9.

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≪Insegnami a scordarmi di pensare.≫
— William Shakespeare

Mi lego i capelli e immergo solamente i piedi cautamente nell'acqua che non è fredda come mi aspettavo.
Blake, che nel frattempo è già entrato e nuota da un bel po', appena mi vede seduta sul bordo della piscina si avvicina a me nel giro di pochi secondi.

≪Che aspetti?≫ mi domanda con un sorriso sulle labbra a pochi metri da me, mentre io resto ancora immobilizzata sul bordo.

E ora come faccio a dirgli che non sono esattamente — un'esperta nuotatrice — senza che mi prenda in giro?
Ma che domande...è impossibile che non lo faccia.

≪Non - non so nuotare benissimo.≫ ammetto arrossendo e lui spalanca gli occhi, con un sorriso sul volto che in questo momento trovo adorabile nonostante tutto.

≪Ma qui si tocca pure! È seriamente quello il problema?≫ mi chiede scuotendo la testa e io annuisco timidamente.

Arriva davanti a me e poggia le sue grandi mani sulle mie cosce scoperte, con una disinvoltura tale che mi fa rabbrividire mentre spero vivamente che non se ne accorga.

≪Dai, vieni. Prometto che non ti lascerò annegare.≫ afferma con sguardo e tono rassicuranti e io sospiro, mentre lentamente mi arrendo e scaccio via la paura.

≪E io che pensavo fosse proprio quella la tua intenzione.≫ rimbecco riferendomi a tutti gli insulti che mi riserva continuamente e lui rotea gli occhi al cielo.

≪Se continui a darmi fastidio, allora sì.≫ fa una smorfia sarcastica.

Mi spingo in avanti e lui continua a tenermi, questa volta appoggiando le mani sui fianchi.
Sento una sensazione strana e inspiegabile scoppiarmi nel petto e nello stomaco ma cerco di non farci troppo caso, anche perché sono presa dalla paura di non sapermi reggere da sola.
Fortunatamente Blake non mi ha mentito siccome si tocca, anche se per poco.

≪Vedi? Te l'ho detto.≫ mi rassicura appena mi stabilizzo.
Ad ogni modo, anche quando mi tranquillizzo e riesco a reggermi sola, le sue mani non lasciano i miei fianchi mentre le mie finiscono poggiate sulle sue enormi spalle.

≪È facile per te. Io ho paura dell'acqua...e di tante altre cose.≫ replico inarcando le sopracciglia.

È vero. Ho più fobie che anni d'età.

Lui devia per qualche secondo lo sguardo sulle mie labbra, ormai a pochi centimetri dalla sue mentre galleggiamo, le mie mani sul suo corpo e le sue sul mio.
Poi, i suoi occhi ritornano fissi sui miei e mi tocca impegnarmi per non perdermici.

≪Di cos'altro hai paura, Cindy?≫

Dei ragni, degli spazi chiusi, dei film horror, del buio... ci sono così tante risposte nella mia mente ma io scelgo quella che mi rappresenta di più da sempre.

≪Ho paura di non avere sotto controllo tutto ciò che mi circonda.≫ ammetto alzando le spalle.

La confusione, i dubbi e le incertezze mi mandano in tilt. E la verità è che mi sembra di aver perso la testa, proprio per questo preciso motivo, da quando mio padre ha abbandonato me e mia madre.
Sono stata costretta a vivere per mesi senza sarebbe dove fosse mio padre e soprattutto senza sapere come saremmo andate avanti io e mamma.

≪Non puoi sempre controllare tutto, lo sai?≫ obietta lui giustamente.

Per un millisecondo ho l'impressione che si sia avvicinato ulteriormente a me, ma poi scaccio via quel pensiero.
Sarà che siamo in acqua e ci siamo mossi per quello, tuttavia le nostre labbra rimangono comunque a pochi centimetri, se non meno, le une dalle altre.

Bruciarsi AncoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora