Senza neanche accorgermene, mi sono addormentato perdendo di vista l'orologio. Sono quasi le nove e sono nudo come un verme sul mio letto. Solo. Lei è sparita. Infilo di nuovo i jeans, raggiungendo la cucina. Penso di aver sognato ogni cosa ma al capezzale del letto trovo le sue mutandine. Come ho fatto a prendere sonno? Non ricordo l'esatto momento in cui è successo. Buio totale. Prendo la bottiglia di birra riscaldata dal comodino, portandola in cucina. Nel momento in cui apro il cestino per poterla buttare, noto qualcosa all'interno. Una polvere bianca galleggia sul fondo. Allarmato, raggiungo il bagno aprendo il mobiletto sopra il lavandino. Il mio vecchio flacone di benzodiazepine è ancora lì. Compresse per la cura dell'ansia che assumevo fino a qualche anno fa. Il tappo è leggermente svitato e comprendo che è stato manomesso. Lei mi ha drogato per farmi perdere conoscenza. Ma perché?
Non posso cercare una risposta plausibile, poiché ho appuntamento con Tom e non posso insospettirlo ulteriormente. Lo raggiungo al Blaggards, trovandolo seduto al bancone. "Fai aspettare le donne, non gli amici". "Scusa, mi sono addormentato". Ordina due birre con un cenno della mano. "Che hai? Ti vedo stanco".
"Te l'ho detto. Mi sono addormentato, ed ho dormito male. Ho solo mal di testa adesso". Odo dei chiacchiericci alle mie spalle ma non ho la forza di voltarmi. "Emma vi ha invitati da noi a pranzo, sabato. Ci sei?". "Non lo so. Non ho ancora controllato i miei turni di questa settimana". Mi porto una mano alla fronte, avvertendo un dolore lancinante alle tempie.
Il barista ci porta le nostre ordinazioni per poi andare via. "Di cosa stavamo parlando stamattina? Vuoi riprendere il discorso?". Scuoto la testa, posando le labbra sul bordo del boccale. "L'hai sentita oggi?".
"No" mento, ovviamente. Stavo con lei fino a qualche ora fa. Evidentemente mi è sfuggito qualcosa. La mia compressa per l'ansia com'è finita nella bottiglia di birra? Una bottiglia di birra che lei ha aperto. Come faceva a sapere del mio problema con l'ansia? Come se non fossi già abbastanza pieno di interrogativi, adesso se ne aggiungono altri. Le ho fatto delle domande ed ha messo in chiaro di voler andare a letto insieme prima di darmi delle risposte. È questo. Mi ha drogato affinché potesse andare via e non dirmi nulla. Cosa nasconde?
"Hai intenzione di risentirla?". "Dipende. Se saprà darmi delle risposte che possano chiarire tutta la situazione". In un momento quieto in cui riuscirei a sentire una mosca ronzarci intorno, odo una voce familiare dietro di me. Ritrovo Harry. È in compagnia di alcuni amici, e insieme si scolano bottiglie di birra doppio malto come se fosse acqua. Dal bagno sbuca anche Scott, che ingoia la saliva come se avesse bevuto troppo. Serro le palpebre, mettendolo a fuoco.
"Ehi, che hai?" Tom mi richiama, facendomi voltare verso di lui. "C'è qualcuno con cui ho bisogno di parlare". Tom guarda oltre la mia spalla. "È il tuo allenatore. Che devi dirgli?". Termino di bere e mi alzo dallo sgabello, andando verso di lui. "Ehi, Scott". Lui si pulisce la bocca e alza lo sguardo su di me. "Amico? Qual buon vento. Cosa ti porta da queste parti? Sei in cerca di altre persone da prendere a botte?". Prima che possa ripensarci, lo afferro per la giacca di pelle e lo sollevo sbattendolo al muro dietro di lui.
"Che cosa le hai fatto?". "Ehi, calmati. Mettimi giù". "Dimmelo, figlio di puttana. L'hai violentata?" gli grido contro, digrignando i denti. Il suo broncio si trasforma in un ghigno beffardo. "Ah-ah. Non dirmelo. La stronza ha incastrato anche te".
Non allento la presa. Lo spingo con più violenza contro la parete, al che richiamo tutta l'attenzione del locale su di me. Non mi importa. Ho bisogno di risposte. "Devi dirmi che cosa è successo davvero, altrimenti ti faccio diventare materiale da mobilio appendendoti al chiodo".
"Tutto quello che vuoi, ma mettimi giù". Gli lascio i lembi del giubbotto, facendolo tornare con i piedi per terra. Tranquillizza i suoi amici con un cenno della mano. "Non l'ho violentata, ok? Lei mi ha denunciato per molestie, ma io non l'ho toccata. Non in quel modo. Abbiamo fatto sesso come eravamo soliti fare, e il giorno dopo mi ha denunciato alla polizia. Mi ha portato in tribunale e davanti alla giuria ha confessato di essere stata stuprata. Falsa testimonianza. Quella bastarda potrebbe ottenere la reclusione da tre a sei anni per questa stronzata, e se la meriterebbe".
"Non le hai fatto niente?". "No!" esclama tra i denti. "Non lo avrei mai fatto. Io la amavo, ma le cose tra di noi non andavano più bene e così le ho detto che preferivo che ci lasciassimo. Mi ha organizzato una cena a lume di candela e alla fine siamo finiti di nuovo a letto insieme. Non era mia intenzione farlo, ma lei... insomma". Faccio di sì con la testa, confuso. "Perché dovrei crederti, Scott?".
"Perché hai già qualche dubbio su di lei, non è vero? Altrimenti non mi avresti affrontato. Cos'ha fatto? Ti ha mentito? Non ti racconta nulla del suo passato? Questo perché non ce l'ha un passato". Mi volto di schiena, preparandomi a tornare da Tom che sta seguendo a distanza tutta la discussione. "Ti consiglio di lasciarla finché sei in tempo, ma meglio se al telefono. Eviti che ti denunci". Mi stringo nelle spalle, rasento Tom ed esco dal locale. Ho bisogno di elaborare le nuove informazioni.
Tom mi ha seguito al parcheggio. Non ho parlato. Gli ho solo chiesto di riaccompagnarmi a casa perché avevo delle cose a cui pensare. E ci ho pensato, per tutta la notte. Non sono riuscito a chiudere occhio, e il ricordo di quello che lei ha fatto con le mie pillole mi ha reso nervoso. Dovrò gettarle. Non mi servono più. Sono anni che non le prendo. Allora perché continuo a custodirle come se la mia ansia potesse ripresentarsi?
Il mattino arriva troppo presto. Oggi devo lavorare ma prima di farlo vado al suo appartamento. Busso un paio di volte prima di ricevere risposta. Mi sorride, e allo stesso tempo mi sembra impaurita dalla mia presenza. "Ehi, se mi avvertivi che saresti passato, ti avrei aspettato per fare colazione insieme".
"Non mi fermo. Devo chiederti una cosa e voglio che tu sia brutalmente sincera". Aspetta che parli, e faccio fatica a non notare che sotto la vestaglia non ha niente. Riesco a vederle i capezzoli stretti sotto al tessuto sottile. "Scott non ti ha violentata, vero?". La vedo deglutire. "Come?".
"Mi hai sentito. Rispondimi. Hai inventato tutto?". "No. Come ti salta in mente? Perché avrei dovuto dire una cosa simile se non fosse stata vera?". Risponde ad una domanda con un'altra domanda. È evidente che sta mentendo.
"Perché sei una manipolatrice, ecco perché". Le sue labbra formicolano e gli occhi si riempiono di lacrime. In qualche modo, questa visione patetica non mi fa alcun effetto. "Smettila di mentire. Non puoi più nasconderlo. Lo so". Ad un tratto tira su con il naso e raddrizza la schiena. "Va bene, sì. Ho mentito. Ho detto a tutti che mi ha violentata ma in realtà non è mai successo".
"Per quale ragione lo hai fatto?". "Scott voleva lasciarmi, e nessuno può lasciarmi". Il modo in cui lo dice, mi fa capire che non le interessa minimamente di quello che ha passato lui. "Era questione di tempo. Lo avrebbe fatto con qualcun'altra e adesso non potrà più avvicinarsi a nessuna perché gli ho fatto terra bruciata intorno". "Sei davvero così egoista? Lui è un uomo che hai amato in passato".
"È uno come tanti. Non importa. Non avrebbe dovuto lasciarmi" furibondo, scatto in avanti e le afferro il viso con una sola mano sbattendo la sua testa al muro. "Puttana. Hai agito da psicopatica". Scosta una ciocca di capelli dal viso, mostrando un ghigno sardonico. "Lo sono. Non l'hai ancora capito?".
"Non ci credo. Tu non sei così..." rantola a pochi centimetri dal mio viso. "Ti sei innamorato di questa puttana perché sei tale e quale a me. Ammettilo. Ammetti che non ti dispiace affatto quello che è successo con Scott. Se ci stessi ancora insieme, io e te non ci saremmo mai incontrati". Indugia con gli occhi sulle mie labbra. Levo la mano dal suo viso, liberandola dalla presa. "Scott è stato solo un errore di percorso. Ho dovuto denunciarlo per liberarmi di lui".
"Non riesco neanche a guardarti" sbotto, schifato dalla sua vista. Tenta di avvicinarsi a me, insinuando la mano nel cavallo dei miei jeans. Con una gomitata mi divincolo dalla sua presa e in pochi secondi è distesa in terra. "Prova a denunciare anche me adesso". Raggiungo la porta, chiudendola dietro di me.
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𝐕𝐎𝐘𝐄𝐔𝐑 | 𝙂𝙪𝙞𝙡𝙩𝙮 𝙋𝙡𝙚𝙖𝙨𝙪𝙧𝙚 (𝟏) 𝘾. 𝙀.
Mystery / ThrillerUn voyeur è un osservatore morboso. Colui che ottiene l'eccitazione esclusivamente guardando l'oggetto del suo desiderio. Si nasconde, fotografa, analizza, raccoglie informazioni. Il suo, diventa un vero e proprio pensiero persistente, che potrebbe...