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Ho creduto di essermi davvero liberato di lei dopo essere uscito con dignità fuori dalla sua porta. Per quanto, sinceramente, mi è dispiaciuto chiudere quella porta. Lei è stata qualcosa di nuovo, qualcosa che credevo di non poter rivivere più dopo Adaline. Non mi ha contattato, non si è fatta vedere. Inizio a sentire di nuovo quella libertà attraversarmi la pelle. Il venerdì sera, il giorno prima di andare a pranzo da Tom, decido di uscire ma non avverto né lui – a cui devo ancora delle spiegazioni per lo scontro con Scott – né Adam. Incontro dei colleghi, classici nerd che smanettano al computer da mattina a sera. Io ho perso quel vizio. Ultimamente avevo uno sfogo più interessante su cui trastullarmi. Un prurito che non ho placato, non del tutto. A questo proposito, diverse ragazze incrociano il mio sguardo stasera. Donne appetibili, seducenti. In poche hanno i capelli castani – una cosa che mi fa impazzire – quindi mi soffermo su quelle, lasciando ai miei colleghi la scelta tra rosse, bionde e corvine. Non sono mai stato capace di avvicinarne una. L'ultima volta, è stata lei a stuzzicarmi offrendomi quello strano cocktail afrodisiaco che penso ordinerò anche stasera. Mi avvicino al bancone, facendo un cenno con la mano alla barista. È una donna. Ne ho viste poche che sanno fare bene il loro lavoro, e lei ci riesce. La osservo quando agita lo shaker per poter creare meravigliosi e scenici cocktail a base di rum e ghiaccio. Con i suoi occhi verdi mi domanda: "Ciao, cosa ti servo?".

"Ehm...". Ecco. Il me sfacciato e dissoluto si è dissolto insieme alla mia recente relazione. "...vorrei un...". Faccio troppe pause, al che lei sogghigna. Si sporge sul bancone e fa: "Sembri un po' a disagio. Andrò ad intuito allora". La vedo prendere di nuovo lo shaker, versare qualcosa dentro con un misurino. Lo agita, e alla fine lo versa in un bicchiere per margarita. "Avanti, dimmi se ti piace". Lo assaggio, assaporando immediatamente il sapore dolce del cocco mischiato al rum. "Si chiama Malibù. Uno dei cocktail più noti al mondo".

"È buonissimo" riesco a commentare, facendola sorridere. "Oh menomale. Quindi sono assunta?". Le rivolgo un'occhiata perplessa. "Assunta?". "Sì, sono in prova. Se mettessi una buona parola per me, potrei scavalcare qualcuno". "Non sono bravo con le parole..." la bionda soffoca una risata. "L'ho notato... allora facciamo così. Questo cocktail te lo offro, ma il prossimo me lo offri tu". Un altro cliente la richiama, facendola allontanare da me. Le guardo il fondoschiena, e mi ritrovo a pensare che in fin dei conti le bionde non sono così male. Torno dai miei amici con il Malibù tra le mani. Quasi istintivamente prendo il cellulare, scorrendo le varie notifiche spam. Per qualche secondo spero di avere notizie, di sentire una determinata persona. Mi manca.

"Perché ti sei intrattenuto così tanto?". "Mi sono lavorato la barista" spiego a Eddie intanto che gioca a qualcosa sul telefono. "Ah, sì? Ed hai ricevuto il solito due di picche?". "No, anzi. Ultimamente mi va piuttosto bene con le donne". "Ci crederò quando lo vedrò". Dopo una buona ora torno al bancone, ordino un altro drink e scopro che la bionda si chiama Sylvie. "Ora che sai il mio nome, cosa intendi fare?".

𝐕𝐎𝐘𝐄𝐔𝐑 | 𝙂𝙪𝙞𝙡𝙩𝙮 𝙋𝙡𝙚𝙖𝙨𝙪𝙧𝙚 (𝟏) 𝘾. 𝙀.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora