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È sabato mattina. Sotto insistenza di Emma ho dovuto prendere un altro giorno di festa, nonostante gli imputati in tribunale non aspettano me per sapere se potranno continuare a vivere la loro vita o se finiranno dietro le sbarre. Dopo lo shopping dell'altro giorno, ho custodito il cofanetto di Tiffany sotto ad una pila di maglioni che so Emma non controllerà mai. Adesso devo capire quando farle la proposta. Oggi aspettiamo i miei amici a pranzo. Emma è di un mese esatto. Non so come funzionano queste cose, per questo ho chiesto consiglio ad un caro amico che sta attraversando lo stesso periodo. "Di notte è irritabile, ma non sempre" spiego ad Adam non appena mi raggiunge. "Ci sono giorni in cui ha una voglia assurda di saltarmi addosso. Al mattino le porto la colazione a letto, e ogni due per tre mi chiama in ufficio richiedendomi nuove cose da acquistare".

"È normale, Tom. Le voglie sono frequenti nel primo trimestre". "Ma ha voglie strane. L'altro giorno voleva inzuppare le patatine nella cioccolata. Le ho detto che deve mangiare sano per far star bene il bambino. Non voglio che esca fuori una specie di alieno". Adam soffoca una risata. "Tom, sei solo turbato da tutta la situazione, e Emma è una donna incinta che già di per sé non dice mai di no al cibo. Le cose che ami e che odi in lei verranno alimentate dalla gravidanza. Quindi tieni duro, amico. È solo l'inizio".

"Grazie, Adam. Sai sempre come risollevarmi il morale" ironizzo e con lui esco in giardino mentre le donne sono in cucina. "Come va a lavoro?". Lui fa una lieve smorfia. "Bene ma, insomma, è estenuante. Ieri sera sono tornato a casa alle undici dopo un turno di diciotto ore. A volte penso di aver sbagliato a prendere Medicina". "Tutti i lavori sono così. Alla fine devi solo prenderci la mano... ricordami qual era la tua seconda scelta". Adam sogghigna. "Volevo fare l'astronauta".

"Quello a otto anni, quando tua madre ti ha comprato il telescopio. Alla fine del liceo, quando dovevi scegliere a quale college andare, su quali studi ti sei soffermato?". Lo vedo pensarci su. Intanto il sole batte sulle nostre teste, filtrando attraverso il tetto del gazebo. "Ti dico cosa volevo fare io. Diventare il presidente degli Stati Uniti". Lui soffoca una risata. "Ti avrei visto bene. Di certo saresti stato meglio di Trump".

"Su quello non c'è dubbio. Nonostante fosse il lavoro dei miei sogni, adesso la mia vita sarebbe completamente diversa. Sballottato da una parte all'altra, sempre in pericolo. Al comando di tutto. No, preferisco fare l'avvocato".

"Ti sta riuscendo bene finora. Quanti sono stati dichiarati colpevoli dopo i tuoi capi d'accusa?". Mi gratto il mento. "Ho perso il conto. Direi un centinaio". Continuiamo a parlare, perdendo di vista il tempo e la domanda posta ad Adam. "Non mi hai ancora detto cosa avresti voluto fare, se non ti avessero accettato a Harvard".

"Ottenere una borsa di studio per il football e dedicarmi esclusivamente allo sport". "Non sapevo fossi nella squadra di football del tuo liceo...". Adam fa spallucce. "È passato così tanto tempo". "Io e te non ci saremmo mai incontrati se avessi scelto lo sport". Lui ammicca, dandomi ragione. "Presumo tu sia contento di avermi conosciuto". "A volte sei una spina nel fianco, Tom ma non per questo non ti considero come un buon amico". Le sue nocche si scontrano con le mie. "Devi ammettere che le feste celebrate alla nostra confraternita erano le migliori".

𝐕𝐎𝐘𝐄𝐔𝐑 | 𝙂𝙪𝙞𝙡𝙩𝙮 𝙋𝙡𝙚𝙖𝙨𝙪𝙧𝙚 (𝟏) 𝘾. 𝙀.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora