Non volevo dirgli che non mi avrebbe trovato al negozio. Stamattina ho preso l'aereo diretto per Madison e in meno di tre ore varco la porta della mia vecchia casa. Il posto in cui ho trascorso tutta la mia infanzia. Il mio sguardo si posa sul pavimento, nel punto in cui è morta mia madre. Mi chino in avanti, piegando le ginocchia per poter sfiorare la moquette. Non è venuto più nessuno ad abitarci, e come contraddirli. Io non vivrei mai in una casa in cui hanno rinvenuto un cadavere. Ora è di proprietà dell'agenzia immobiliare, ma a me è risultato piuttosto semplice entrarci nonostante io non abbia più le chiavi. Non ho idea di dove sia mio padre. L'ultima volta era in compagnia del suo decennale amico, Andrew. Un idiota. Dovrò chiedere di lui in qualche bar. Sono passati venti anni, però non credo abbia perso il vizio per gli alcolici. Quindi raggiungo quello più vicino a casa, domandando di lui. Il proprietario dichiara di non conoscerlo. Mi sposto in un altro bar e solo al quinto tentativo ricevo una risposta affermativa. "Oh sì, il buon vecchio Jimmy. Viene qui tutti i giorni, a mezzogiorno. Si scola due giri di whiskey e va via". Sono ancora le dieci, perciò decido di andare via facendo visita a qualcuno che non vedo da tanti anni. Mi ritrovo al cimitero, a cercare la tomba di mia madre. I fiori nel vaso sono appassiti e non c'è acqua. Lo riempio, comprando due girasoli. I suoi fiori preferiti. Infine mi chino sul prato, accarezzando la lapide.
"Ciao mamma. Probabilmente non mi riconoscerai. Sono cambiata molto negli ultimi anni e quasi sono stata contenta che non ci fossi, perché in quel caso avresti assistito al lato peggiore dell'uomo che hai sposato. O magari, se fossi stata ancora viva, lui non mi avrebbe toccata. Ho commesso degli errori anche io, ma ora sento di poter migliorare e questo grazie ad un ragazzo. No, non è lo stesso di cui ti ho parlato l'ultima volta. È uno nuovo, ed è stupendo. Vive a New York e..." qualcosa mi raschia la gola e improvvisamente scoppio in lacrime. "Si, ho fatto degli errori e adesso è uno di quei momenti in cui avrei bisogno di un consiglio materno. Uno di quelli che solo tu sapevi darmi. Te ne sei andata troppo presto... perché mi hai lasciata da sola con quel mostro? Papà è stato un mostro con me, per otto anni. Per colpa sua non mi fido più degli uomini. Per colpa sua, adesso sono un'assassina". Mi accorgo troppo tardi della parola pronunciata. Mi guardo intorno, sperando che nessuno mi abbia sentita. "Posso ancora rimediare, giusto? Ho bisogno che mi dicano che sono recuperabile, perché a volte non comprendo le mie azioni. È come se non fossi in me...". Torno con la mano sulla lapide, poggiandoci il mento. "Mi manchi". Mi alzo in piedi e percorrendo la via verso l'uscita, ritrovo la lapide di Alex. Il mio primo ragazzo. Lui era un tipo molto vulnerabile, dolce, intelligente. A scuola lo prendevano in giro perché troppo debole per praticare qualsiasi sport. Una sera, prima di incontrarci, ha in qualche modo travisato le mie parole. Ha pensato che io volessi abbandonarlo come tutti gli altri.
Quando non mi ha risposto al telefono, ho iniziato a preoccuparmi e le sirene dell'ambulanza non migliorarono le cose. Si era suicidato, tagliandosi le vene dei polsi nel bagno di casa sua. Ho creduto di non poter essere felice. Ogni cosa attorno a me si trasformava in una catastrofe, mutando la città nel mio inferno personale. Ecco che cambiai di nuovo rotta, trasferendomi a New York e lasciandomi andare a relazioni occasionali. Questo prima di Scott, e dopo Scott solo un altro è riuscito a rendermi felice, a rendermi diversa. Spero che lui sia l'ultimo; è quello giusto. Lascio una preghiera anche per Alex, perdonandolo e perdonandomi. "Non doveva andare così. E nonostante quello che dicevano a scuola, io ti ho voluto bene veramente. Mi hai fatto sperare in una vita migliore". Arriva mezzogiorno e mi dirigo nuovamente al bar, raccogliendo tutta la calma possibile. Non capisco come mi è saltato in mente di ritornare in questo posto. Odio Madison, odio il modo in cui ci ho vissuto e odio le persone che ci abitano. Odio mio padre. È un pervertito, un maiale. Ho pensato seriamente di portarmi la Beretta, ma questa è una questione che risolverò a parole. Se usassi la forza, vincerebbe lui perché comprenderebbe che il suo insegnamento ha funzionato. Non è successo.
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𝐕𝐎𝐘𝐄𝐔𝐑 | 𝙂𝙪𝙞𝙡𝙩𝙮 𝙋𝙡𝙚𝙖𝙨𝙪𝙧𝙚 (𝟏) 𝘾. 𝙀.
Mystery / ThrillerUn voyeur è un osservatore morboso. Colui che ottiene l'eccitazione esclusivamente guardando l'oggetto del suo desiderio. Si nasconde, fotografa, analizza, raccoglie informazioni. Il suo, diventa un vero e proprio pensiero persistente, che potrebbe...