13. Loving someone

327 15 1
                                    

[...] celebrities lacking in integrity

Holding up the status quo instead of showing the kids that they matter

Who are they gonna batter next?

Just keep holding their necks and keep selling them sex

It's better if we keep them perplexed

It's better if we make them want the opposite sex

[The 1975]

***

Westminster, Londra


A poco dall'inizio dei lavori parlamentari, Dinah faceva nervosamente spola tra la proposta di legge che portava il suo nome e le numerose sedute vacanti che pullulavano tutt'intorno, da una parte e dall'altra. Tra sé e sé imprecava, preoccupata anche dalla presenza della televisione nazionale.

Inizialmente, l'assenza imprevista dell'onorevole Moore la rincuorò; tuttavia, al pensiero che il gruppo conservatore potesse attuare un qualche ostruzionismo volto a impedire la regolare presentazione dell'ampliamento rettificante dell'Equality Act di vent'anni prima, si rabbuiò. Non metteva affatto in dubbio le buone idee che aveva redatto nella bozza degli articoli, piuttosto la indisponeva dover dipendere non solo dalle risorse del proprio, fidato Partito. Ma non è forse questo il brivido della democrazia?

- Sembra che tu abbia bisogno di una dose di ottimismo, ragazza mia -.

- Forse intendi una dose di repellente per buffoni, don't ya? -.

Lord Harry Styles si aprì in un ampio sorriso giocoso: quanto a senso dell'umorismo Dinah Jane Hansen non si sarebbe mai smentita.

- E scommetto che tu abbia preparato il discorso perfetto per insegnare un po' di vero drama al circo, nevvero? -.

- Staremo a vedere -.

Normani si intromise con carisma nella conversazione: - Andrai forte, senza dubbio -. Bastò che saettasse lo sguardo a incontrare quello della collega per indurre un profondo fremito lungo le sue gambe. Se ne accorse ed egoisticamente se ne compiacque. – Right? – ruggì in direzione di Harry, dissimulando abilmente ogni traccia di malizia dietro un sorriso sornione.

***

Islington


Innanzi alla porta color lapislazzulo del numero otto di Moon Street, Edward Moore si lisciò la barba, apparentemente pacato. Ma quando le redini del nobiluomo si ruppero, in uno strappo d'ira, egli batté la soglia con impeto bellico. Quella ragazzina insolente gli doveva delle spiegazioni convincenti.

Tuttavia, mentre si affannava nel cercare le parole più taglienti e agguerrite del proprio repertorio, venne ad aprigli un uomo che, pur dimostrando per viso una quindicina di anni in meno, in altezza lo superava ampiamente di una spanna. In principio, ne fu intimorito: non l'aveva mai visto! Ma in seguito si ricompose con snobismo e allentò il nodo della cravatta color pavone.

- Sono qui per parlare con Lola Estrabao – dichiarò, con tono asciutto.

Shawn occhieggiò furtivamente i dintorni e si fece da parte perché il politico entrasse.

- Lola – chiamò, con una punta di scimmiottamento nella voce. – Abbiamo visite -.

Camila, che sedeva sul sofà e prestava molta attenzione al notiziario nazionale, non si scomodò nemmeno per un saluto, anzi; si limitò a un gelido Cosa vuole?

Senza alcuna intenzione di essere cortese, Mr. Moore si frappose tra gli occhi della latina e la televisione. Il poveretto, come meditava Shawn, non aveva idea che non bisognasse mai atteggiarsi da predatori nel covo della belva. Insomma, avrebbe certo potuto prevenire il rischio, con un pizzico di tempestività; ma perché mai avrebbe dovuto spingersi a tanto? Che venisse pure sbranato!

- Io non comprendo, Ma'am, come sia possibile che non ci siano progressi nell'operazione -.

Camila abbassò leggermente il volume della televisione e alzò lo sguardo sul politico. Se aveva intenzione di sfidarla, avrebbe avuto quel che voleva. Dov'era quel burattino di Campbell? Non v'era gesto più sconsiderato che avventurarsi tutto solo nel territorio nemico.

- Io non comprendo, Sir, – gli fece il verso, deridendo implicitamente il suo accento britannico – come lei possa presumere di saperne più della sottoscritta -.

***

Le bollicine dello champagne, ormai disperse ovunque per il sistema circolatorio, le aiutarono ad addormentarsi l'una accanto all'altra. Lauren stringeva premurosamente una mano di Lucía tra le proprie: non sopportava di essere l'origine della sua sofferenza e di non poter affatto porvi rimedio senza scadere nelle menzogne e nell'ipocrisia. Non provava nulla, nulla che non fosse un affetto radicato in profondità; incondizionato, immutabile, solido e generoso. Avrebbe dovuto farlo sapere anche a Dinah. Quella sciagurata macchinatrice!

La notte incalzava, i respiri si allungavano, i battiti calavano d'intensità. Lauren assestò la trapunta oltre le spalle scarne di Lucía e calò le palpebre.

***

Mentre Dinah proseguiva brillantemente nella sua argomentazione, tra l'evidente plauso generale, Lauren si approssimò all'orecchio di Allyson, che per l'occasione le sedeva accanto: - Sono stata due ore al citofono con Lucy, stamane, a implorarla di scendere e presenziare. Credimi se ti dico che non c'è stato verso di ragionare e che mi ha liquidato con la scusa dell'influenza stagionale -.

- Oh, tesoro. Mi dà molto dispiacere sentire che ci sono attriti tra voi due, ma devi sforzarti di capirla -.

- Se voleva farmi sentire in colpa, beh, ci è ben riuscita -.

- Ha solo bisogno di un po' di tempo per metabolizzare... definitivamente -.

Allyson le prese una mano tra le proprie, tentando di confortarla. Ah, quanti problemi di cuore in quel Gabinetto! Buttò un'occhiata discreta in direzione di Normani, che non si premurava affatto di nascondere il proprio orgoglio, mentre ascoltava l'orazione. Forse qualcosa si può risolvere, meditò, fiduciosa.

- È dal liceo che stiamo così – lamentò la corvina.

Scarabocchiò qualcosa di indistinto sul proprio quaderno, di modo che sembrasse prestare attenzione a un discorso che conosceva ormai a memoria.

- Lo so, lo so. Ma tu hai già fatto il bene di entrambe. Ora devi solo portare pazienza -.

***

- Accompagnalo alla porta, che abbiamo finito -.

Camila, noncurante, rialzò il volume della televisione. Gesticolò in modo vistoso, perché potesse tornare a guardarla. Accidenti, aveva già perso buona parte del collegio! Shawn afferrò tempestivamente Mr. Moore per un braccio, in un tacito ma intimidatorio invito a uscire.

- Finché non vedrò il suo cadavere, non avrà un penny da me! – minacciò quello, tirando le labbra sottili in una linea d'arroganza.

- Finché non vedrò metà del compenso, mi prenderò tutto il tempo che mi serve – ribatté la cubana, senza scomporsi di una virgola. – Lo consideri un acconto -. Perché non mi regalano un primo piano di Lauren? E chi diavolo è la bionda al suo fianco? Si riscosse, notando la faccia paonazza del politico infestare ancora l'abitazione. – Fuori, ho detto – ribadì. – Quando sarà il momento, la informeranno i giornali. Fino ad allora... -. Tacque, sottintendendo in uno sguardo penetrante le parole peggiori.

Scortato l'intruso oltre la soglia d'ingresso, Shawn si accomodò sul bracciolo del divano. Dietro i suoi occhialini squadrati si esagitava un rimprovero di matrice genitoriale.

- Beh? – incalzò.

- Beh, cosa? -.

- Sai che diceva sul serio? -.

- Oh, anch'io. È semplice: niente soldi, niente dovere -. Solo piacere.

Take a sipDove le storie prendono vita. Scoprilo ora