10° Capitolo: Fuoco e scherzi

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Alby J.

Dire che la sgridata di sua madre le bruciava era un eufemismo. Alby si sentiva oltre che offesa, ben più che arrabbiata.

Ogni volta che ci pensava sentiva quasi lo stomaco gorgogliare. Un pizzichio alla pelle, un bruciore sotto di essa che la percorreva come fuoco sull'autostrada.

Già. Fuoco. Le bruciavano le vene.

E sopprattutto per le parole di sua madre.

"Non dovresti essere così! Porca miseria, hai avuto tutto il tempo per prepararti! Un anno! Un anno Alby! Ruby e Josken al loro tempo hanno fatto di meglio! Loro ci sono riusciti! Indovina perché? Perché si sono impegnati! Non hanno la testa interamente otturata degli scherzi come invece c'è la hai tu! Si può sapere cosa dobbiamo fare con te?" L'ultima frase era stata detta in modo esausto, quasi una supplica perché sua madre davvero voleva fare qualcosa.

E davvero non comprendeva non ci fosse niente da fare.

La loro conversazione era andata avanti così per tanto tempo. Susan non aveva voluto sentire regioni.

L'aveva accusata. E quando Alby obbiettava che ci aveva provato, Susan ribatteva che non aveva fatto abbastanza; quando diceva che non c'era riuscita, Susan replicava che ci doveva riuscire, perché i tuoi fratelli c'è l'avevano fatta (perché non puoi essere un po' più come tua sorella? Ricordati che sei sempre una signorina! Aveva ancora detto sua madre, e questo, se possibile, aveva mandato Alby ancora più in bestia).

Infine, quando Alby, vicinissima alle lacrime, aveva provato a dire che quell'anno gli esami erano stati troppo difficili, Susan aveva detto che erano comunque fattibili, visto e considerato che gli altri c'erano riusciti (compresa Roxanne! Sei stata l'unica che non c'è la ha fatta!)

Susan era andava avanti così per ore. Dopo un po', Alby aveva messo in pausa il cervello e l'aveva ignorata.

Ma la sua voce alta le aveva fatto venire il mal di testa. Le parole le volteggiavano ancora per il cervello come scheggie, spilli pronti a pungere e a farle sanguinare il cranio.

Era dolorosissimo. Alby si sorprese che sua madre avesse avuto tutto quel fiato nei polmoni. Era sempre stata una persona tanto pacata!
Il suo temperamento da Tassofrasso si era temporaneamente estinto, assopito da qualche parte dentro di lei e ora tirava fuori la furia da leone che probabilmente aveva portato Lee Jordan, re degli scherzi, a innamorarsi di lei.

"Alby?"

Alby non sobbalzò. Si era aspettata un intervento da parte di Roxanne.

Represse l'istinto di chiudere gli occhi e la guardò. La sua migliore amica si era chinata verso di lei, i ricci scuri che le incorniciavano il volto marrone. Gli occhi neri, gli stessi di Fred, la osservavano con...

Beh, era difficile dirlo. Ma Alby sapeva che, seppur la sua migliore amica era soprannominata "cuore di ghiaccio" ed era conosciuta in tutto il castello per la sua apatia e il non provare emozioni; Alby sapeva che era preoccupata per lei. Che Roxanne era seriamente preoccupata per lei, anche se probabilmente neanche se ne rendeva conto.

Alby sospirò. "Sto bene."

Rimasero in silenzio per un po'. In sottofondo sentivamo gli schiamazzi degli altri ragazzi; la piccola Potter che scherzava con i gemelli Scamander, Rose Weasley e il Malfoy che litigavano, James che ci provava con sua sorella maggiore, Ruby. Le parve di sentire anche un sonoro colpo (uno schiaffo) e le risate aumentarono.

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