27. Love me again

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It's unforgivable, I stole and burnt your soul

Is that what demons do?

They rule the worst of me, destroy everything

They bring down angels like you

[John Newman]

***

Con tutti gli occhi dei parlamentari puntati addosso (e chissà quanti altri milioni di paia ve ne erano dietro la telecamera che la inquadrava), Lauren raggiunse il podio a grandi falcate; tra le palme sudaticce un discreto plico di appunti che non avrebbe voluto dover stendere così presto. Picchiettò il microfono, pronunciando tra sé e sé alcuni scongiuri: c'era forse qualche cecchino ben appostato pronto a giustiziarla durante la sua resa pubblica?

Incrociò lo sguardo grave di Harry, che impietrito sedeva tra i Lord temporali, e poi quello dei propri, fidati Ministri.

Lucía, che emotivamente era la più provata, tentava invano di nascondere il lucore che le velava le iridi. Era per lei, più che una sconfitta, l'infrangersi di un'ambizione che aveva nutrito l'amicizia con Lauren sin dagli albori: guidare il Paese, fare del bene, costruire un futuro dignitoso per tutti.

Normani si mostrava invece intrepida e imperterrita come d'abitudine, ma dentro di sé soffriva indicibilmente, perché di quella scelta non condivideva alcuna parte. E se pure era una mossa per evitare il martirio, allora era anche la perfetta sintesi del dramma politico corrente: una dittatura non intellettuale che si rivolgeva alle pance anziché alle teste.

Lauren era troppo autentica e meticolosa per un simile marciume, ma aveva ugualmente dato fondo a sé stessa per determinare una frattura sanatrice con i colleghi passati. Pacifico che del solco avesse soltanto inciso l'origine.

Dinah, forse un po' irrazionalmente, giurava che avrebbe trovato tale Lola Estrabao (dovessi andare in capo al mondo!) e l'avrebbe strangolata a mani nude. Come si può, si domandava con rabbia e amarezza, soccombere al volere altrui?

Allyson osservava Lauren con occhi colmi di dispiacere e offesa; una sorella maggiore che inerme assiste alla rovinosa caduta del fratellino dall'altalena e cui nulla può opporre perché troppo distante.

- Non parlerò ai presenti ma a coloro che avranno abbastanza umanità da ascoltare. Il mio nome è Lauren Jauregui e prima di essere l'ennesimo Primo Ministro costretto alle dimissioni, sono una figlia di questa Nazione, di questo suolo -. Non v'era bisogno che rivolgesse lo sguardo alla tronfia opposizione conservatrice per scagliare la prima frecciatina nei loro confronti. Un'immigrata alla guida del Governo, che barzelletta! – Oggi non sono qui per riempire di fronzoli un discorso fine a se stesso, ma per tentare di perseguire, ancora una volta, il bene del mio Paese. Non posso, purtroppo, ritenermi ancora idonea al ruolo che mi è stato assegnato in autunno, com'è garbato a Sua Maestà qui presente -. Un cenno educato e devoto al monarca, che sedeva non molto lontano, in ascolto. Aveva quell'aspetto la fine? Un sorriso di circostanza? - Abbandono l'incarico non perché non ne sia più capace, ma perché troppo profondi sono l'amore e la riconoscenza che provo nei confronti del Regno tutto che non vorrei in alcun modo comprometterlo per incostanza mia o malvolere altrui, che purtroppo non ho la facoltà di gestire e manipolare a vantaggio di cittadini e abitanti -.

Scoprendosi pubblicamente vulnerabile, Lauren dovette allontanarsi dal microfono, preda di un lucore colmo di frustrazione. Oh, non era affatto un gesto d'amore per la Nazione, ma per sé; e anche per lei. Difatti, quando sistemò i pochi appunti del discorso, di nuovo salda sul podio, si prese un momento per fissare intensamente la telecamera, tra le lacrime caduche che le annebbiavano la vista, sicura che lei la stesse guardando.

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