36. Banale

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Canzoni jazz, nulla di più banale di sera per le strade di una città, quanto le luci dei negozi e dei lampioni in contrasto con il buio circostante. Ma non dava fastidio a nessuno, né al musicista di tromba, né ai passanti, né ai baristi del caffè lì accanto, contribuiva a creare un'anonima ma calda atmosfera di una nottata cittadina.

In quel bar, seduto davanti a un computer, un brioches e un cappuccino e con accanto sparpagliati fogli, libri, penne e evidenziatori; appena svegliato Tommaso faceva colazione mentre costruiva l'ennesima sceneggiatura che probabilmente non gli avrebbero accettato, per l'ennesima volta. In ogni caso non sembrava scoraggiarsi più di tanto. Continuava imperterrito e con la stessa voglia, passione, scintilla, di sempre.

Intanto, dietro al bancone, Giovanna lavorava come una pazza. Correva da una parte all'altra sempre con in mano qualcosa. In quella città, a quell'ora, nel caffè sembravano essere presenti tutti i tipi di avventori, da chi faceva colazione a chi after con gli amici non mancavano coloro che avevano orari talmente strani da prendersi dei panini per il pranzo.
Gli ordini erano di quanto più vari: caffè, margarita, succo d'arancia, negroni, cappuccino, tequila, panini al prosciutto cotto.

Lui con la testa sopra quella di lei. I due fratelli, mezzi sdraiati su un piccolo tavolino rotondo, erano ubriachi fradici. Avevano decisamente esagerato. Quella volta.

Correva, era in ritardo. Come al solito. Ma non era colpa sua: aveva troppi impegni. Era appena sceso correndo dalla metro. Camminando sulle scale mobili per fare prima. Mentre svoltava un angolo che su entrambi i lati sfoggiava due insegne retrò da caffè, lasciò un paio di monete al jazzista che lì accanto stava suonando. Lui, non aspettandosi una così generosa donazione, si tolse il sottile cappello di paglia in un gesto di saluto e gratitudine; suonando con una sola mano per non dover fermare la musica.

Valentina aprì di nuovo gli occhi, stizzita. Proprio sulla via più affollata e frequentata, specie la notte, della città doveva abitare? Dormiva malissimo la notte, svegliandosi continuamente per i rumori; tanto che la mattina a scuola si addormentava anche se il suo banco era difronte alla cattedra. In più il bisogno di sonno la faceva sentire come se il suo cervello si stesse friggendo e facendo implodere allo stesso tempo, e i moment non bastavano.
E il trombettista, proprio sotto la sua finestra, non capiva che lì le persone ci abitavano? E che la notte dormivano? O almeno ci provavano? E che senza di lui ci sarebbero riusciti? E che, insomma, dava fastidio?
E se proprio doveva che almeno suonasse qualcosa di originale, i jazz la notte in città era mainstream.

Marco aprì la porta massaggiandosi le tempie, quella serata l'aveva sfinito, quello era il suo turno di rimanere sobrio, e non era decisamente un bello spettacolo. Aveva anche dovuto riportare tutti a casa.

Carmela stava camminando veloce mentre mangiava una focaccia al formaggio.
Si stava dirigendo verso casa per tornare a lavorare, dopo aver portato Film a fare una passeggiata. Film era il suo pastore tedesco grigio, bianco e nero, come un vecchio film.
Una volta a casa si sarebbe messa a provare la parte per l'audizione del giorno seguente.

Cantava, improvvisando e  cercando di adattare uno dei suoi testi alla musica del jazzista che lo guardava abbastanza sorpreso. Si girò verso di lui sorridendo, senza smettere di cantare, per poi rivolgersi nuovamente al "pubblico".

Antonio dopo un'attimo di sorpresa, si girò, dandogli leggermente le spalle, a quanto pare quella serata sarebbe continuata con un duetto per voce e tromba*. Lavorando in ufficio episodi come questo non si verificavano mai. Gli avrebbe chiesto il numero per organizzarsi ed esibirsi ancora insieme.
Nonostante la sera in città il jazz fosse banale.


*inizialmente avevo scritto 'mezzo improvvisato', ma poi abbiamo fatto una lezione di musica sul jazz e ho scopeto che è tutto improvvisato

Ho fatto leggere questo testo a un mia amica e compagna di classe e ha detto che la parte di Valentina le piace poco, ma comunque secondo lei sarebbe meglio finirlo al musicista che saluta l'uomo in ritardo.
Voi cosa ne pensate?

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