19. Mal di testa

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Il dolore si era spostato: adesso non era più la parte destra della testa a fare male, ma tutta la parte superiore. Anche i pensieri erano cambiati e da completamente assenti erano passati susseguirsi con un'incredibile velocità senza un filo logico che li connettesse. Teneva la testa appoggiata sul banco tra le braccia conserte, cercando inutilmente di concentrarsi sulla verifica di algebra che aveva difronte. Probabilmente quella sarebbe sarebbe stato il suo primo 6, se non si contano i voti in pagella. Infatti sul libretto dei voti essi saltavano continuamente dal massimo al minimo, non c'erano vie di mezzo al di fuori delle medie finali. Quella, se non si conta il mal di testa che le impediva di concentrarsi, sarebbe stata una verifica da 10.
L'ora successiva fu anche peggiore, la prof di geografia aveva iniziato un dibattito con la classe su chissà quale argomento. La 4H, però, era una classe molto agitata e il tutto si era ridotto a urla confuse, il mal di testa era diventato tremendo. Fortunatamente il professore dell'ora successiva, l'ultima, sarebbe stato assente e Miriam sarebbe potuta tornare a casa prima e mettersi a dormire.

"Richard, ti prego vieni a prendermi. La mia testa sta esplodendo e io mi sto addormentando in piedi", era appena uscita da scuola e aveva chiamato il suo migliore amico e coinquilino; andava a scuola a tre ore da dove abitava, senza aiuto non sarebbe, probabilmente, riuscita a tornare a casa.
Mezz'ora dopo una splendida ragazza dagli occhi iridescenti e un ragazzo vestito completamente di nero la stavano sostenendo. I suoi coinquilini la stavano tempestando di domande.
"Vi ho detto che ho mal di testa! Certo che potevo scegliermi un migliore amico meno stupido" borbottò.
"Hai ragione, scusa" disse la ragazza.
"Tranquilla bellissima, parlavo a quell'idiota del tuo ragazzo".
Richard era un ragazzo magro e slanciato. Avrebbe avuto i capelli castani, ma li tingeva sempre dei colori più disparati, anche più volte al giorno. Sia lui che Katrin, la sua ragazza, avevano gli occhi multicolori, che comprendevano tutte le tonalità possibili: nero, verde, azzurro, blu, rosso, rosa, grigio, marrone, giallo, viola. Gli occhi di Richard cambiano a seconda del tempo, della luce, della temperatura interna ed esterna al suo corpo, del suo umore e di ciò che indossa. Quelli di Katrin erano iridescenti.
Quest'ultima aveva dei mossi capelli rossicci, a parte quello era veramente difficile da descrivere, era semplicemente stupenda.
Miriam e Richard si erano conosciuti tre anni prima, quando lei si era trasferita a Londra. Durante le vacanze estive appena passate era sparito, per questioni di famiglia, e al suo ritorno si era portato Katrin, presentandola come la sua fidanzata. Nel giro di un mesetto si erano poi trasferiti insieme ad un'altra ragazza in un piccolo appartamento in uno dei quartieri più squallidi della periferia della capitale inglese.
La quarta coinquilina si chiamava Ilaria ed era una casinista di prima categoria; gli altri l'avevano conosciuta perché cercava qualcuno con cui condividere l'affitto.
Spesso durante la cena o quando non avevano niente da fare confrontavano parole e scioglilingua delle loro lingue natie, Miriam e Ilaria erano italiane, Richard Inglese e Katrin austriaca. Non raramente a questi momenti si aggiungevano le gemelle Louise, Melisande e loro fratello Javier, loro erano sempre vissuti a Londra ma avevano entrambi i genitori francesi.

Quattro ore e mezza e un panino al volo dopo Miriam si stava rigirando nel letto cercando di dormire, nonostante fosse stanca morta il mal di testa glielo impediva. I ricci capelli biondo platino sparpagliati sul cuscino bianco.
"Hey, Spirito Tormentato" Richard era entrato in camera sua già col cappotto. Capitava spesso che la chiamasse così, essendo i suoi occhi neri l'unica cosa che spiccavano scuri quando la guardavi sembrava un fantasma e aveva sempre molti pensieri per la testa, oltre ad essere incredibilmente pessimista.
"Io esco"
"Va bene" mugugnò lei " e anche  se sono pallida e mi vesto di bianco non sono un fantasma"
"Come vuoi, ciao" si sentì il rumore dei tacchi rimbombare per tutto il corridoio, avviandosi verso la porta d'ingresso che fece scattare la serratura con un rumore metallico.

Gli occhi neri di Miriam continuarono a vagare sul soffitto, mentre nella sua testa si affollavano pensieri senza una logica. La splendida era uscita per andare al corso di scultura, prima di uscire le aveva fatto compagnia parlando di cose a caso, aveva una voce molto bella e tranquilla; Ilaria invece era al lavoro.
Il rumore metallico della serratura che scattava si fece nuovamente sentire.
"Bonjour!"
"Ciao Louise, potresti abbassare la voce?"
"Come mai sei a letto?"
"Mi sento la testa esplodere e sto morendo di sonno, ma non riesco a dormire. Per piacere abbassa la voce"
La ragazza, dopo averla guardata con uno sguardo dubbioso, decise di fare un tour per la camera.
"Wow! Che bel disegno!"
"Abbassa la voce"
"Scusa ma in che lingua hai scritto?" Louise non sembrava aver capito che Miriam si sentisse male.
"Secondo te?"
"Russo!"
"Abbassa la voce; comunque è in alfabeto latino, non cirillico"
"Non sapevo conoscessi il tedesco!"
"Ma se sono italiana e quello non è inglese"
"Ah! Italiano!"
"Si, finalmente ci sei arrivata. Abbassa la voce"
"Sei noiosa quando stai male!"
"Abbassa la voce" se non fosse stata così male probabilmente la bionda si sarebbe già arrabbiata. 
"Di solito posso guardarti disegnare, o ballare o ascoltarti suonare o infastidirti mentre leggi o scrivi" Miriam si rigirò nel letto emettendo un mugugnio infastidito. "Così sei noiosa"
"Fidati che mi stai infastidendo comunque" Calò il silenzio.
"Se ci tieni potresti suonarmi tu qualcosa"
A Louise si illuminarono gli occhi: "MI lascerai suonare il tuo pianoforte!?"
"Si"
La mora, tutta sorridente, si sedette al piano a colonna che si trovava difronte al letto.

Louise era un'ottima musicista, ma sembrava che negli altri momenti non riuscisse ad essere tranquilla. Aveva dei lunghissimi  capelli neri che le arrivavano alle ginocchia e che acconciava in un lungo e spesso codino che reintrecciava una volta al mese. Era molto alta e decisamente imponente. Capitava che lei, Miriam e Ilaria andassero a balletti di danza classica o concerti di musica per orchestra e faceva sempre uno strano effetto. Louise era alta e muscolosa, Ilaria era ricoperta interamente di tatuaggi e Miriam era di un biondo platino, pallida e vestiva solo con larghi abiti di un bianco immacolato.

Nella stanza si sentì una strana canzoncina in francese che fece interrompere la melodia al pianoforte.

"Scusa, la mamma mi vuole a casa"
"Ciao"
In quel momento si sentì nuovamente la porta aprirsi ed entrò Katrin con gli occhi puntati sull'enorme statua di legno, che rappresentava due pesci in una cascata, che teneva in mano. Dopo che la ragazza ebbe appoggiato con molta cura il suo capolavoro sul tavolo della cucina, si tolse gli stivali ed entrò in camera di Miriam.
"Ciao Louise! Come sta il Fantasma dell'Opera?"
"Abbassa la voce"
"Ciao Katrine, io stavo giusto tornando a casa"
"Ci si vede!"
"Abbassate la voce!"
"Scusa" risposero le due in coro.

Dopo che Louise se ne fu andata, Katrine si avviò in cucina per preparare la cena.

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