25. Under

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Lost trust, 21 grams of soul

All the sanity I've ever owned, gone

But I'm still breathing through the thunder, and the fire, and the madness

[Alex Hepburn]

***

10, Downing Street, City of Westminster


Gli occhi di Lauren, da giorni perennemente gonfi e arrossati, e sempre abbinati a una cefalea diffusa e pulsante, scrutarono uno a uno i visi tesi delle sue colleghe più fidate. Come loro, ella non dormiva molto. A causa degli incubi sanguinosi che la invadevano, si destava frequentemente di soprassalto, con un leggero strato di sudore ad aspergerle la fronte, e poi, talvolta, erompeva in lacrime.

Il risultato era una brutta, bruttissima cera, talmente insolita per un astro radioso come lei che anche un cittadino comune, con il solo aiuto delle riprese televisive, se ne sarebbe accorto. Tuttavia, di quella vista indegna godevano solo le sue colleghe, in quanto ella aveva deciso di proseguire l'attività politica mantenendo un profilo basso: non avrebbe certo fornito al vecchio Moore l'occasione di assoldare nuovi sicari! Anzi, in via preventiva, aveva chiesto a Lucía di chiudere i lavori parlamentari per un indeterminato lasso di tempo, di modo che potesse riorganizzare adeguatamente il Partito.

Ora che la portoricana persisteva a guardarla con occhi benevoli e comprensivi, nonostante le scorie lasciate da un amore non corrisposto l'avessero indotta a una temporanea lontananza, Lauren sentiva di percorrere il sentiero più sicuro; e se avesse potuto scegliere, avrebbe ricambiato quel sentimento, perché esso non era affatto un maremoto, ma un porto tranquillo.

- Se credono che sia morta o scomparsa, tanto meglio - soggiunse. - Comproveremo se il successo del Partito derivi solo dalla mia bella faccia o meno -. Un sorriso colmo di amarezza incurvò le sue labbra, al pensiero di star soltanto ricambiando la protezione che Camila le aveva consapevolmente garantito, esponendo se stessa al rischio. - Voglio che lavoriate normalmente, io rimarrò dietro le quinte -.

Allyson annuì, grave: il suo istinto materno accoglieva le implicite vibrazioni negative e le soffriva irrimediabilmente. Poiché non era sua abitudine o natura diffidare delle figure estranee quando portavano visibile giovamento, mai in cuor suo aveva pensato che tale Lola fosse in realtà l'incarnazione del crimine e che potesse addirittura arrivare a manipolare sentimenti e situazioni a proprio vantaggio.

I Ministri si congedarono affettuosamente: Dinah fu la prima ad abbandonare la sede a causa dei, purtroppo quotidiani, attriti patetici che non era in grado di sostenere.

- Mani, tu puoi trattenerti solo qualche minuto? - domandò Lauren, mentre rovistava nella propria borsa, alla ricerca di una aspirina, e Lucía la salutava con un bacio sui capelli.

Normani si arrestò con un piede a mezz'aria e internamente sbuffò: sapeva sarebbe arrivato quel momento di confronto, prima o poi.

- Nessun problema - acconsentì e riprese a sedere. Attese in silenzio che i passi delle colleghe si ovattassero del tutto, prima di aprire bocca di nuovo: - So già che vuoi dirmi -.

Nelle iridi di Lauren passò un lampo. L'aspirina spumeggiò nel bicchiere.

- Allora suppongo non voglia sentirti dire che avevi piena ragione? -.

Normani si grattò la nuca, imbarazzata: non ci teneva affatto ad avere ragione ed essere costretta a vedere l'amica in quello stato.

- Pensavo volessi parlare di Dinah - svicolò.

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