Capitolo 4

8.2K 185 14
                                    


Ethan's pov

I suoi occhi verdi si incastrarono con i miei, rimanemmo a fissarci, aveva un espressione sorpresa e adesso anche leggermente spaventata.
Strinsi i denti serrando la mascella e continuai a scendere le scale guardandola in modo minaccioso.
Cosa ci faceva qui? Aveva spifferato tutto alla polizia? Aveva informato mia madre? Anche se fosse, come aveva scoperto dove abitavo e il mio nome?

"signorina Martin?" la richiamó Maria vicino alla porta, lei sembró ritornare con i piedi per terra e spostó lo sguardo verso la domestica.
"ehm si scusi, mi ero incantata a guardare la casa" fece un dolce sorriso e camminó.
Che bugiarda.
"allora ci vediamo domani tesoro" gli sorrise Maria
aspetta come domani?.
"a domani allora signora Gomez" gli sorrise e andó via, Maria chiuse la porta e mi guardó, notando il petto nudo.
"tesoro una maglietta?" alzai gli occhi al cielo.
"chi era quella?" mi girai nuovamente verso la porta, come se lei fosse lì.
"è bellissima vero?" camminó verso la cucina e io aggrotto la fronte seguendola.
"non è una risposta alla mia domanda Maria"

Mia madre sorseggiava un caffè sfogliando una rivista di moda, ma appena si accorse della mia presenza alzó lo sguardo.
"finalmente sei sveglio" sorrise
"buongiorno" risposi freddo, riempiendo una tazza di caffè.

Non sopportavo mia madre, aveva sbagliato tanto con me e non riuscivo a guardarla in faccia come quando ero bambino, quel bambino che adorava sua madre.
"cosa hai fatto alla mano?" la afferró guardando le nocche spaccate e rosse, ritirai in fretta la mano e la guardai male.
"non sono cazzi tuoi" risposi
"sono tua madre!" cercó di alzare la voce e nascondere la delusione che nascondeva dentro di sè.
Sapevo di deluderla spesso, sopratutto per quello che avevo fatto un anno fà, ma lei aveva deluso me da quando avevo tredici anni.
"ora ti ricordi di esserlo?" feci un sorrisetto e continuai a bere. Lei ritornó a sedersi con uno sguardo triste. "Maria non hai ancora risposto alla mia domanda" dissi con un tono più dolce.

Maria era come una seconda mamma, lavorava da noi da quando avevo cinque anni e mi è stata sempre vicino.
Quando ero un bambino mi raccontava le favole, mi portava al parco, era lei che mi curava le ferite ogni volta che cadevo, ed era lei che mi aiutava sempre a rialzarmi, mi asciugava le lacrime, mi metteva a letto, tutto ciò che una mamma dovrebbe fare, ma che la mia non ha mai fatto.

"bhe tesoro sai che sto invecchiando-"
"non è vero" la interruppi sorseggiando ancora il caffè. Nonostante i suoi cinquant'anni si manteneva perfettamente in forma
"invece si" mi sorrise "ho bisogno di un aiuto e quella ragazza si è offerta di darmi una mano, sarà una nuova domestica"
quasi sputai il caffè che stavo bevendo e la guardai.
"cosa?!" alzai leggermente la voce e in quel momento anche mia madre mi guardó.
"si, ha bisogno di un lavoro, perché non accettare? Sembra una ragazza tranquilla" inizió a tagliare le carote.
"come si chiama?" chiesi.
"Chloe Martin" questa volta fù mia madre a parlare e mi girai verso di lei, Chloe Martin.
Perché avevo la sensazione di aver già sentito quel cognome? "è la solita ragazza persa che ha abbandonato scuola, chissà cosa avrà fatto per spingerla a lavorare" inizió a  giudicarla mia madre.

Quanto la odiavo, si credeva migliori di tutti perché era ricca e fondatrice di una ligna di moda.
"mamma" mi avvicinai a lei pericolosamente e la sua espressione cambió, guardandomi "solo perché sei una riccona del cazzo non toglie il fatto che sei una merda dentro" la guardai negli occhi, facendole capire quanto la disprezzassi.

Detto ciò salì in camera mia, avevo bisogno di fare una doccia.
Mi tolsi i pantaloni e i boxer e mi infilai sotto il getto dell'acqua calda.
I muscoli si rilassarono e chiusi gli occhi, tirando i capelli all'indietro.
Adesso avrei visto quella ragazzina più spesso, e lei sapeva ciò che avevo fatto.
Il ragazzo che avevo pestato non era morto per fortuna ma ci ero quasi vicino.
Era irriconoscibile con tutto quel sangue, il labbro spaccato e dopo averlo colpito con il bastone, il sangue spruzzó dalla bocca.
Ripensarci mi fece scombussolare lo stomaco e iniziai a strofinare il bagnoschiuma su tutto il corpo e sulle mie mani, che iniziarono a bruciare, il respiro divenne pesante.
Merda, mi dovevo controllare.
"cazzo!" urlai e tirai un pugno al muro, un altro, e un altro ancora fin quando del sangue non iniziò a gocciolare.

Love me, even if it's wrongDove le storie prendono vita. Scoprilo ora