Capitolo 40

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Non riuscivo a spiegarmi il motivo dell'espressione sconvolta di Ethan, dopo aver nominato mio padre.
Magari sapeva anche lui il passato dei nostri genitori.

Alla fine non ero tornata a casa, mi ero data una sistemata e iniziato a lavorare per tutta la mattina.
Il mal di testa mi tormentava e avevo bisogno urgentemente di un aspirina.
Era successo tutto così velocemente.
Ubriacarmi ad una festa, finire con Ethan, averlo visto durante un attacco di panico, la discussione con Tyler e l'improvviso cambiamento di Ethan nei miei confronti, dopo aver nominato mio padre e dopo la chiamata ricevuta da Carter, di cui non mi aveva detto assolutamente nulla, come sempre.

Andava di fretta, non si era nemmeno fermato per fare colazione.
"serata pesante?" chiese Maria, con un leggero sorriso sul volto, mentre posava il cesto degli indumenti puliti sul tavolo.
"si nota così tanto?" sbuffai, iniziando a piegare uno ad uno tutte le robe.
"ma no, solo il viso pallido, il vestito corto... " lanció un veloce sguardo sulle mie gambe scoperte. "e un espressione distrutta" rise alla fine.

"ho bevuto un po troppo ieri sera, e poi mi sono trovata a comporre il numero di Ethan..." non sapevo perché mi stavo confidando con lei, mi fidavo ed era stata la prima ad accogliermi in casa. "e ho sparato cavolate" feci un lieve sorriso, ricordando tutte le cose che avevo confidato ad Ethan.

Mi ero praticamente quasi dichiarata a lui, e non sapevo se fosse stato un bene o un male.
"bhe, se ti sei ritrovata qui, posso solo immaginare cosa hai detto" posó i gomiti delle braccia sul tavolo. Maria era stata la prima a mettermi in guardia su di lui, nominando anche il nome di quella ragazza, a me sconosciuta.

Non sapevo cosa fosse per Ethan, e cosa fosse successo tra loro, ma la curiosità era più forte di me.
"chi è Madison, Maria?" chiesi schietta, girandomi completamente verso di lei.
Mi guardó, inizialmente in panico per poi rilassarsi.
"tesoro, per quanto ti voglia bene e vorrei dirti tutto, questa è una cosa personale che, se un giorno vorrà, Ethan te lo dirà" mi prese la mano e le fissai.

Erano ruvide, per il lavoro che faceva.
Ma tutto questo mistero mi stava mandando in tilt il cervello.
"so solo che si è trasferita, lontana da qui per iniziare una nuova vita, e lo avrei fatto anche io dopo quello che gli era successo" sospirò. "so che Ethan è cambiato, e per quanto affetto provo nei suoi confronti, non è facile da gestire" mi guardó negli occhi.

Da quello che avevo capito, sicuramente gli avrà fatto del male, ma quanto grave era?.

La mattinata era passata in fretta, fortunatamente.
Mentre tornavo a casa, i miei occhi fissavano il display del telefono, sperando che Ethan mi avrebbe cercata con un messaggio o una semplice chiamata, che non arrivó.

Ciò mi metteva rabbia, un attimo prima sembrava interessato a me, trascinandomi persino fuori la discoteca, e un attimo dopo sembrava che non gli importasse niente.
Avviai la chiamata, posando il telefono sull'orecchio, sperando che avrei ricevuto una risposta da parte sua.

Ma niente, squillava a vuoto.

Chiusi la chiamata ed entrai in casa, sbuffando.
"ma guarda chi torna a casa, dopo tutta la notte fuori." la voce irritata di mia madre mi fece sobbalzare.
Chiusi la porta e mi diressi in cucina, lasciando la borsetta sul tavolo.
Viki mi guardava severamente, mentre mia madre furiosa.
"ho dimenticato di chiamarti" mormorai.
Tolsi la giacca posandola sulla sedia.

"davvero? Pensi di giustificarti così?!" alzó la voce, alzandosi dalla sedia.
"Olivia non agitarti..." Viki cercó di farla ragionare, invano.
"No Viki!" posó nuovamente il suo sguardo su di me. "non hai pensato a quanto fossi preoccupata per te?!"
"sto bene, ho dormito a casa di un amico e mi sono completamente dimenticata di avvertirti!" aprì il frigo, prendendo una bottiglia d'acqua.

Love me, even if it's wrongDove le storie prendono vita. Scoprilo ora