Capitolo 6

7.1K 162 8
                                    

Era quasi l'ora di pranzo, avevo pulito e ordinato tutte le camere che Maria mi aveva detto, e nel frattempo avevo imparato a conoscerla meglio.
Era una donna sposata ma non aveva figli, ecco perché trattava Ethan così bene, lo aveva praticamente cresciuto lei quando Amelia era fuori per lavoro.
Ma il marito di Amelia non era mai stato nominato, e non volevo farlo nemmeno io anche se la curiosità era troppa, insomma ero entrata in questa casa da poco e non volevo fare la ficcanaso.

"manca la stanza di Ethan" mi informó Maria mentre cucinava
"oh vado io, che bisogna fare?" lasciai i barattoli di sugo sul tavolo.
"cambiare le lenzuola, spazzare e raccogliere la roba sporca, alcune volte li trovi sparsi per la camera" rise lei, cosa c'era da ridere in un ragazzo disordinato, che lascia fare il suo lavoro agli altri?
"okay vado" gli sorrisi leggermente, presi le lenzuola profumate e mi diressi verso camera di Ethan.
Entrai e mi guardai intorno, non era niente male se non fosse veramente disordinata.

Alcuni indumenti erano sparsi a terra, il letto si trovava a destra, un letto matrimoniale.
Aveva una cabina armadio a sinistra, dritto c'era il balcone che si affacciava al giardino e alla piscina. Alla fine notai un sacco da box vicino all'armadio.
"perfetto" sospirai e iniziai a fare il letto, cambiando le lenzuola con quelle pulite.
Raccorsi tutti i vestiti sparsi e li misi tra le robe sporche, iniziai a spazzare e nel mentre guardavo delle foto.
Alcune ritraevano lui da piccolo, lui con Maria e alcune con sua madre, con i suoi amici, ma mai una con il padre.
Magari aveva il solito padre codardo che appena aveva messo incinta la compagna scappó via, e lui non lo aveva mai conosciuto.

Presi una sua foto tra le mani e guardai quel bambino biondo, con gli occhi verdi che sembravano felici, spensierati, brillavano di felicità, ora invece erano diversi.
Posai la foto e aprì i cassetti, questa curiosità che avevo mi avrebbe portata nei guai un giorno.
Il cassetto era pieno di boxer e calzini.
"stupida" stavo per chiudere ma qualcosa che luccicava, nascosta sotto l'intimo attiró la mia attenzione.
Spostai gli indumenti e presi in mano l'oggetto, una pistola.
Le mani mi tremavano e fissa l'oggetto abbastanza scioccata, cosa ci faceva con una pistola d'argento in casa? E se fosse un...assassino?

"che cazzo ci fai in camera mia?!" mi girai di scatto e lo vidi vicino alla porta, con un espressione arrabbiata e confusa sul viso.
Misi subito al suo posto la pistola e chiusi il cassetto.
"n-niente". Cercai di fare finta di niente, anche se era inutile, mi aveva vista.
"cosa cazzo ci fai in camera mia?!" mi chiese alzando leggermente la voce, si avvicinó velocemente a me e io indiettreggiai spaventata.
"stavo solo riordinando!" non so con quale coraggio gli stavo rispondendo senza balbettare o tremare, per ora.
"non è una giustificazione per spiare nei miei cassetti bambina del cazzo!" sbatte lo zaino a terra.
"che ci fai con una pistola in casa?" chiesi più calma
"fatti i cazzi tuoi" mi guardó negli occhi e io rimasi a fissarli, non c'era nessuna luce. "ti risulta difficile? Ti trovo sempre tra i piedi!"
"ma se ci conosciamo da poco!" risposi.
"appunto, e in questi pochi giorni ti ritrovo sempre a rompermi il cazzo!" urló e io lo guardai, questa volta senza dire niente, sarebbe stato inutile.
"esci" continuó e indicò la porta.
Io annuì e uscì dalla stanza sbattendo la porta.

Chi diavolo si credeva di essere? Se avesse continuato così ogni giorno, la mia pazienza non sarebbe durata troppo.

Per le quattro di pomeriggio tornai a casa, mia madre riposava e per ciò non mi aveva detto niente della visita, speravo fosse tutto nella norma e che nulla si era aggravato.
Dopo avermi fatto una doccia mi misi sul letto e inizia a disegnare, non sapevo cosa di preciso, le mie dita facevano tutto da sole.
Il viso, gli occhi, il corpo muscoloso iniziarono a prendere forma e dopo poco mi fermai, avevo disegnato Ethan.
"ma seriamente?" decisi di staccare il foglio ma prima che lo facessi, qualcuno suonó alla porta.
Chi poteva essere a quest'ora?

Love me, even if it's wrongDove le storie prendono vita. Scoprilo ora