Capitolo 32

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Dopo il malessere di Alexa, Tyler la accompganó subito con la macchina, l'ambulanza ci avrebbe messo troppo tempo ad arrivare in un posto praticamente isolato dalla città.
Ethan aveva accompagnato Carter con la sua moto e fece visitare qualche ferita che aveva, a causa della rissa.

Io ero seduta lì, in sala d'attesa preoccupata per la mia migliore amica, quel giorno era stata fin troppo strana.
E se gli fosse successo qualcosa di molto più grave? Se il motivo non fosse solo una pesante litigata tra i suoi genitori?.
Mi stavo torturando le mani, mangiucchiando le pellicine delle dita, nel mentre mille pensieri si fecero strada nella mia mente.
Alexa era la ragazza più popolare della scuola, tutti la ammiravano, volevano essere suoi amici e aveva la fila dei ragazzi dietro di sè, ma dopo essere stata usata da uno di loro, il carattere della mia migliore amica era cambiato.
Era più aggressiva, non si fidava di nessuno, nel primo periodo nemmeno di me e Tyler.

Ma Carter per lei era diverso, lo notavo dalla scintilla che gli appariva ogni volta negli occhi quando lo guardava, quel sorriso sincero e spontaneo che rivolgeva solo a lui.

Tyler si sedette accanto a me, porgendomi un bicchiere di cioccolata calda.
"si sarà svegliata secondo te?" sussurrai, riscaldando le mani intorno al bicchiere.
"spero di sì, insomma, stava benissimo" lo guardai, aveva anche lui un espressione preoccupata e dispiaciuta. "poi quando Carter e quel tizio hanno iniziato a litigare durante la gara, ha iniziato a stare male"
Annuì, sorseggiando un po di cioccolata.
Mi guardai intorno, odiavo così tanto quel posto, desideravo tanto che, un giorno, non ci sarei più tornata.
Era ormai una routine venire qui, la morte di mio padre, la malattia di mia madre e le infinite visite a cui doveva sottoporsi per controllare quel mosto che aveva dentro di lei.

"ehi" mi girai nuovamente verso Tyler, mi prese la mano, sorridendomi leggermente. "andrà tutto bene, infondo stiamo parlando di Alexa Smith" negai guardando per un nano secondo il pavimento.
"è strano, sento che c'è molto di più. A scuola non hai notato nulla di strano?" la sua espressione cambió, da preoccupato a turbato, come se nascondesse qualcosa.
"bhe no, era la solita Alexa schizzata di sempre" alzai gli occhi al cielo per come l'aveva chiamata.
Pensai al giorno trascorso insieme a casa mia, dopo avermi abbracciata piangendo mi aiutó a cucinare il pranzo, mentre scherzava e rideva con mia madre.
Ma dopo il pranzo era strana, aveva mangiato con espressione turbata sul viso, e poi si chiuse in bagno, uscendo dopo un bel po di tempo.

In quel momento non mi ero accorta di nulla, pensavo a mia madre e a riordinare la cucina.
A cena non aveva mangiato nulla, diceva di non avere molta fame e che non avrei dovuto insistere, quindi mi arresi, e poi quell'improvviso giramento di testa che aveva prima della gara.
No, non poteva essere quello che pensavo, si sarebbe notato, lei indossava sempre...quei felponi larghi.
"ehi, a cosa pensi?" Tyler mi guardó confuso.
"hai avvisato i genitori di Alexa, vero?" chiesi, non volevo dire cose non vere fin quando non avrei avuto la conferma.
"si, saranno qui a momenti"

Vidi da lontano Ethan e Carter che camminavano verso di noi.
Carter aveva un espressione infuriata ma anche preoccupata.
Aveva un piccolo cerotto sul sopracciglio destro, e le mani entrambe fasciate per via delle nocche sanguinanti.
Si sedette accanto a me, senza dire nemmeno una parola, passando le mani fra i capelli.
"novità?" chiese Ethan. Stavo per rispondere ma Tyler mi precedette.
"non ancora" gli rivolse un occhiata minacciosa. "e poi mi chiedo perché siete qui? Che vi importa di Alexa?"
Carter si giró verso di lui, e quasi il suo sguardo fece paura, come se lo volesse uccidere.
"senti coglione, chiudi quella bocca altrimenti te la chiudo io spara-"
"Carter!" Ethan bloccó la minaccia del suo amico, richiamandolo con un tono rigido.
"penso che non sia il posto adatto per litigare" dissi. Ero già tesa per la situazione in generale, non potevo sopportare altre discussioni e risse, sopratutto in un luogo dove dovrebbe regnare la pace e tranquillità.

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