Prologo

909 68 45
                                    

Le campane di quella chiesa suonano ancora una volta per segnare che un nuovo giorno è incominciato. Scendo dal mio letto cercando le ciabatte sotto di esso, una volta trovate non posso fare altro che passare davanti a quello stupido specchio messo al centro della mia stanza.
Quest'ultimo rivela la mia figura: un ragazzo, quasi maggiorenne, con degli occhiali più grandi della sua faccia e una schiena che lentamente si sta curvando. Passo velocemente davanti a quella tortura e scendo di sotto dove già mio padre, insieme ai miei fratelli, mi aspetta per iniziare una nuova giornata di studio. Una volta illustrato il programma di oggi, i miei fratelli si affrettano a scendere per la colazione mentre io sono condannato a ripetere ancora una volta quella poesia in greco, fino a quando mio padre non mi dirà che andrà bene. Dopo venti minuti vado in cucina anch'io per fare colazione non trovando però niente, a parte due biscotti messi da parte da mia sorella.
Le rivolgo un sorriso mentre lei va ad aiutare mia madre con la macchina da cucire. Io, insieme a mio fratello, ritorno nella biblioteca dove passerò il mio tempo per altre dieci ore almeno.

Una volta arrivato il pomeriggio mi affretto ad andare in bagno, non riuscendoci ritorno a studiare ancora e ancora. Quando mi affaccio dalla finestra vedo lei, quella ragazza dall'aria sempre allegra e sorridente che insieme con i suoi amici si diverte, passeggia e può liberamente usare il cellulare, una scatoletta elettronica che mio padre ha vietato. Vivere ai giorni nostri per mio padre è un'eresia. Non sopporta le nuove tecnologie e ci fa vivere come se fossimo ancora nel 1300.
Finalmente è ora di cena e, dopo una giornata, vedo mia madre occupata a lamentarsi del cibo ancora una volta. Mio padre cerca di mettermi in buona luce lodandomi per le mie poesie, ma lei non mi rivolge nemmeno uno sguardo. Ritorno in camera, guardo la luna e lentamente i miei occhi si fanno pesanti. L'unica cosa che mi interessa di questa vita è scrivere.
Scrivere è la mia unica via di uscita da questo mondo.

Quando scrivo mi sento libero, posso scrivere quello che mi pare nel mio unico diario. Scrivo di come la mia vita potrebbe prendere una svolta, o non so un giorno vorrei essere ricordato per quel che sono, un povero ragazzo che è nato in quest'inferno terrestre.
In qualsiasi campo cerco sempre di dare del mio meglio ma a volte vorrei solo vivere libero, via da questo paese, libero dallo studio.

Finalmente Morfeo mi accoglie tra le sue braccia.

Il Giovane Favoloso.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora