"Beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra,
varcando il confine del piacere, per cibarsi dei sogni." (Alda Merini)
~~~Hunter
La notte ha ormai avvolto l'intera città come una pesante e calda coperta quando faccio ritorno a casa.Casa.
Detesto chiamare questa villa, questo posto, così.
Lo detesto perché questa non è più casa per me da quando lei se n'è andata.Con un sospiro pregno di stanchezza, abbandono sulla superficie della scrivania il lucido casco rosso fuoco della mia moto.
Il colore sembra brillare, fiammeggiare sotto la tenue luce che illumina la stanza e, nell'osservarlo, la mia mente viene sfiorata dal pensiero dei folti capelli di quella odiosa Grace Dixon.
Stringo gli occhi con forza.
Mi tocca soffocare un imprecazione, ma come diamine sono finito a pensare a quella ragazza dalla lingua velenosa?Forse dovrei semplicemente scoparmela e togliermi il pensiero: è fin troppo scomodo ritrovarla sempre tra i piedi.
Estraggo con svogliatezza l'ultima, maledetta sigaretta dal pacchetto.
La porto alle labbra, pregustando l'odore del tabacco che si sprigionerà nell'aria e sto per accenderla, con la fiamma dell'accendino davanti al viso, quando sento qualcuno bussare fievolmente alla mia porta.
"Avanti." Borbotto in tono ruvido.
Agnes, l'anziana governante della villa che mi ha visto nascere e crescere sotto il suo sguardo tanto affabile quanto acuto, entra in stanza con passo malfermo, stringendo tra le mani un canovaccio consunto.
"Hunter, caro, non aspettavo il tuo ritorno." Mormora con tono grondante di affetto e si fionda sul mio viso per depositare due grandi baci, uno per ogni mia guancia.
La stringo in un breve, affettuoso abbraccio, godendomi il calore dell'unica persona che posso considerare famiglia tra queste vuote e lussuose mura.
"Ho deciso di fare un salto all'ultimo minuto. Sai che odio fare programmi." Ribatto con aria mesta osservando l'orologio a muro.
Agnes mi guarda con un'occhiata che oscilla tra preoccupazione e dispiacere.
"Tuo padre e Brooke hanno già cenato. Se avessi saputo del tuo arrivo, avrei lasciato qualcosa da parte per te e l'avrei riscaldata in forno." Mormora affranta.Le stringo il braccio paffuto per tentare di rincuorarla.
"Non devi preoccuparti, sai che non avrei comunque cenato con loro." Ribatto con una certa asprezza nella voce al solo pensiero dell'oppressione che avvertirei al petto se mi concedessi di sedere alla stessa tavola di mio padre e della sua compagna."Si certo, capisco." Ribatte Agnes, annuendo con enfasi.
"Solo...mi fa piacere che tu sia tornato a casa." Dice abbozzando un timido sorriso.
"Adesso torno a lavoro." Mi comunica con voce gentile prima di accarezzare il mio viso con fare materno."Okay." Rispondo semplicemente, socchiudendo gli occhi per crogiolarmi nel calore del suo tocco familiare.
Agnes si avvia a timidi passi verso la porta, agguanta con decisione la maniglia nel suo piccolo palmo e fa per uscire, ma si blocca di colpo.
"Ah!" Esclama portandosi una mano al petto. "Ho riempito tutti i vasi del piano inferiore con girasoli freschi, come hai chiesto tu...e come piaceva a lei."Le sorrido, tentando di curvare la bocca nel modo più convincente possibile, ma il mio è un sorriso che non mi raggiunge gli occhi e neppure il cuore e Agnes lo nota.
Se ne accorge, ma non me lo fa notare.
Se ne accorge, mi dice con gli occhi che mi comprende e sparisce dietro il pesante legno della porta.Rimasto solo, tento di soffocare ogni briciolo di fastidiosa malinconia che sembra corrodermi le viscere come veleno nell'osservare le ormai spoglie pareti della mia camera.

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𝗟𝗢𝗡𝗧𝗔𝗡𝗢 𝗗𝗔 𝗧𝗘
Romance"Hai appena dato inizio a un gioco molto interessante, sai? Peccato che tu non abbia la minima idea di quanto io sia fottutamente bravo a giocare." Rampollo di una potente e influente famiglia di Londra, proprietario del prestigioso Sunflower Hotel...