Capitolo 45

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Summer

Non potevo credere a ciò che era successo. Igor sarebbe stato anche il mio capo dopo tanto tempo ed io non capivo il perché, dato che il suo lavoro era cantare. Kreed mi disse che l'aveva fatto per me, che voleva che io avessi un lavoro meno pesante e con meno ore, in modo da poter stare di più con la bambina. Mi stupiva il fatto che mi volesse aiutare, ma quella volta mi era sembrato davvero sincero. Avrei lavorato in una grande azienda di cucito solo cinque ore e poi avrei avuto il resto della giornata libero per passare tempo con la mia bambina. Per Nataly volevo un futuro e una vita diversa rispetto alla mia. Volevo esserci sempre con lei e non lasciarla mai da sola. Le avrei dato tutto ciò che non avevo ricevuto io. Non avrei affidato mia figlia ad una babysitter, non volevo affidarla ad una sconosciuta. Anastasia mi aveva comunicato che se ne sarebbe occupata lei della bambina mentre io ero al lavoro. Mi sentivo meno preoccupata, perché sapevo che da lei sarebbe stata al sicuro, ma al tempo stesso temevo che Igor la odiasse più di quanto non lo facesse già.

All'improvviso notai che c'era troppo silenzio per i miei gusti, perciò mi aggirai per casa vedendo cosa stesse combinando Nataly.

Dopo poco la vidi, era per terra con il mio cuscino bianco e lei dalla testa fino ai piedi sporca del mio rossetto rosso. Scoppiai a ridere per la scena e lei sembrava così felice per la cosa che  aveva fatto. Decisi di scattarle una foto per immortalare quel momento, dopo di che la presi in braccio e la riempii di baci.

Ad un tratto il suono del campanello mi fece sussultare, non aspettavo nessuno a quell'ora.

Andai a vedere chi fosse e poi aprii la porta.

《Ma buonasera bellissime.》

《Ivan! Mi sei mancato》Lo salutai abbraciandolo.

Lo invitai ad entrare in casa e poi gli offrii qualcosa da bere.

《State molto bene con il rossetto, sapete?》

Mentre parlò tirò fuori un un regalo, lo aprì, prese il peluche e lo diede a Nataly.

《Ivan, non dovevi, io non posso accettarlo.》

Lui l'avevo conosciuto un giorno al supermercato,  mi aveva aiutato a prendere una confezione di biscotti da uno scaffale, dato che ero bassa. . Da lì ci eravamo scambiati i numeri e ci eravamo visti un po' di volte. Mi trovavo davvero bene con lui. Quando aveva saputo di avere una figlia mi disse "e allora? Che problema c'è?"

《Ascoltami, Summer, è solo un coniglietto con cui giocare, poi vedo che le piace già.》Indicò la bambina mentre accarezzò il peluche come se fosse vivo.

Non sapevo come reagire, quel ragazzo mi faceva sentire bene, trattava la bambina come se fosse sua e poi c'era sempre stato per me.

《Perché stai facendo tutto questo per me?》Chiesi e quasi mi veniva da piangere.

Andai in cucina e lui mi seguì subito dopo. Mi girai di spalle non volevo che vedesse i miei occhi lucidi.

《Perché ti meriti tutto il bene del mondo, Summer. Mi piaci, mi piaci  dal primo giorno che ti ho vista in quel supermercato. E no, non ti voglio solo scopare come ha fatto quel coglione che ti messa incinta e poi è andato via, voglio stare con te, giocare insieme a Nataly.》Spiegò mentre con le mani calde sfiorò il mio viso.

《Io non so che cosa dire...》Sussurrai con la speranza che non andasse via.

Non sapevo se fidarmi ancora di un uomo nella mia vita. Eppure sentivo che lui era diverso.

《Forse è meglio che vada, si è fatto tardi.》Confessò deluso.

Si girò per andarsene ed io coraggiosa lo presi per mano facendolo girare di nuovo verso di me.

I suoi occhi color nocciola erano puntati nei miei. Il suo viso era vicinissimo al mio, le nostre labbra erano a pochissimi millimetri di distanza.

Erano delle sensazioni diverse rispetto a quelle che provavo per Igor.  Lui era diverso da Kreed.

Bastò un secondo e lui poggiò le sue labbra sulle mie, mi baciò lentamente mentre le sue mani erano nei miei capelli, mi spinse contro il tavolo e sentii quanto fosse eccitato. Mentre ci baciavamo,  le mie mani andarono alla cintura dei suoi pantaloni, mi accorsi dopo poco che esse mi tremarono.

《Calmati, Summer...non c'è bisogno di correre. C'è tempo per tutto.》Disse dopo essersi staccato dalle mie labbra.

Arrossii e al tempo stesso ero contenta del fatto che mi capisse e che non volesse solo portarmi a letto.

La bambina cominciò a piangere ed Ivan andò da lei per calmarla.

《Non mi hai mai detto come mai fai un lavoro così rischioso tutti i giorni.》Parlai mentre aprii il frigo per prender qualcosa per mangiare.

《Volevo essere un poliziotto come mio padre.》

《Cristo Santo!  Non ci credo, sei tu!》Esclamò all'improvviso.

Di cosa cavolo stava parlando?

Arrivai in soggiorno e vidi il moro con Nataly in braccio mentre fissava la foto di quando ero piccola nella cornice.

《Sei tu la bambina scomparsa di ventiquattro anni fa.》

《Ivan...io...》

《 Oggi ho finalmente realizzato il sogno di mio padre: trovare Karina Molotova.》

Un momento, cosa???

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