Capitolo 8

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Igor

"Ti taglio le palle e te le regalo poi come portachiavi della tua amata Audi R8!" Aveva detto Summer avvisandomi di starmene buono durante la notte insieme a lei.

Era stato così bello ed eccitante sul divano. In quel momento il cervello, il cuore e il cazzo si erano messi tutti d'accordo. Finalmente avevo assaggiato le sue labbra, l'avevo tenuta stretta a me ed io speravo che non finisse mai quel momento.
Stava andando tutto bene, ma poi quando l'avevo chiamata Summy, tutto era cambiato. Non sapevo perché mi era uscito quel nome di bocca, ma avrei voluto capire di più, chi era quel "lui" e altre cose che mi passavano per la mente. Summer però, non mi parlava mai del suo passato, delle sue paure o delle sue insicurezze.

《Igor! Vieni subito! È stra grosso!》 Urlò Summer dalla cucina.

I doppi sensi nelle sue frasi non potevano mai mancare.

Sbuffai, e mi diressi seminudo verso la cucina. Una volta arrivato, notai Summer che indossava una vestaglia bianca e teneva in mano un mestolo gigante come a voler uccidere qualcuno.

《Cosa c'è adesso?》 Chiesi, mentre i miei occhi andarono subito sul suo davanzale che si intravedeva dalla vestaglia bianca.

《C'è un topo! A me fanno paura, ho sempre l'impressione che mi vogliano saltare addosso.》 Era così buffa mentre me lo raccontava, sembrava proprio una bimba.

《Hai davvero paura di un topo, Summer ? Non eri tu quella che aveva visto squartare maiali in campagna e aveva visto di tutto?》 Domandai prendendola in giro.

《Dai Igor! Prendilo!》

Riuscii a prendere il topolino e lo portai fuori, dopo di che andai a lavarmi le mani e decisi di andare a fare colazione. La ragazzina stava bevendo un tè con del pane tostato.

Minchia! Mentre mangiava, mi immagginai che avesse in bocca altro e non quella fetta di pane tostato. Le lanciai un'occhiata maliziosa, volevo che sapesse a ciò che mi faceva pensare.
I suoi occhi andarono sul mio petto e poi li vidi spostare più in basso fino ad arrivare al soldato.

Mi stava guardando!

Quando se ne accorse, tolse subito lo sguardo e guardò in un'altra direzione .

《Non puoi andare a prenderti una maglietta?》Abbassò lo sguardo, era imbarazzata ed io amavo vederla così.

《Non riesci a fare colazione in pace, devushka?》 La derisi.

《Ma figurati! Intendevo solo che non è da educati.》Si giustificò lei.

《Infatti non ho intenzione di esserlo, almeno non con te Summer...》 Morsi un pezzo del suo cornetto e glielo confessai a un millimetro dalle sue labbra.

《Smettila, Igor, tra un po' devo iniziare a pulire.》

《Non pulire oggi, passa del tempo con me, perché poi la sera devo andare a cantare in un locale.》 Speravo che accettasse, avevo voglia di stare un po' con lei, parlare e conoscerla meglio.

《Dovrai cantare ancora con quella gatta morta?》Chiese mettendo il broncio.

《Sei forse gelosa bambina?》

《Ma figurati! È solo che lei mi urta, lei -》

Non la lasciai finire che la zittii premendo le mie labbra sulle sue. Erano così morbide e così dolci, che avrei voluto non staccarmi più. Era un bacio lento e sensuale, cazzo mi piaceva baciarla e avrei voluto sempre di più. Dopo un po' Summer si staccò perché non aveva più aria e aveva fatto bene, perché la longitudine nelle mie mutande si stava alzando.

《Cosa vuoi fare oggi, dato che non vuoi che io pulisca?》

《Potremmo giocare a carte.》Proposi.

Andammo a vestirci, presi dei pantaloni grigi di una tuta e una maglietta bianca e lei dei leggins neri, che ogni volta le evidenziava ancor di più il culo e un maglioncino blu elettrico.

La ragazzina sembrava il sesso in persona.

Prese le carte e così cominciammo a giocare.

《Facciamo così, giochiamo però a una condizione.》Iniziai a dire.

《Spara, bambino.》Rise lei.

《Se perdo io, hai diritto di farmi una domanda, puoi chiedermi quello che vuoi, invece se perdi tu, la domanda la pongo io a te. Ci stai ?》

《Va bene Kreed.》

Ero molto bravo a giocare a carte, ma purtroppo la prima volta persi e così sapevo che da lì a poco la bambina mi avrebbe fatto una domanda .

《Perché odi così tanto tua madre e tuo padre?》Chiese all'improvviso.

Non avevo altra scelta, dovevo dirglielo, io avevo proposto quella regola del gioco e forse era arrivata l'ora di raccontare a qualcuno qualcosa del mio passato.

《Fin da piccolo amavo la musica, volevo iscrivermi a vari casting, ma i miei dicevano sempre che era da sfigati, che così avrei buttato la mia vita nel cesso e che non avrei mai fatto qualcosa di decente nella mia vita. Io iniziai a cantare di nascosto, andai nei locali e da lì è cominciato tutto. I miei vennero a scoprire tutto e mi buttarono fuori di casa senza pensarci due volte.》 Sentii la rabbia salire solo a ricordare.

《E poi?》

《Passai giorni a vivere in strada, al freddo, senza neanche un soldo in tasca per mangiare. Ricordo che il primo giorno faceva molto freddo, indossavo solo dei pantaloncini e una maglietta, la sera vidi dei ragazzi più grandi di me accendere un falò ed io andai da loro solo per riscaldarmi le mani, non volevo di più. Loro invece mi spintonarono e mi picchiarono.》

《Mi dispiace tanto Igor, io non sapevo avessi passato tutto ciò.》Disse con quegli occhioni tristi.

《Dopo aver trascorso giorni in strada, senza cibo e al freddo, mi sentii male e svenni. Il giorno seguente mi svegliai su un letto, tutto coperto con un piumone bianco e caldissimo. La nonna di Elena mi salvò, mi portò a casa sua, cominciò a prendersi cura di me e poi ho conosciuto Mrs gatta morta come la chiami tu.》 Summer mi stava ascoltando con molta attenzione, vedevo che voleva saperne di più.

《Quindi lei già cantava?》

《Si e poi diventammo subito amici, cominciai a fare le prove con lei e sua nonna era molto contenta. E adesso eccomi qui con i video delle mie canzoni che superano i dieci milioni di visualizzazioni.》Risposi fiero.

《Ora capisco perché li odi.》Aggiunse Summer.

《Continuiamo a giocare?》Cercai di cambiare discorso, perché non mi piaceva ricordare ciò che avevo passato.

《Non mi va più di giocare, ma sarò buona e ti permetterò di farmi una domanda.》

《Perché non ti ho mai sentita parlare di tuo padre?》 Era una cosa che volevo sapere da molto tempo e finalmente avevo l'occasione per avere una risposta.

《Igor! Sbrigati, che facciamo tardi al locale.》

Cazzo! Elena aveva sempre un tempismo perfetto!

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