30° Capitolo: Una macchina perfetta

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Molly W.

Il treno rallentò gradualmente, scorrendo sempre più piano fra i binari, poi si fermò del tutto.

Molly, seduta da sola del suo scompartimento a leggere un libro, non si accorse di ciò fin quando il rumore degli altri studente divenne tanto insopportabile che lei alzò la sguardo dalle pagine. Dietro la tenda tirata sulla finestrina della porta vide macchie scure agitarsi informi. Si alzò, scocciata da quel casino, e quando si affacciò nel corridoio vide tutti gli studenti intenti a scendere dal treno.

Molly inarcò le soppracciglia fissandoli stranita. Erano arrivati? Di già?

L'interrogativo perse interesse nella sua testa una frazione di secondo dopo. Molly rientrò nello scompartimento, prese il suo giacchetto, mise il libro dentro il baule e poi uscii. Si era ovviamente già cambiata, appena salita sul treno. Sopra la cravatta di Corvonero spiccava una spilla dorata, con una C corsiva stampata sopra.

Era diventata Caposcuola. Molly alle volte si trovava a rimirare affascinata la spilla, e la lettera che l'aveva accompagnata.

Ovviamente non era sorpresa. Se lo aspettava; non nominarla Caposcuola di Corvonero non solo sarebbe stato offensivo per lei, ma anche controproducente.

Lei era la migliore. Lei e basta. in quella Casa non c'era nessuno più meritevole di lei.

Molly annuii ai propri pensieri e smontò dal treno. Gli studenti le passavano al fianco spintonandola, ma lei non ci faceva caso. Quei piccoli microbi che la oltrepassavano probabilmente non meritavano nemmeno di starle al fianco. Non in una situazione ufficiale, si intende. Ma quando quel momento sarebbe avvenuto; quando tutti si sarebbero resi conto che lei era la migliore, lei e nessun altro; quando sarebbe venuto quel momento in cui le avrebbero riconosciuto i meriti...

Allora sí. Tutto sarebbe stato al sul posto. Accanto a lei solo persone alla sua altezza (p strettamente vicine), persone come lei. Sarebbe stata circondata da gente con qui intelletto avrebbe potuto concorrere. Gente che la capiva, gente che sapeva come si studia. E cosa gli studi portano a persone meritevoli.
Molly non aspettava altro che quel giorno. Il giorno in cui sarebbe entrata nel mondo del lavoro; lavoro di suo padre. Lui alla sua età aveva voluto diventare Ministro della Magia, ma aveva fallito. Non era stato abbastanza tenace e ambizioso. Per non parlare poi che non aveva visto che c'era Voldemort dietro tutte quelle sue promozioni. Davvero da stupidi, ridicolo. Percy avrebbe potuto aiutare Voldemort a conquistare il mondo senza nemmeno accorgersene.

Fortunatamente, Voldemort non si era mai accorto del potenziale di Percy. Né del fatto che la carriera lo aveva così preso che avrebbe potuto governarlo come voleva.

Ma non era tanto questo il punto. Percy alla sua età voleva diventare Ministro, ma aveva fallito. Voleva diventare potente, ed era stato mangiato dall'ambizione.

Conclusione: non era diventato altro che la ombra del Ministro. Niente di più.

Ecco. Molly non voleva fallire. Lei non avrebbe fallito. Lei sapeva quando fermarsi, a differenza di suo padre. Non era ingorda. E si sarebbe accorta chi le dava lavoro, per cosa lavorava; lei era sveglia avrebbe indagato. Non avrebbe accettato delle condizioni se non sapeva il perché e da dove venivano.

Percy l'aveva avvisata di non concentrarsi troppo sulle due ambizioni; di non entrare in fissa con il lavoro e escludere il resto; di controllare chi le stesse offrendo il lavoro e per quali fini. Come poi se lei avesse avuto bisogno di qualcuno che lo dicesse. No, Molly lo aveva calcolato anche prima che suo padre se ne uscisse con quelle parole.

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