20° Capitolo: Una lite coi fiocchi

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Rose W.

Rose, per pura fortuna, riuscì a sgusciare fuori dalla porta principale della Tana senza essere intaccata da nessun cibo volante. La battaglia era appena iniziata, e lei era più che mai intenzionata a non prendervene parte.

Non si sforzò nemmeno di fare piano nell'operazione di aprire e chiudere la porta. I rumori provenienti dall'interno avrebbero di certo coperto anche il rombo di un motore.
Non che lei fosse un esperta; anzi, ciò che veniva all'infuori del mondo magico per lei aveva una importanza irrilevante, uno spessore perfino più fine della carta velina.

Non era narcisismo o egocentrismo, semplicemente per tutti i maghi funzionava così. Tranne forse quelli che viaggiavano, ma erano un eccezione. Come la famiglia Scamander, che passava tanto tempo all'estero a portare avanti ricerche alle quali Rose non si interessava. Ma, insomma, per condurre quel loro stile di vita per loro era d'obbligo informarsi su cosa succedeva anche fuori. Come pretendevano di viaggiare in sicurezza se non sapevano cosa succedeva nei luoghi dove andavano?

Il fuori...alle volte Rose aveva l'impressione di trovarsi dentro una campana di vetro. Il mondo magico era così pieno, così opprimente che generava quasi un campo magnetico intorno a loro. O forse lei lo percepiva così perché non viveva quel moto di socialità che caratterizzava i suoi coetanei - Babbani e maghi?

Il suo corso di pensieri si interruppe bruscamente. Si era appena richiusa la porta alle spalle quando, davanti a lei, sotto il sole della prima mattina, si stagliava la figura di un ragazzo. Era alto, i capelli biondo platino che svolazzavano sulla sua testa come battiti d'ali di farfalle. Indossava una semplice maglietta nera a maniche corte, che si gonfiava e sgonfiava a comando del vento.

Rose non dovette aspettare che si voltasse per capire chi fosse. Quando lui la vide la sua bocca si aprì in un ghigno.

"Weasley" commentò.

Rose strinse i pugni. "Malfoy".

Sarebbe stata una brutta partita. Rose lo sapeva di già. Fra loro due era sempre stato così. Partivano offese e si rispondeva con cose anche peggiori.
Non erano mai stati da soli dentro una stanza che scattasse quell'interruttore che faceva perdere il controllo. Rose si controllava bene, o almeno le piaceva crederlo, ma Scorpius...Scorpius riusciva a mettere fuori gioco il suo sottile autocontrollo. Sapeva quali tasti premere per fare si che lei perdesse le staffe.

Ed era una cosa orribile. Lei non lo sopportava.

Però c'era un punto a suo favore.
Lei non aveva mai iniziato. Era sempre stato Scorpius a mettere il piede sul punto di guerra, a sfoderare per primo gli insulti. Non che Rose non ci andasse pesante quanto lui; ma lei avrebbe lasciato perdere. La prima cosa che faceva lei non era attaccarlo; non lo era mai stato. Se fosse stato per lei, Rose avrebbe benissimo potuto ignorarlo. Non le costava niente.

Rose non avrebbe mai iniziato una lite; o posizionato le trappole giuste per fare si che ciò avvenisse.

Era sempre stato Scorpius a farlo. Scorpius che si premurava di dire sempre la sua; Scorpius che faceva commenti sgradevoli; Scorpius che non la lasciava andare fin quando non si era beccato una giusta dose di insulti da perte sua.

Scorpius, che appena la vedeva in una stanza partiva in quarta a offenderla.

Lei avrebbe lasciato perdere, non le importava un fico secco di quella lite, di quella rivalità che lui sentiva. Lei avrebbe benissimo potuto trascorrere la propria vita serena senza degnarlo mai di uno sguardo. Era Scorpius a andare sempre da lei. A iniziare. Poi ci rimaneva male se rimaneva scottato. Ma cosa pretendeva? Di scoperchiare il fuoco e e pensare di non bruciarsi?

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