've done all these years

[Jaymes Young]

***

Camila strisciò la tessera magnetica accanto alla porta della camera d'albergo e, ridacchiando, corse ad abbassare integralmente le veneziane: la luce del tramonto persistette tuttavia a filtrare attraverso di esse, creando un'atmosfera impressionista. Allorché udì la serratura scattare, percepì Lauren già alle sue spalle. Ella la inchiodò al muro e prese a dispensare baci umidi sul suo collo. Tieni le mani in alto, le disse. Infilò le proprie sotto le trame candide del suo vestito, scivolò sul suo ventre teso, sul suo addome pulsante e poi, quando meno se l'aspettava, arretrò sulla schiena e sciolse l'intreccio del suo costume rosso. Con i denti invece, disfò il nodo che stazionava sopra la sua prominenza vertebrale.

- Scappi ancora? - soffiò, con voce vibrante di desiderio.

- No. Assolutamente no. Mai più. Mai-ah! -.

La cubana batté le palme contro il muro, a metà tra l'impazienza e la sorpresa, non appena percepì quelle dell'altra chiudersi sui propri seni minuti e il costume precipitare a terra. Sospirò gravemente e coricò la fronte in avanti. In un moto di ribellione, spinse i fianchi all'indietro, alla ricerca di un collisione che trovò.

- Non torturarmi - impetrò.

- E tu non giocare sporco -.

Lauren la voltò verso di sé e subito si tuffò sulle sue labbra. Con le dita si arrampicò alle sue spalle e, fiocco dopo fiocco, dissipò la chiusura del vestito. Quindi, reggendone gli orli inferiori, le si inginocchiò innanzi; in volto un sorrisetto malizioso.

- Dimmi che devo fare - provocò.

Camila boccheggiò per qualche attimo, ancora frastornata dalla fugace vampata che l'aveva arsa. Il sudore velava palme e piante, interno dei gomiti e retro delle ginocchia, e presto l'avrebbe interamente ricoperta. La salsedine infestava le caviglie e le fessure tra le falangi dei piedi.

Al polso aveva un elastico per capelli. Sorrise, impertinente, mentre lo impiegava per trattenere quelli di Lauren. Quando ebbe completato l'opera, le elargì una carezza leziosa sotto il mento.

- Ho un bel ricordo della tua cucina, sai? – sussurrò; lo sguardo avido e lucido, quasi febbricitante.

Sostenendosi contro la parete, si denudò lentamente. La corvina le agevolò ogni manovra, in apparenza confidente, ma in verità la divorava con gli occhi e con i ricordi. Pareva essere tornata a vedere la luce del giorno dopo interi mesi vissuti al buio. Con le labbra risalì le sue cosce, al tatto in fiamme, e poi ricercò un conferma visiva che svelasse una comunanza delle intenzioni.

- Sai dove ti voglio - replicò Camila, mentre la lussuria accumulata in spiaggia la sconquassava internamente.

Ancorò il viso della compagna, portandolo alla propria altezza per un bacio appassionato. Voleva fosse desiderato come il primo e bisognoso come avrebbe dovuto essere l'ultimo, in un futuro che sperava remoto quanto la propria morte. Non era ormai più in grado di figurarsi un giorno sulla Terra che non accogliesse la sua bellissima, amorevole presenza insieme alla propria. Rinunciarvi le sarebbe costato anni di lacrime, non mesi.

Take a sipDove le storie prendono vita. Scoprilo ora