Capitolo 3

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"Le persone odiano come amano, irrazionalmente."
(William Makepeace Thackeray)
~~~

Grace

"Vedi Grace...non volevamo darti questa notizia per telefono. Avevamo bisogno di vederti e parlare faccia a faccia, capisci?"
Mi domanda mia madre in tono sommesso e quel quesito sembra incresparle il volto di tragica preoccupazione, enfatizzando quei piccoli segni dell'età che le incorniciano gli occhi.

No, non riesco a capire e sono stanca di stare sulle spine.

È passato più di un mese dall'inizio del semestre.
I corsi procedevano bene ed ero nel bel mezzo dell'organizzazione del mio programma di studio in vista degli imminenti esami quando, settimana scorsa, ho ricevuto una chiamata da mia madre nella quale mi pregava di tornare a casa al più presto così da poter discutere di alcune importanti questioni di famiglia.

Perciò eccomi qui, seduta di fronte ai miei genitori al tavolo del soggiorno con l'ansia che mi corrode le viscere.

"Potete andare dritti al punto e basta? Sto impazzendo." Dico, battendo nervosamente il piede contro l'immacolato parquet in legno.

I miei si guardano negli occhi con titubanza e noto mio padre stringere leggermente le mani di mia madre tra le sue prima di parlare.
"Tesoro, la mamma ha perso il lavoro." Sussurra sconfitto.

Il cuore mi precipita nel petto.
"Ma come è possibile? Eri fantastica in quella cucina, Bob ha sempre detto che eri la migliore dipendente che avesse mai avuto."

La mamma sospira rassegnata, tiene lo sguardo basso e le spalle curve.
"Bob aveva dei problemi economici da tempo, gli affari non andavano bene e ha deciso di fare dei tagli nel personale. Perciò, eccomi qui."

"Oh, mamma." Dico con voce intrisa di tristezza.
Mi precipito da lei per stringerla in un goffo abbraccio: so bene quanto tenesse a quel lavoro e ricordo perfettamente l'espressione appagata sul suo viso quando rincasava la sera.

"Mi dispiace davvero." Sussurro con le labbra contro i suoi capelli rossi. Rossi come i miei.

"No tesoro, dispiace a me." Ribatte lei.

"Grazie al mio stipendio avrei potuto mettere da parte abbastanza soldi per comprarti un auto, so che ne hai un gran bisogno per spostarti lì nei pressi dell'università. Era un'entrata economica importantissima, con quei soldi riuscivo a provvedere alle spese extra per il tuo sostentamento, tutto ciò che la borsa di studio non copre." Dichiara tutto d'un fiato.

"Ma mamma..." Provo a parlare, ma vengo interrotta.

"Purtroppo lo stipendio di papà non riesce a coprire tutte queste spese e sai che abbiamo anche il mutuo per la casa tra i conti da pagare." Mi informa con aria mesta.

"Grace." La squillante voce di mio padre rimbomba contro le pareti. "Sai che se potessi ti comprerei anche la luna, ma so anche bene che comprendi quanto sarà difficile per noi questo periodo.
Perciò vorremmo proporti di trovarti un lavoro...nulla di che, solo un lavoretto che non intralci con i tuoi studi e che ti consenta di guadagnare qualche soldo per mantenerti."

Tutto qui? Il motivo della loro chiamata era questo? Dio, detesto vederli così abbattuti. Curvati dal peso di responsabilità del quale, se potessi, me ne farei interamente carico io.

"Ascoltate, non voglio più vedere quegli odiosi musi lunghi. Mi darò da fare e troverò un impiego al più presto. Non dovete sentirvi mortificati per tutto questo, chiaro?"

Mi alzo dalla mia sedia e avanzo verso i miei genitori. Prendo le loro mani tra le mie e tento di rassicurarli.
"Papà, mamma, avete sacrificato ogni cosa per garantirmi un futuro dignitoso e vi sarò riconoscente a vita. Trovare un lavoro così che possa aiutarvi mi farebbe solamente piacere."

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