Capitolo 1

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Ciao a tutti e grazie per essere qui. La storia contiene degli errori, ne sono consapevole, farò la revisione appena questa storia sarà finita.

Non accetto commenti offensivi!

La storia è protetta da copyright, ricordate che il plagio parziale o totale è punibile legalmente.

Ricordo inoltre, che la storia contiene linguaggio esplicito e scene di sesso, pertanto la lettura è consigliata ad un pubblico maturo e consapevole.

Buona lettura💗

Igor

《Non me ne frega un cazzo!》Sbraitai fuori di me.

《Igor, ma è solo una cena. Non ceniamo tutti insieme da quando eravamo piccoli.》

《Dì ai tuoi cari genitori che io alla loro cenetta del cazzo non ci vengo!Chiaro? 》

Sì, i suoi genitori, perché da quando mi avevano sbattuto fuori di casa all'età di tredici anni, solo perché volevo fare ciò che piaceva a me ovvero cantare, loro se ne erano fregati e non ci avevano pensato due volte a cacciarmi via.

《Ma Igor,ti prego 》Continuò mia sorella invano.

《Ma Igor, un cazzo! Vattene Anastasia, voglio stare solo.》Dissi accendendomi una sigaretta e portandomela alle labbra.

《Va bene, non insisto. Dirò a papà che non ne vuoi sapere niente della cena.》

Vidi mia sorella andare verso la porta, era triste e delusa. Sapevo che le mancavo, lei era diversa da loro e avrebbe dato di tutto per tornare ad essere la famiglia di molti anni fa.

Mia sorella se ne andò ed io decisi di farmi una doccia, prepararmi e andare nella mia seconda casa, lì dove scrivevo la mia musica.

Chiusi l'appartamento a chiave, presi l'ascensore e andai verso la mia auto.Una volta arrivato in parcheggio, aprii lo sportello, feci retromarcia ma all'improvviso sentii uno strano rumore.

E che cazzo.

Andai a vedere cos'era stato, sperando di non aver graffiato la mia bambolina. Dietro la macchina c'era una ragazza con la bicicletta per terra.

《Hey, ragazzina! Ti sei fatta male?》

La ragazza si alzò in piedi tutta dolorante, aveva lo sguardo di una incazzata e tanto.

La stavo osservando. Aveva i capelli biondi, gli occhi azzurri color oceano, un nasino piccolo, delle labbra carnose che solo Dio sapeva cosa avrebbe potuto fare e delle tet-

《Ma sei impazzito, eh?》Sbottò lei all'improvviso interrompendo i miei pensieri.

《Bambina, prima di tutto ti calmi. Sai, mi dovresti ringraziare, sono venuto per soccorerti e non me ne sono andato come avrebbe fatto chiunque. 》Dissi del tutto tranquillo.

《Bambina, lo dici a qualcun'altro, stronzo ! Guarda cosa hai fatto alla mia bicicletta, è rovinata! E la colpa è solo tua! 》Continuò lei a lamentarsi.

Però, la bambina da incazzata non era niente male.

《È solo un rottame, ragazzina.》

Perché se la doveva prendere così per una bicicletta? Non mi sembrava fosse d'oro.

《Sai, non tutti sono figli di papà come te, che hanno le auto costose e se la tirano. Stavo andando ad un colloquio di lavoro, e per colpa tua non arriverò mai in tempo.》Esclamò arrabbiata.

La ragazzina davanti a me era seriamente incazzata, respirava in modo affannoso, vedevo il suo petto alzarsi e abbassarsi ed era a dir poco bellissima.

《Ascolta, mi dispiace per la tua bicicletta adorata, ma non posso farci niente, sei tu che eri incollata alla mia macchina. Facciamo che io ti porto dove ti serve per il tuo colloquio e così la smetti di lamentarti, anche perché oggi mi hanno rotto abbastanza i coglioni. Quindi se vuoi sali in macchina e ti porto dove ti serve.》

Aprii il bagagliaio e misi lì la sua bicicletta. Stranamente la bambina non protestò, andò in macchina ed io rimasi stupito della sua azione.

Salii in macchina e partimmo.

《Che c'è, hai messo via gli artigli, bambina? 》Domandai ridendo, mentre mi accesi una sigaretta.

《La smetti di chiamarmi bambina? Mi devi portare a via Bolshoi 7 e poi andartene e poi il nostro incontro finisce lì. Caput.》

Mamma mia che caratterino!

Osservai i suoi seni che si intravedevano dalla sua camicetta, stava guardando fuori dal finestrino, evitava il mio sguardo, quando all'improvviso mi venne in mente un modo per distrarla. Aspirai un tiro di sigaretta e lo espirai verso il suo viso.

《Stronzo maleducato! Come ti permetti? 》

Almeno l'avevo fatta guardare verso di me.

《Dai, non scaldarti. Almeno ti ho fatta distrarre dai tuoi pensieri...》Risposi con un tono di voce calmo e sensuale.

Lei non rispose, ma si limitò a guardami intensamente negli occhi per qualche istante.

《Eccoci, siamo arrivati bambina...》Dissi facendole l'occhiolino.

《Grazie del passaggio, ora apri il bagagliaio così mi prendo la bicicletta!》

《Oh si, il tuo tesoro...come potrei dimenticarmelo.》Risi e lei mi fulminò con lo sguardo tirando fuori quello stupido attrezzo.

Ebbi più tempo per osservarla meglio, i miei occhi andarono subito sul suo cul-

《La smetti di guardarmi il culo?》

《Dimmi almeno come ti chiami.》

《Scordatelo!》 Sbottò acida.

《Allora ci vediamo in giro magari...》

《Addio, bambino...》Mi salutò e andò via.

Ormai era lontana da dove l'avevo lasciata, però di una cosa ne ero certo.

Io e lei ci saremmo rivisti.

ODIO IL FATTO CHE TI AMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora