Capitolo 29

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Igor

《Ma chi cazzo ti ha detto di intrometterti?》Sbraitai fuori di me.

《Ti vuoi calmare?》

《Calmarmi un cazzo!》Esclamai fumando l'ennesima sigaretta.

《Perché non le vuoi dare una seconda possibilità?》Chiese la bambina.

Seconda possibilità?

Quella donna non ci aveva pensato due volte prima di cacciarmi via di casa solo perché volevo cantare.

Per colpa sua e di mio padre avevo  passato dei periodi di merda. Avevo dormito le notti per strada, senza un soldo in tasca, senza un pezzo di pane, senza dei vestiti caldi.

Mi avevano abbandonato e questo non l'avrei mai perdonato.

Sentivo solo molta rabbia, una rabbia atroce da farmi venire voglia di spaccare tutto.

Loro non erano mai stati dei genitori affettuosi con me. Mio padre faceva lunghe chiamate con soci e amici, mentre mia madre tornava sempre tardi dal lavoro. Non mi chiedevano mai di come stavo, sembravano due sconosciuti. Li odiavo, odiavo per come ero diventato. Non avevo mai ricevuto consigli da loro, parole dolci o affetto. In casa erano sempre stati freddi, a volte non sembravano neanche sposati.

《Perché non vai a pensare alla tua di madre, eh! E tuo padre? Dov'è ? È mai venuto a cercarti?》 Le parlai per ferirla perché era così che lei aveva fatto con me con i suoi comportamenti del cazzo.

Meriti una ciabatta in testa dopo ciò che le hai appena detto.

Notai i suoi occhi lucidi, avevo toccato un punto dolente anche per lei.

Noi non avevamo mai avuto dei buoni genitori.

《I tuoi genitori hanno sbagliato, hai ragione, ma tua madre è venuta a cercarti più volte! Mia madre invece non è mai venuta a cercarmi perché voleva vedermi o per chiedermi di come sto! No, Igor! Lei è venuta solo per chiedermi soldi.》I suoi occhi erano pieni di lacrime, raramente l'avevo vista piangere, cercava di mostrarsi sempre forte.

Ha ragione però! Sua madre non l'ha mai cercata.

Si asciugò le lacrime con il dorso della mano e uscì dalla stanza senza rivolgermi uno sguardo, senza più dire niente.

Vai da lei, idiota!

Forse avevo sbagliato, avevo sofferto anche io, ma almeno io avevo sempre avuto mia sorella accanto, degli amici. Lei invece era stata sola, era cresciuta in campagna, aveva iniziato a lavorare nei campi sin da bambina, la madre non le aveva mai dato affetto, non aveva fratelli o sorelle, inoltre non sapeva nulla di suo padre. Era stata violentata per anni da un depravato e la madre non aveva mosso un dito per porre fine a tutto ciò.

Andai da lei e...

《Lasciami sola.》Disse con voce tremante.

Questo significa "resta, non andartene" . Visto? Sono anche più intelligente di te!

Era arrabbiata, delusa, mi avvicinai a lei, ma mi spintonò via, le bloccai le mani, volevo calmarla. La bloccai con la schiena al tavolo della cucina. Si dimenava ancora ed io poggiai le mie labbra sulle sue, all'inizio sembrava opporsi ma poi lei stessa mi baciò di nuovo, le nostre lingue si cercavano, litigavano per poi incontrarsi, sentivo un desiderio sublime che ci accomunava.

La spinsi sul tavolo da cucina. Se non la facevo mia, il soldato sarebbe impazzito ed io con lui.

Che poeta era che aveva usato queste parole? Perché non mi ricordo.

Ero nervoso e ancora scosso per quello che era accaduto, avevo paura di perdere il controllo e che avrei sfogato la mia rabbia scopando Summer come un animale.

Ma io non potevo e non dovevo, nonostante tutto, dovevo calmarmi e fare le cose giuste con lei. Summer ne aveva passate davvero tante ed io dovevo solo aiutarla a superare tutto.

Io aggiungerei amarla, scoparla e fare cinque figli con lei.

Le alzai la gonna e spostai le sue mutandine di lato, feci strusciare il mio membro con la sua intimità e la sentii gemere.

Le sue iridi erano puntate su di me, le sue mani andarono sul mio petto.

《Per favore...》Mi stava pregando di farla mia, mi voleva esattamente come io la volevo con tutto me stesso.

Entrai dentro di lei facendola urlare. Cominciai a muovermi dentro di lei, cercando di non essere violento. Summer si mordeva le labbra per non farsi sentire troppo. Aumentai sempre di più le stoccate, la bambina mi graffiò la schiena gemendo sempre di più.

《Igor...》Disse il mio nome per poi mordersi le dita.

Niente precauzioni, fai bene! Guarda che per avere cinque figli, la strada è lunga!

Da quel che sapevo Summer prendeva la pillola.

Quando lo facevo con Summer, evadevo dalla realtà, non pensavo a nient'altro, tranne che a lei, volevo farla stare bene, darle piacere, farla sentire sicura e donna. Provavo un piacere più intenso rispetto a quello che avevo provato in passato con altre donne.

Stai forse dicendo in modo indiretto che sei innamorato di lei?

Entravo e uscivo da lei insistentemente, piano piano sentii le sue pareti stringersi intorno al mio pene, stava per venire e dopo poche spinte arrivammo al piacere entrambi.

Era stato perfetto, l'avevo sentita pelle contro pelle, senza nessuna barriera.

《È stato magico...sentirti così...》Confessò a bassa voce imbarazzata.

E sarà ancora più magico quando scoprirai che sei rimasta incinta dopo ciò!

Ma stai zitta, coscienza!

《Credo di essere stato troppo duro con te.》Dissi non smettendola di guardare.

In che senso?

《Non avrei dovuto dirti quelle cose su tua madre e tuo padre.》

《Mi stai chiedendo scusa, Kreed?》

《Una specie...》Risposi mentre lei scoppiò a ridere.

《Accetto le tue scuse, solo se andrai a quella cena.》Disse mentre mi sfiorò il petto.

《Va bene, ma tu verrai con me.》 Risposi deciso.

Lei sorrise, le si illuminarono gli occhi sentendo le mie parole.

《Però...》Cercò di dire qualcosa, ma la fermai.

《Ssh, zitta e baciami, Summer...》

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