Capitolo 29

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Quella mattina avevo passato tutto il tempo a pulire il casino che aveva causato Ethan, o meglio, il suo attacco di rabbia.
Poche volte lo avevo visto così, e speravo di non vederlo mai più, ma purtroppo era qualcosa che non riusciva a controllare, anche se voleva.
Lui non voleva parlarmi, né guardarmi, come se si vergognasse del mio sguardo, di un mio tocco o delle mie parole, e ciò mi faceva male, quando avrebbe capito che non mi sarei mai vergognata di lui?.
Sospirai e uscì dalla doccia, avvolgendo intorno al mio corpo un asciugamano.
Uscì andando verso la mia stanza e guardai fuori, si era fatto ormai buio e si sentiva un odore di pioggia.

Ma la mia mente pensava solo ad una persona, cosa stava facendo? Si era calmato?.
Sbuffai torturandomi le unghie con la bocca, per poi vestirmi velocemente.
Il telefono segnava l'arrivo di un messaggio, lo lessi sbuffando, ancora una volta era Tyler.
Gli volevo bene e lo consideravo un fratello, ma in quel periodo era troppo appiccicoso, e non sopportavo ciò.
Volevo I miei spazi e non mi serviva una persona che mi mettesse in guardia ogni volta, che mi stesse addosso soffocandomi.

Ignorai il messaggio è mi asciugai i capelli, mi truccai leggermente e uscì dalla mia camera prendendo la giacca, mamma era uscita con Viki fortunatamente, almeno non mi avrebbe fatto domande.
Uscì da casa mia e alzai il cappuccio, iniziando a camminare.
Non avrei lasciato Ethan da solo, nonostante tutto quello che fosse successo tra noi, nel momento dell'attacco di rabbia anche lui era spaventato, sembrava che non si rendesse conto di quello che stava facendo.
Ero abbastanza sconvolta anche per l'apparizione di Justin, era l'ultima persona che speravo di incontrare in questa città, ma potevo reggere tutto ciò, lui non aveva più un influenza forte su di me, come un tempo.
Ma non riuscivo a spiegarmi come si facessero a conoscere lui ed Ethan, avevano qualcosa in comune? O erano semplicemente amici?.

Appena arrivai d' avanti casa sua, vidi un auto ferma lì, con un uomo all'interno che aspettava qualcuno, era vestito elegante e ogni tanto controllava se la camicia fosse abbottonata bene.
Vidi Amelia uscire da lì e subito mi nascosi dietro ad un albero, se mi avrebbe vista lì mi avrebbe cacciata subito.
Indossava un abito bianco corto, con una scollatura a V e fatto di pizzo. Era davvero una bella donna, non lo avrei mai negato se non fosse per il suo carattere da strega.
Salì in auto con un sorriso radioso e andarono via, magari avevano un incontro di lavoro, tra non molto ci sarebbe stata la sfilata e doveva preparare tutto al meglio.

Mi avvicinai alla porta e suonai il campanello. Strinsi le mani dentro le tasche della giacca, non avevo preparato nessun discorso o qualcosa da dire e l'agitazione si stava prendendo possesso di me.
Maria aprì e mi guardó dolcemente confusa.
"Chloe? Tesoro che ci fai qui? Hai dimenticato qualcosa?" mi chiese e negai.
"posso entrare?" lei annuì ed entrai subito, abbassando il cappuccio. "ehm vorrei parlare con Ethan" chiesi, sperando che mi avrebbe fatta salire al piano di sopra.
"oh" Maria si grattó la nuca, visibilmente a disagio. "credo che non sia il momento migliore per parlare con lui, lo hai visto stamattina" incroció le braccia al petto.
"non si è ancora calmato?" chiesi preoccupata.
"oh certo che si è calmato, almeno per ora, ma vedi-"
"Chloe" Maria non finì di parlare che una voce femminile la interruppe.

Alzai lo sguardo verso le scale, al piano di sopra, e vidi i capelli rossi di Sophie, portava dei jeans a vita alta e un top arancione, che si abinava perfettamente a lei.
Che ci faceva lei qui? Sapevo che lei ed Ethan erano molto amici, ma lui l'aveva chiamata? aveva bisogno di stare con lei per calmarsi?.
Mille paranoie invasero la mia mente, sembravo quasi...gelosa.
"che ci fai qui? Ti ha chiamato Ethan?" mi chiese sorridendomi, scendendo le scale.
"no, ero solo preoccupata per lui" la fulminai con lo sguardo, non mi piaceva quella situazione. "posso vederlo o siete impegnati a fare altro?".
Lei mi guardó confusa e poi spostó il suo sguardo su Maria
"tranquilla la porto da lui" Maria annuì e andó in cucina.
Non sapevo cosa pensare o credere, sembrava che si fidasse più di lei che di me.

Love me, even if it's wrongDove le storie prendono vita. Scoprilo ora