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"È andata piuttosto bene" esclamo con un sorriso sincero, intanto che sciacquo i piatti nel lavabo. "Sì, direi di sì". "Pensi che abbia fatto una buona impressione ai tuoi amici?". "Direi. Non ti staccavano gli occhi di dosso. Approvano la mia scelta".

"Ma sono stati loro a buttarti tra le mie braccia. Ricordi in discoteca?". Lui si sporge su di me, mettendo le dita sotto al mio mento. "Non credo proprio. Eri già nel mio radar. Ti cercavo da tre anni". "Hai aspettato così tanto tempo per farti avanti. Cosa ti ha bloccato? E non dirmi che era per via del tuo look grunge". Gli porgo il piatto, vedendolo mentre lo asciuga con il panno per riporlo nella credenza.

"Credevo che non ti sarei mai piaciuto. Eri troppo fuori dalla mia portata". "Certo" soffoco una risata, prendendolo in giro. "E guarda dove siamo adesso. Forse sei l'uomo giusto che ho sempre cercato. Io e te siamo uguali". Lui serra le sopracciglia, chiedendomi che cosa intendo. Ah, se solo scoprisse le tante cose che ci accomunano.

"Abbiamo gli stessi gusti, le stesse ambizioni... e siamo decisamente entrambi troppo belli" sogghigna, mettendosi dietro di me. Il suo cavallo contro il mio bacino. "Ti aiuto a lavare i piatti?" sprofonda le labbra sul mio collo. "No, io direi di rimandare il lavaggio e di uscire".

"Uscire?". Mi volto, incrociando il suo sguardo cangiante. "Ti va di andare a ballare?". "Preferirei stare qui" sbotta, sfiorandomi le labbra. Mi mette una mano dietro la nuca, spingendomi verso di sé. Le lingue si intrecciano, il suo buonissimo profumo mi inebria le narici. Con le mani scende dalla nuca fino al seno, palpandolo dolcemente. Poi scende ancora verso i fianchi, stringendoli in una morsa decisa. Allenta il nastro della maglia, facendolo ricadere sulla pancia.

"Vedo che non indossi il reggiseno..." commenta, alzando un lato della bocca. "Mi conosci abbastanza da sapere che ormai è un optional". Mi prende i seni nelle mani, e con la bocca scende dalle scapole verso i capezzoli. Inarco la schiena, respirando piano. Il mento in su e il cuore che batte come un forsennato.

"Vuoi ancora andare a ballare?" mi interroga mentre gioca con la lingua. "Non ne avrò mai abbastanza di te" infilo le dita nei suoi capelli. Torna con la bocca sulla mia, mi prende da sotto le cosce e mi porta in camera. Sfila pantaloni e mutandine, prendendosi quello che vuole. Non è più sesso senza sentimenti. Lo è stato le prime due volte che lo abbiamo fatto nel mio soggiorno. Dal giorno seguente si è trasformato in qualcosa di più, qualcosa che non mi posso permettere. Sono andata a Madison per voltare pagina una volta per tutte.

Dovevo vederlo di nuovo per dirgli che mi fa schifo, ed ho esitato dal prendere il coltello per ficcarglielo nello stomaco. Non potevo essere come lui, anche se è stato proprio lui a farmi diventare quella che sono oggi.

Il mio ragazzo si addormenta accanto a me. Le labbra socchiuse, gli occhi serrati. Gli lascio un bacio nell'incavo del collo prima di tornare in cucina. Indosso la vestaglia, e mi chino in avanti per raccogliere la maglia sul pavimento. Finisco di lavare i piatti. Mi preparo una tazza di tè che correggo con un goccio di whisky. Lo sorseggio sedendomi sul davanzale della finestra che dà sulle scale antincendio. È notte fonda, e odo i clacson in lontananza.

𝐕𝐎𝐘𝐄𝐔𝐑 | 𝙂𝙪𝙞𝙡𝙩𝙮 𝙋𝙡𝙚𝙖𝙨𝙪𝙧𝙚 (𝟏) 𝘾. 𝙀.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora